Il segretario generale dell’Onu auspica un approccio globale e attenzione ai Paesi più poveri

Idee audaci per superare la crisi

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03 luglio 2020

«Servono idee audaci per far rinascere l’economia mondiale messa in crisi dalla pandemia e per rispettare gli impegni di sviluppo durevole dell’agenda 2030». È con un richiamo al coraggio delle idee che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato un appello alla cooperazione globale per rilanciare l’economia mondiale dopo la pandemia. «Se non agiremo immediatamente rischiamo di trovarci di fronte ad anni di depressione economica».

La pandemia — ha ricordato Guterres in un intervento alle Nazioni Unite — «non solo minaccia di portare alla sospensione del programma di sviluppo durevole dell’Onu, ma anche di cancellare i progressi già realizzati». Guterres ha poi sottolineato come i Paesi in via di sviluppo hanno messo in atto dei piani di salvataggio per le loro economie impiegando risorse proprie. «Il problema che ora si pone — ha aggiunto — è di assicurare anche ai Paesi in via di sviluppo le risorse necessarie per rafforzare i piani di salvataggio delle loro economie». Per questo «servono soluzioni concrete, radicali e realizzabili; stiamo vivendo una crisi umanitaria che è diventata una crisi di sviluppo e di finanziamenti. Se i Paesi non hanno i mezzi finanziari per contrastare la pandemia e investire nella ripresa ci dovremo preparare ad una catastrofe sanitaria e ad una ripresa mondiale dolorosamente lenta». Dunque, secondo Guterres: «È imperativo risolvere i problemi del debito dei Paesi in via di sviluppo e di molti Paesi a medio reddito che hanno perso la capacità di accedere ai mercati finanziari. Dobbiamo anche iniziare a pensare a soluzioni di debito sostenibili che creino spazio fiscale per gli investimenti nella ripresa e negli obiettivi di sviluppo sostenibile».

Secondo il capo del palazzo di vetro, «l’incertezza e le politiche protezionistiche potrebbero portare a un prolungato periodo di bassi finanziamenti esterni». Inoltre, mentre la pandemia interrompe le catene di approvvigionamento e il commercio, «vi è il rischio che alcuni settori manifatturieri tornino nei Paesi sviluppati, riducendo ulteriormente le risorse dei Paesi in via di sviluppo e ponendo questioni fondamentali sulla loro integrazione nell’economia globale».

Pochi giorni fa il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha adottato all’unanimità una risoluzione che chiede la sospensione dei conflitti per facilitare la lotta contro la pandemia di coronavirus, dopo oltre tre mesi di complessi negoziati.

Sul tema della ripresa del dopo pandemia è intervenuto anche l’arcivescovo Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra. «Il virus covid-19 pone sfide senza precedenti ai governi dei Paesi sviluppati» si legge in una dichiarazione. «La crisi economica causata dalla pandemia è unica in quanto combina un profondo shock dell’offerta, derivante da blocchi di ampia portata e prolungati di intere economie, con conseguenti shock della domanda, derivanti da un crollo dei piani di investimento aziendale, facendo aumentare rapidamente la disoccupazione così come profonde incertezze e fragilità sui mercati finanziari». La dichiarazione chiede dunque un sostegno alle economie più deboli secondo un approccio più integrato e globale.