Il cardinale Becciu per la professione religiosa di trenta suore

Contemplazione e azione

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29 luglio 2020

Saper “stare ai piedi di Gesù” per contemplarlo nella preghiera e dedicarsi con gioia «ai fratelli, specialmente quelli più disagiati», con un impegno totale, «prendendosi cura di loro con le mani di Marta e amandoli con il cuore di Maria»: è questo il mandato affidato dal cardinale Angelo Becciu alle trenta giovani donne che la mattina di mercoledì 29 luglio, nella chiesa di Sant’Eugenio a Roma, hanno professato i voti perpetui di consacrazione nella congregazione di Marta y María.

All’omelia il prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha tracciato per le religiose un «programma di vita» di adesione al Signore «con amore incondizionato e totale». Un programma modellato sulle figure delle due donne del Vangelo, sorelle di Lazzaro e amiche di Gesù, punto di riferimento dell’istituto femminile nella quale le nuove sorelle hanno scelto di vivere la vocazione.

Un carisma, il loro — ha ricordato il porporato — che abbraccia le «due dimensioni del servizio: la contemplazione e l’azione». La congregazione, infatti, fu fondata nel 1979 dal vescovo Miguel Angel García Aráuz e da madre Angela Eugenia Silva Sánchez, a Jalapa, in Guatemala, proprio con l’intento di sostenere la missione diocesana e di spendersi nell’attenzione e nell’aiuto degli ultimi in una terra fortemente segnata dalla povertà e dal disagio sociale. Le prime sei sorelle che, tra mille difficoltà, intrapresero questa avventura umana e spirituale, ebbero fin dall’inizio l’obbiettivo di «amare Gesù presente nella Chiesa, presente nell’Eucaristia e soprattutto in coloro che soffrono, fisicamente, moralmente o spiritualmente». E di “ultimi” per cui spendersi, di volti nei quali riconoscere il volto di Gesù, in Guatemala non ne sono mai mancati. Il devastante terremoto che solo tre anni prima aveva colpito il paese, lasciò una scia di distruzione, desolazione e miseria. E su queste rovine si innescava anche facilmente la diffusione delle sétte. Una splendida e martoriata terra di missione, dove la cura spirituale era affidata a soli sette sacerdoti costretti a provvedere a un’area di oltre settemila chilometri quadrati.

Da quel piccolo nucleo, la congregazione si è diffusa in diciannove paesi oltre al Guatemala: circa settecento religiose operano infatti anche in Venezuela, Argentina, Cuba, Honduras, Costa Rica, Panamá, Uruguay, Ecuador, Perú, Cile, Colombia, Canada, Etiopia, Mozambico, Spagna, Italia, Francia, Olanda e Lituania. Contribuiscono alla missione pastorale delle varie diocesi impegnandosi, in particolare, nell’assistenza ad anziani, donne con disabilità psichiche e bambini abbandonati. E a questa eredità spirituale si sono unite le trenta nuove sorelle. Il cardinale Becciu le ha ringraziate per la loro «scelta forte e, per certi versi, controcorrente», per il loro «“sì” per sempre», per la loro promessa «di vivere caste, obbedienti e povere».

Commentando le letture, il porporato ha approfondito le figure evangeliche di Marta e Maria e il loro incarnare le dimensioni della contemplazione e dell’azione. Dal Vangelo di Luca (10, 38-42) a esse dedicato, il prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha tratto l’insegnamento di come, da una parte, sia necessario «ritagliare nella nostra esistenza delle soste di ascolto, di stupore e di contemplazione di Dio, affinché ogni gioia, ogni difficoltà possa trovare la sua giusta collocazione». D’altra parte, è proprio da questa esperienza che nascono «la chiamata e il desiderio di accogliere ogni fratello, specialmente il più debole e bisognoso, sapendo di accogliere Dio stesso», ha fatto notare. E «alla fine della nostra vita terrena», ha aggiunto, Dio «leggerà la nostra vita dentro questa apertura al prossimo. Non per le grandi cose che abbiamo realizzato, ma per i gesti semplici, quotidiani di cui possiamo cogliere nella giornata tante occasioni». E, ha spiegato, le parole di Gesù di fronte all’attivismo di Marta — «tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno» — non intendono «condannare l’atteggiamento del servizio, ma piuttosto l’affanno con cui a volte lo si vive».

Ecco allora che, sull’esempio di «contemplazione e azione» di Maria e Marta, il porporato ha ricordato alle trenta religiose: «La Chiesa ha bisogno della vostra presenza, ha bisogno di una vita consacrata che si esprima nella costante ricerca di Dio mediante l’ascolto della sua Parola, nella preghiera liturgica e personale. E ha bisogno — ha concluso — anche di religiose che affrontino con coraggio e creatività le sfide del tempo».