L'avventura della fede

Alla scoperta della Mongolia

L’itinerario del lungo viaggio verso la Mongolia
18 luglio 2020

L’epica impresa del francescano Giovanni da Pian del Carpine


Misteriosa. Tutta la vita di Giovanni da Pian del Carpine, a quasi mille anni dalla sua morte, rimane un mistero. La sua figura umana, avvolta dalle nebbie del tempo ha però lasciato il segno nella storia grazie all’avventuroso viaggio che nel 1245 lo portò fino alla Mongolia, al cospetto del Gran Khan Guyuk, trenta anni prima del percorso intrapreso dai veneziani Niccolò, Matteo e Marco Polo.

Secondo varie fonti, Iohannes de Plano Carpini nacque sul finire del XII secolo, per lo scrittore Jules Verne probabilmente nel 1182. Giovanni venne alla luce nel borgo di Pian del Carpine, località a circa venti chilometri da Perugia, ai piedi della collina dove attualmente si trova la cittadina di Magione. In assenza di un nome gentilizio, con molta probabilità abitava nel contado, lontano dalla villa e quasi nulla traspare della sua infanzia. Un bambino nato in una umile famiglia delle colline umbre, le cui giornate trascorrevano portando le greggi al pascolo e il cui destino sarebbe comunque rimasto legato al ristretto mondo agricolo dell’Italia feudale. Un ragazzo dotato però di una mente non comune e che riuscì bene negli studi. Nel 1214 o 1215 scelse di entrare, nell’Ordine dei Minori conventuali, affascinato dalla figura di san Francesco.

La sua grande capacità di apprendimento lo portò in breve tempo ai vertici del mondo ecclesiastico del XIII secolo. Secondo quanto riportato nella Chronica di Giordano da Giano, padre Giovanni era un letterato dotato di notevole eloquenza che sapeva predicare sia in latino che in lombardico. Tale conoscenza probabilmente nasceva dal contatto con i Cavalieri Gerosolimitani ospitati nell’ospedale San Giovanni (Castello dei Cavalieri di Malta) di Magione. La preparazione culturale di fra Giovanni da Pian del Carpine venne comunque molto apprezzata da una Chiesa che stava assimilando le novità portate dal francescanesimo e valse al giovane religioso numerosi incarichi. Nel 1221 venne scelto dal beato Cesario di Spira per l’evangelizzazione di Trento, Spira, Worms e Colonia. Del gruppo di 25 francescani facevano parte anche Tommaso da Celano, Giordano da Giano e i buoni risultati fruttarono a fra Giovanni l’elezione a custode di Sassonia (1223) e la nomina a ministro provinciale della Germania (1228). Fu proprio la sua energia organizzativa a permettere la nascita di numerosi conventi francescani in questa zona dell’Europa. Nel 1230 il francescano umbro venne inviato in Spagna per poi essere di nuovo richiamato in Germania fino al 1239 con la carica di ministro provinciale della Sassonia. Nella sua nuova veste, fra Giovanni riuscì a portare l’ordine francescano anche in Ungheria, Boemia, Dacia e Norvegia. Fondò inoltre il convento di Metz e quello di San Francesco a Praga.

Le nebbie della storia avvolgono la vita del francescano fino al 1245, ma in quegli anni l’Europa vide crescere forte il timore di una invasione mongola. Le orde degli eredi di Gengis Khan erano infatti arrivate nel 1241 in Polonia e avevano espugnato Cracovia e Breslavia. L’anno seguente avevano sconfitto un esercito a Liegnitz e saccheggiato Spalato e Cattaro. Di fronte a tale impeto predatorio, Papa Innocenzo iv tentò la carta diplomatica e scelse fra Giovanni per affidargli un’ambasceria tra i mongoli. Il francescano partì da Lione nel 1245 e avendo una età superiore ai sessanta anni affrontò un viaggio durissimo, irto di difficoltà. Partito nell’aprile 1245 alla volta della Boemia e della Polonia, il frate viaggiò con Ceslao Boemo. Dopo essere stato accolto a Breslavia da Boleslao ii Rogatka, detto il Calvo, il francescano inglobò nel suo gruppo fra Benedetto Polacco, in qualità di interprete e C. de Bridia (ma la sua partecipazione e la sua precisa identità non sono certe). Il sovrano del principato di Galizia-Volinia fornì loro preziosi consigli sulla sicurezza del percorso e sui doni da portare in offerta a tutti i vari comandanti tartari che avrebbero incontrato strada facendo.

Gli inviati del Papa, arrivarono a Kiev, dopo essere sopravvissuti a gravi malattie, e acquistarono resistenti cavalli tartari abituati a sopravvivere a temperature molto fredde. Lasciarono Kiev il 3 febbraio 1246 e si diressero verso Canew e nell’accampamento di Corrensa incontrarono il nipote di Batu Khan, prendendo contatto con il primo comandante mongolo.

La spedizione, sotto la scorta di alcuni tartari, attraversò tutto il paese dei Cumani e varcò i fiumi Nipro, Don e Volga. I missionari pensarono che tutti e tre i fiumi sfociassero nel Mare di Grecia detto anche Mare Magno ed erroneamente considerarono Mar Nero e Mar Caspio come un unico bacino.

Quattro giorni dopo, l’8 aprile 1246, Batu Khan avviò i missionari lungo la loro strada verso il cuore dell’impero, trattenendo come ostaggi alcuni dei viaggiatori, probabilmente Ceslao Boemo e il misterioso C. de Bridia, fino al ritorno di fra Giovanni e fra Benedetto.

Giovanni e Benedetto intrapresero un tragitto assai faticoso, percorrendo la Comania, le terre deserte dei Cangitti, la Corasmia musulmana e le terre dei Kitai Neri. Lungo il viaggio i missionari furono accolti come ospiti nel campo di una delle mogli dell’imperatore, per finalmente entrare nel paese montuoso dei Naimani.

In tre mesi e mezzo di rapidissimo viaggio a cavallo attraverso un paese disseminato di ossa, rovine di castelli, percorsa la steppa dei Chirghisi e varcati i fiumi Sir Daria e Ili, e attraversata la Zungraria ancora coperta di nevi, i missionari arrivarono il 22 luglio alla residenza del Gran Khan Guyuk, non lontano dalla città di Caracorum che sorgeva sulle pendici settentrionali dei monti Changai, a sudovest dell’attuale città di Urga.

Fra Giovanni giunse alla corte di Guyuk Khan, proprio nel momento in cui era in corso l’adunanza di principi e generali tartari per eleggere il nuovo imperatore. I missionari dovettero quindi aspettare di essere ricevuti finché il nipote di Gengis Khan, Guyuk, incoronato il 21 agosto 1246, potesse accoglierli formalmente come il Gran Khan dell’impero dei Mongoli.

I frati si fermarono presso i Mongoli fino al 13 settembre 1246 quando ripresero la via del ritorno portando con loro le missive del Gran Khan Guyuk a Innocenzo iv. L’erede di Gengis Khan replicò in termini duri e con tono altezzoso all’invito di pace di Papa Innocenzo iv, rendendo di fatto inutile il grande sforzo del missionario umbro, che ripartì alla volta di Lione, attraversando nuovamente le terre polacche, boeme e tedesche. Gli ambasciatori si presentarono a cospetto del Papa il 18 novembre 1247, dopo oltre due anni e mezzo di un viaggio faticoso e complesso.

La missione non si rivelò tuttavia inutile. Giovanni di Pian del Carpine, durante il viaggio redasse infatti la prima delle tre relazioni della spedizione (le altre due furono redatte da Benedetto Polacco e da C. de Bridia), conosciuta da tutti come Historia Mongalorum. L’opera può essere considerata la più antica descrizione storico-geografica dell’Asia Centrale, ed è ricca di notizie relative alle tecniche di guerra, ai nomi delle armi, e di indicazioni sulla religione animistica di quei popoli. L’Historia Mongalorum costituisce ancora ai nostri giorni uno dei principali punti di riferimento per la storia del popolo mongolo nel secolo XIII, quando sotto la guida di Gengis Khan e dei suoi successori si ebbe la fondazione di un impero che andava dalle regioni russe più occidentali fino a comprendere la Cina, dalla Persia fino alle regioni più settentrionali dell’Asia.

Nel 1248 fra Giovanni di Pian del Carpine venne inviato presso il re di Francia, Luigi ix, quale ambasciatore di Innocenzo iv e, nello stesso anno, fu nominato arcivescovo di Antivari, nel Montenegro, con l’incarico di porre fine alle lotte interne che dilaniavano quest’area. Giovanni fu coinvolto in una lunga vertenza con il vescovo di Ragusa (Dubrovnik) che avanzava pretese sulla regione montenegrina, terminata soltanto all’inizio dell’estate del 1252. A distanza di neanche un mese dalla conclusione della controversia, il 1° agosto, Giovanni moriva probabilmente nella stessa Antivari. Entrando nelle pagine della storia come uno dei primissimi occidentali a giungere in Asia.

di Generoso D’Agnese