Nella lettera al G20 la preoccupazione di organizzazioni cristiane

Costruire nuovi modelli di sviluppo

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16 luglio 2020

L’emergenza sanitaria in corso ha portato e sta portando in tutto il pianeta lutti e sofferenze indicibili. Tuttavia può anche rappresentare un’occasione forse unica per ripensare in profondità i modelli di sviluppo. È quanto, in sintesi, sostengono quattro importanti organizzazioni — World Council of Churches (Wcc), Comunione mondiale delle Chiese riformate (World Communion of Reformed Churches, Wcrc), Federazione luterana mondiale e Consiglio per la missione mondiale (Council for World Mission, Cwm) — in rappresentanza di oltre 500 milioni di cristiani nel mondo. In una lettera aperta indirizzata nei giorni scorsi ai leader del g20 si esprime infatti «profonda preoccupazione» per come la pandemia da covid-19 e la relativa crisi economica e sanitaria abbiano continuato a distruggere vite e mezzi di sussistenza in vari Paesi del mondo.

I firmatari del documento ricordano come l’emergenza sanitaria «ad oggi ha provocato oltre mezzo milione di morti, disoccupazione di massa, aumento dei debiti, povertà e disuguaglianza in quasi tutte le aree i del mondo».

«Questo momento — scrivono — ci offre la possibilità senza precedenti di ricostruire tutti insieme un sistema differente che alimenti la salute, il benessere e la resilienza delle comunità e del pianeta per le generazioni future. Le misure e le politiche post covid devono andare di pari passo con un’azione urgente e ambiziosa per affrontare la crisi climatica».

Nella lettera gli organismi cristiani sottolineano che le persone non vogliono tornare semplicemente alla «vecchia normalità. Affinché siano attuati cambiamenti realistici e sostenibili, i dibattiti, gli incontri e le riunioni «devono svolgersi anche sotto l’egida delle Nazioni Unite, dove vi è un’ampia partecipazione dei Paesi e della società civile».

I rappresentanti religiosi sono fermamente convinti che sia giunto il momento di «stanziare adeguate risorse finanziarie per garantire la salute pubblica e per la protezione sociale di centinaia di milioni di persone — si legge ancora nel testo — i cui mezzi di sostentamento sono stati decimati a causa della pandemia e delle relative misure di contenimento», messe in atto dai diversi governi.

Alla luce di quanto sottolineato nella lettera, gli organismi ecumenici chiedono ai partecipanti al prossimo vertice del g20, che si terrà dal 21 al 22 novembre prossimo a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, di poter «condividere, a nome delle Chiese, alcune proposte da prendere in considerazione» anche in occasione delle prossime riunioni dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali.

I firmatari chiedono interventi urgenti nel breve periodo, «ciò significa: test a tappeto, fornitura di dispositivi di protezione, assicurazione sanitaria, vaccinazioni accessibile e convenienti, sussidi al reddito di base, assistenza per la disoccupazione e sostegno alle piccole imprese». Bisogna «annullare i debiti esterni dei Paesi a basso e medio reddito (deleteri anche prima dell’arrivo del coronavirus) — sollecitano gli organismi religiosi — per liberare risorse affinché i governi possano così rispondere efficacemente alla pandemia».

Secondo i firmatari, serve inoltre «costruire la resilienza e il sostentamento delle persone e delle comunità» e «attuare una riforma fiscale globale per finanziare la ripresa». Tutto ciò comprenderebbe: l’attuazione di una tassa progressiva sul patrimonio, imposte sulle transazioni finanziarie sia a livello nazionale che globale; nonchè la reintroduzione di plusvalenze e di tasse di successione; misure per frenare l’evasione e l’elusione fiscale; e piani preventivi per debellare la tratta e la schiavitù e interventi economici per far fronte a debiti sociali e disastri ecologici. Inoltre, gli organismi religiosi chiedono che venga applicata una tassa covid-19 sui “super ricchi”, sugli investimenti azionari, sui fondi speculativi, nonchè sulle multinazionali e le società digitali che praticano l’e-commerce che stanno raccogliendo rendimenti ancora maggiori dall'attuale crisi. I firmatari chiedono anche di inserire nel piano di recupero covid-19 a medio e lungo termine la salvaguardia dei beni pubblici e dei beni comuni ecologici. E di privilegiare quelle aree del mondo dove mancano l’istruzione, l’acqua e i servizi igienico-sanitari, le energie rinnovabili.

«Le nostre organizzazioni — conclude la lettera — rappresentano oltre 500 milioni di cristiani in tutto il mondo. Auspichiamo che prendiate in seria in considerazione le nostre proposte nelle vostre deliberazioni durante il g20». Tra i firmatari del documento: Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Wcc; Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale; Chris Ferguson della Comunione mondiale delle chiese riformate e Collin Cowan, segretario generale del Council for World Mission.