Storia di Eagle Woman, pacifista, diplomatica, educatrice, attivista e capo di una tribù Sioux

Mediatrice tra mondi diversi

Eagle Woman That All Look At (La donna aquila che tutti guardano)
30 luglio 2020

È stata l’unica donna della storia a capo di una tribù Sioux. Pacifista, diplomatica, educatrice, attivista, Eagle Woman That All Look At (La donna aquila che tutti guardano) nacque in una tenda Lakota (una delle tre “grandi tribù Sioux”) un giorno non identificato del 1820, lungo le sponde del fiume Missouri. Dal padre, un capo tribù, prese un profondo senso di necessità della pace tra popoli, dalla madre una sensibilità che la donna portava nel nome, Rosy Light of Dawn (Rosea Luce dell’Alba).

Ma Eagle Woman rimase orfana abbastanza presto, e le necessità di sussistenza le procurarono un'ulteriore praticità nell’affrontare la vita quotidiana, nonché un matrimonio con un mercante di pellicce proveniente dall'Europa. Per quanto possa apparire strano, in una nazione in cui i matrimoni interrazziali ancora oggi fanno storcere il naso a qualcuno, questi legami tra nativi e coloni europei all’epoca non erano rari. In particolare, succedeva che nelle zone dell’attuale Canada i mercanti sposassero donne indiane anche per avere una maggiore capacità di comunicazione, come si direbbe oggi, interculturale.

Sebbene crebbe nelle pianure occidentali di quello che oggi è lo stato del South Dakota, senza alcun contatto con i pionieri, poco dopo la morte dei genitori, Eagle Woman e la tribù cui apparteneva furono direttamente esposti alla presenza degli europei nelle loro terre. Rimasta orfana, all’età di diciotto anni sposò un certo Honoré Picotte, commerciante di pelli che era alla ricerca di un mercato fruttuoso per le sue merci. La coppia ebbe due figlie, Lulu e Louise. L’interesse commerciale dei pionieri si sposava, in realtà, ad una vera e propria apertura culturale verso l’altro, una pratica che contrastava, sebbene in misura molto ridotta, le attività di dominio da parte dei pionieri che stavano conquistando quelle terre. Gli stessi Lakota si erano spostati tra il 18esimo e il 19esimo secolo dalla loro collocazione storica verso le Grandi Pianure, le terre tra il Mississippi e le Montagne Rocciose, a causa della natura belligerante dei loro “vicini” irochesi.

Eagle Woman, quindi, visse in un’epoca in cui il suo popolo dovette affrontare grandi cambiamenti culturali (acquisirono sia dimestichezza col cavallo, sia con il commercio delle pellicce) e instabilità politica a causa di altre tribù e degli invasori bianchi al tempo stesso.

Nel 1805 era stato firmato il primo trattato tra i Sioux e gli americani, in particolare tra i Dakota e l’ufficiale dell’esercito a stelle e strisce Zebulon Pike. I bianchi volevano stabilire avamposti militari (contro i francesi) in terre indiane, mentre questi ultimi volevano mantenere la libertà di spostamento e di caccia. Pike negoziò 100.000 acri in Minnesota, dando inizio a una serie di trattati che, sotto l’apparenza di una regolamentazione dei rapporti tra indiani e americani, avevano l’effetto di sottrarre ai nativi terre e diritti. Eagle Woman ne era ben consapevole, e dedicò gran parte della propria vita a migliorare i rapporti tra il suo popolo e i pionieri, nonché tra le varie tribù indiane in uno scacchiere ricco di diverse culture e, conseguentemente, di attriti.

Non sono molti i dettagli della vita privata di questa donna, nota anche come Matilda, arrivati a noi. Si sa che una decina di anni dopo il matrimonio con Picotte quest’ultimo tornò dalla sua famiglia bianca — che aveva lasciato per Eagle Woman — e si stabilì a Saint Louis, al Sud, lontano dai freddi canadesi. Su Matilda si posarono gli occhi di un protegé di Picotte, Charles Galpin, che — diversamente dal precedente — la scelse come unica, e quindi ufficiale, consorte. La coppia intensificò il commercio di pellicce avanzando verso Nord, dove aumentava la necessità di questi beni, e così facendo Matilda sviluppò sempre maggiori capacità di comunicazione interculturale. Grazie a questa esperienza, la donna assurse a figura diplomatica riconosciuta sia dai nativi che dai bianchi. In nome di una convivenza pacifica, spingeva gli indiani a lavorare con i pionieri e non contro di loro, mentre lei stessa interveniva con gli ufficiali del governo americano affinché venisse mantenuto il rispetto delle tradizioni e delle convenzioni dei nativi, un concetto che all’epoca era tutt’altro che scontato.

Il suo ruolo politico si lega anche a una delle figure più note dell’epopea indiana, quella di Toro Seduto. Nel 1868, infatti, Eagle Woman si affiancò al gesuita Padre Pierre-Jean De Smet nell’opera di persuasione del capo Sitting Bull a partecipare alle delicate e epocali negoziazioni del Trattato di Fort Laramie, grazie al quale alcune terre, tra cui le Colline Nere, considerate sacre dai Sioux, furono assicurate alle popolazioni native.

Il padre gesuita fu colpito dalla spiritualità e dalla determinazione di questa donna e nel 1868 le propose di battezzarla, cosa che lei accettò, assumendo il nome di Matilda Picotte Galpin. Quando il marito morì nel 1868, Matilda prese in mano la sua attività e si contraddistinse per una insolita generosità nei confronti degli indiani della sua tribù e di tribù vicine, che dovettero affrontare grandi difficoltà economiche a causa dello spostamento territoriale imposto loro dai pionieri. Nel 1872 accompagnò una delegazione di capi Lakota a Washington e a New York per un incontro col governo americano, i cui ufficiali stavano facendo di tutto affinché gli indiani accettassero di vivere nelle riserve loro assegnate. Consapevole della condizione innaturale cui venivano assegnate le tribù indiane, Matilda tentò tuttavia di negoziare diplomaticamente le condizioni.

Per via del suo piglio commerciale, fu contattata da produttori di armi americani, ma in nome del pacifismo che l’aveva sempre contraddistinta rifiutò drasticamente guadagni esorbitanti pur di non avere a che fare con la vendita di armi.

Il suo interesse era altrove: nel 1876, con l’aiuto della figlia maggiore Louise, costituì la prima scuola cattolica indiana della regione, a Standing Rock, nella quale si dedicò costantemente all’educazione dei bambini nativi in un’ottica di rispetto delle tradizioni indiane e al tempo stesso aprendo a numerosi aspetti del cattolicesimo. Nonostante questa “ibridazione” culturale possa aver suscitato il disappunto dei sostenitori dei diritti dei nativi, la figura di Matilda Picotte Galpin è considerata un’eroina Sioux e un caposaldo della storia indiana proprio per la sua capacità di mediare tra mondi diversi e spesso in contrasto tra loro, un esempio di convivenza pacifica e rispetto reciproco.

di Alessandro Clericuzio