L’opera della Commissione Soccorsi (1939-1958) nei documenti dell’Archivio Vaticano

La carità di Pio XII come risposta al male

Presentazione di richieste di soccorso
02 luglio 2020

Il 2 marzo 2020 è stata aperta alla libera consultazione degli studiosi la documentazione archivistica attinente al pontificato di Pio XII (marzo 1939 - ottobre 1958) custodita negli archivi storici della Santa Sede. L’evento era stato già annunciato da Papa Francesco il 4 marzo 2019 durante un’udienza concessa agli officiali dell’Archivio Apostolico Vaticano ricevuti nella sala Clementina del Palazzo apostolico. Nel cospicuo materiale documentario reso oggi disponibile alle ricerche storiche dall’Archivio Apostolico, le carte della Commissione Soccorsi spiccano per la loro vasta consistenza, l’estensione cronologica compresa, la ricchezza e varietà di argomenti trattati.

Di esse, nella collana dei Collectanea Archivi Vaticani, è stato da poco pubblicato l’inventario in due voluminosi tomi (L’Archivio della Commissione Soccorsi (1939-1958). Inventario, i-ii, a cura di Francesca Di Giovanni e Giuseppina Roselli, Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano, 2019, pagine XXVII, 2132, euro 65); il terzo volume, che contiene l’Indice di nomi, è solo in formato elettronico e può essere scaricato gratuitamente dal sito dell’Archivio Vaticano.

I volumi, aperti da un’introduzione che ricostruisce la storia della Commissione dalle sue origini tracciando il processo di formazione dell’archivio, presentano nel corpo centrale un’analitica descrizione delle singole pratiche trattate dall’ufficio, e sono corredati da un prospetto numerico iniziale e da un circostanziato indice dei nomi e dei luoghi, consultabile, come indicato, online sul sito dello stesso Archivio Apostolico Vaticano.

L’ufficio comincia la sua funzione nel settembre 1939, quando iniziarono a giungere alla Santa Sede richieste di aiuto da parte della popolazione polacca, prima vittima del conflitto che in poco tempo dilagò in molti altri paesi di tutti i continenti. Subito, all’interno della seconda sezione degli Affari Ordinari della Segreteria di Stato, si riunì spontaneamente un gruppo di prelati coordinato da monsignor Giovanni Battista Montini, allora sostituto, i quali cominciarono a occuparsi delle domande e delle istanze di aiuto e soccorso presentate sia da privati che da enti ed istituzioni.

Le accresciute esigenze burocratiche determinate dal moltiplicarsi delle richieste e la necessità di regolamentare un organo coordinatore delle varie attività caritative del Papa indussero Montini, il 12 novembre 1941, a invitare ufficialmente i monsignori Paolo Giobbe, Carlo Chiarlo, Antonio Riberi e Luigi Centoz «a dare la loro opera a questa Commissione per i Soccorsi» con l’aiuto di don Mario Brini come segretario; a essi in seguito si aggiunsero i monsignori Clemente Micara, Ettore Felici, Filippo Cortesi, Gustavo Testa, Angelo Rotta, Gennaro Verolino, Egano Righi Lambertini, Lino Zanini, Giuseppe Micossi, Alfredo Zanchi, Giuseppe Caprio, Paolino Limongi, Renato Ausiello Lanteri, Giovanni Battista Scapinelli di Léguigno, Emilio Rossi, Francesco Cherubini. Accanto a questi prelati di solida preparazione e provata esperienza diplomatica lavoravano anche gli addetti e gli impiegati della Segreteria di Stato sotto la vigile e quotidiana supervisione del sostituto Montini, il quale il 21 dicembre 1949 così si complimentava: «Vedo molto lavoro e bene eseguito. Mi congratulo, e raccomando di non stancarsi!».

Dalla lettura dei documenti descritti nell’inventario emerge che la finalità essenziale di questo ufficio era la distribuzione dei “soccorsi”, ovvero di contributi in denaro ma anche di aiuti materiali in medicinali, alimenti, indumenti, libri, oggetti di uso personale destinati alle popolazioni civili colpite dalla guerra e ai reclusi nei campi di prigionia sparsi in tutto il mondo. Per fare questo la Commissione si avvaleva della cooperazione diretta o indiretta della Croce rossa, della Pontificia Commissione assistenza, dell’Ente per la distribuzione dei soccorsi in Italia, dell’Opera nazionale assistenza religiosa e morale agli operai, dell’Opera San Raffaele dei padri Pallottini, delle varie Caritas nazionali e di molteplici associazioni e comitati internazionali. I principali interlocutori della Commissione Soccorsi erano comunque i nunzi, i delegati apostolici e i vescovi, i quali svolgevano anche il ruolo di esecutori materiali dell’opera benefica dell’ufficio. Di essi si possono leggere rapporti diplomatici, relazioni sui campi di prigionia, dettagliati promemoria sulle condizioni politiche, religiose, sanitarie delle città, soprattutto italiane distrutte dai bombardamenti.

Interessanti sono pure le carte relative alle cronache di guerra con resoconti di violenze e saccheggi subiti dalle popolazioni civili, quelle riguardanti le trattative con i comandi militari di entrambi gli schieramenti per la dichiarazione di “città aperte” o “città ospedaliere” e per la salvaguardia di località, opere d’arte e insigni monumenti minacciati dai combattimenti.

Un aspetto che si evince dalla lettura dei volumi è l’assistenza offerta dalla Commissione ai profughi e ai rifugiati in Italia in generale, e in particolare agli studenti e ai seminaristi. Essa, inoltre, riceveva molte richieste di aiuto per espatriare verso paesi neutrali quali la Spagna, il Portogallo e l’America Latina, e coadiuvata dalla nunziatura in Svizzera metteva a disposizione ingenti somme di denaro per far ottenere visti di transito e assistere gli esuli. Molte pratiche raccontano l’opera di mediazione svolta dalla Commissione Soccorsi tra le popolazioni emigrate e i loro connazionali rimasti nei paesi colpiti dal conflitto. Numerosa documentazione è dedicata ai problemi del dopoguerra, come l’assistenza alle grandi masse di sfollati, il rispetto delle vittime e dei cimiteri di guerra, la derequisizione di istituti, case, strutture religiose e laiche, la trasformazione delle funzioni della Pontificia Commissione assistenza, l’appello in favore dell’infanzia abbandonata, la distribuzione di medicinali, l’erogazione di sussidi per la costruzione di orfanotrofi, asili nido, villaggi del fanciullo, abitazioni per i senzatetto, l’allestimento dei refettori del Papa, l’organizzazione di colonie estive e l’assegnazione di fondi per costruire nuove chiese e oratori, la concessione di libri ai seminari, carceri e ospedali, e l’assegnazione di messe, stoffe e talari al clero italiano bisognoso. Ogni intervento di soccorso era ispirato e alimentato dalla profonda e nel contempo riservata generosità di Papa Pacelli ed era elargito a tutti senza differenze di religione, stato sociale e provenienza geografica.

L’inventario descrive l’archivio suddiviso in sei sezioni originarie classificate in Italiani, Stranieri, Razza, Varia, 1949, 1950, per un totale di 586 unità archivistiche che contengono la documentazione sistemata in fascicoli.

Certamente questi volumi dei Collectanea Archivi Vaticani offrono alla comunità scientifica numerosi e diversi spunti di indagine storica per la possibilità di approfondire e spiegare aspetti ancora poco o parzialmente conosciuti di quei difficili anni e testimoniano l’importanza della tutela e conservazione del patrimonio documentario per garantire la salvaguardia della verità storica. Così si esprimeva lo stesso Montini in un appunto, lucido e lungimirante, del 20 gennaio 1945 al suo collaboratore Brini: «Mi pare sempre che tocchi a noi promuovere una raccolta della documentazione spirituale della guerra. Chi vi pensa? Domani una letteratura ansiosa e arbitraria darà al grande dramma ogni più strana e losca interpretazione; le pagine vere, buone, pie, salutari, monitrici, di questa storia saranno ignorate, perché disperse… noi che sappiamo esser la storia una vicenda provvidenziale, che cosa facciamo per raccogliere i più genuini frammenti del suo significato spirituale? E non sarebbe bello che proprio vicino al grande Pastore delle anime queste testimonianze avessero paziente ed accurato rifugio? Non riusciremo a fare tutto, e forse nemmeno molto; ma qualche cosa, perché no?».