Punti di resistenza

Cent’anni di (non) solitudine

Dorothy Watson
25 luglio 2020

La fornaia Dorothy Watson ha deciso di andare in pensione


A volte, anzi spesso è più difficile smettere che cominciare. Soprattutto quando il lavoro che si svolge piace. E tanto. Si deve avere la forza di non guardare indietro (Orfeo ne sa qualcosa!) perché se il cammino percorso è stato costellato di soddisfazioni e di riconoscimenti, la scelta di fermarsi non può che risultare ancora più ardua.

E di forza dunque ne ha avuta Dorothy Watson che per sessantasette anni ha gestito il forno e il panificio ad esso connesso nel villaggio di Guiting Power, nel Gloucestershire, nel Regno Unito. Ha appena compiuto cent’anni e nel fare un bilancio è giunta alla conclusione che è arrivato il momento di lasciare l’attività e di «andare in pensione».

Nel villaggio — riferisce «The Guardian» — Dorothy è divenuta nel tempo una vera e propria istituzione. In particolare ha finito per rappresentare per i giovani (di più di una generazione) un fulgido esempio di professionalità, rettitudine e onestà. Il suo lavoro l’ha condotto sempre con stile esemplare, nel segno dell’umiltà e dell’efficienza.

«Gran parte della mia vita l’ho passata a fare il pane e a venderlo» dice, sottolineando che la frequentazione quotidiana ha trasformato i clienti in amici. «Non mi sono mai sentita sola — afferma con viva gioia —. Molti anziani, purtroppo, soffrono di solitudine. Io ho avuto invece la fortuna di stare sempre tra la gente e con la gente, e questo dono ho cercato sempre di valorizzarlo continuando con amore la mia attività, finché le forze mi hanno sostenuto». Varcata la soglia dei cent’anni, afferma, ho capito che è più prudente «fermarsi», nella bella consapevolezza di «aver dato tutto quello che potevo dare per la soddisfazione della mia clientela».

Per lunghi anni si è alzata sempre all’alba: «alle cinque» tiene a precisare. Anche molti residenti del villaggio si alzano presto per andare al lavoro: quando arrivano al negozio il pane deve essere pronto. Mai un giorno è venuta meno a questo solenne impegno, a questa tacita promessa stipulata con i clienti.

E pensare che Dorothy, quando era giovane, non aveva alcuna intenzione di gestire una panetteria. «È stato mio marito — ricorda — ad avere questa idea. Da principio ero scettica. Temevo che fosse un lavoro che alla lunga non potesse garantire una serena stabilità. Poi ho cominciato a prenderci gusto. Certo non avrei mai pensato che a 99 anni stessi ancora dietro al bancone a lavorare».

La mente va a quel 1953, quando ebbe inizio l’attività, e al locale dove fu installato il forno: era fatiscente al punto che il tetto era puntellato da sostegni di fortuna. All’inizio era Dorothy che andava a distribuire il pane ai residenti del villaggio. Alcuni di essi non avevano nemmeno un penny per pagare. Nessun problema, avrebbero saldato il debito in futuro. «L’importante — sottolinea — era creare un’atmosfera familiare riscaldata dalla fiducia».

Dorothy perse il marito quando aveva 49 anni. Si trovò dunque a gestire da sola il forno che, nel frattempo, era stato adeguatamente ristrutturato. Seguirono tempi difficili ma Dorothy non si perse d’animo e vinse la sfida, garantendo al panificio sempre la massima efficienza. Ora che ha deciso di andare in pensione, il forno passerà di proprietà. Adesso, a casa, chi penserà al pane? «Mio figlio mi ha promesso che provvederà lui e che non lo farà mai mancare sulla mia tavola», dichiara Dorothy, aggiungendo che se non fosse buono, non ci sarebbe problema, perché saprebbe dargli dei consigli per migliorarlo.

Certamente a Dorothy l’esperienza, in merito, non manca.

di Gabriele Nicolò