Ricordo di Francis Rapp, storico della Chiesa e del cristianesimo medievali

Una pastorale della storia

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27 giugno 2020

Lo scorso 29 marzo si è spento ad Angers Francis Rapp, storico della Chiesa e del cristianesimo medievali, già professore di storia medievale all’Università di Strasburgo fino al 1991 e membro della prestigiosa Académie des inscriptions et Belles-Lettres dal 1994. La notizia della sua scomparsa, vittima del covid-19, ha raggiungo alcune generazioni di storici che hanno beneficiato della lettura di L’Eglise et la vie religieuse en Occident à la fin du Moyen Âge (Paris, 1971), magistrale sintesi premiata con diverse edizioni.

Le origini alsaziane e l’aver attraversato il XX secolo proprio in quel territorio dai marcati confini culturali, linguistici e religiosi gli hanno consentito di sentirsi figlio di questa Europa e storico libero, pronto a cogliere tutte le vibrazioni del passato.

Nato a Strasburgo il 27 giugno 1926 da una famiglia cattolica, cresciuto alla scuola dello scoutismo, aveva conosciuto la prova terribile dell’annessione nazista. Nel 1944, riuscendo a sottrarsi all’arruolamento forzato, scoprì la sua vocazione di storico, che suggellò nel 1949 con uno studio sulle fortificazioni alsaziane presso l’ateneo strasburghese. Superati i concorsi nazionali (Capes e poi agrégation del 1952), divenne assistente di storia moderna e contemporanea a Strasburgo, poi incaricato di storia medievale a Nancy dal 1961 fino al suo rientro definitivo a Strasburgo nel 1966. Qui, nel 1974, successe a Philippe Dollinger sulla cattedra di storia medievale, orientandosi verso la storia della Chiesa, a cui aveva già dedicato la monografia del 1973, Réformes et réformation à Strasbourg. Église et société (1450-1525). In essa seppe mettere in luce gli sforzi infruttuosi che la Chiesa perseguì per riformare le sue pratiche e le sue istituzioni tra il XV e il XVI secolo, spronata dalle attese sempre più pressanti dei fedeli, in un periodo essenziale per la comprensione dei movimenti riformatori.

Anche le sue pubblicazioni successive furono centrate sulla cristianità medievale in area germanica e alsaziana: la trilogia in lingua francese Les origines médiévales de l’Allemagne moderne. De Charles iv à Charles Quint (1346-1519) (Aubier, 1989), Le Saint Empire romain germanique. D’Otton le Grand à Charles Quint (Tallandier, 2001), e Maximilien d’Autriche (Tallandier, 2007), venne completata dalla sintesi sulla Chiesa in tempo di crisi Christentum iv: Zwischen Mittelalter und Neuzeit (1378-1552) (Kohlhammer, 2006), composta in tedesco. Rivolgendosi anche a un pubblico più ampio di lettori, queste opere hanno il pregio di fondarsi su una robusta conoscenza delle fonti e della storiografia, resi da una scrittura limpida e lineare.

Brillante ricercatore e appassionato docente (ha insegnato storia del cristianesimo nella facoltà di teologia protestante di Strasburgo e nello Studium domenicano Notre-Dame de la Vie a Saint-Didier dal 1990 al 2000), riconosciuto sia per la sua autorità scientifica che per la sua personalità calorosa, Rapp ha segnato profondamente l’ambito dei medievisti pur non esitando a superare i limiti cronologici. Ha guidato diverse imprese collettive, come l’importante Histoire de Strasbourg in quattro tomi, insieme a Georges Livet (Dna-Istra, 1981-1982), un’opera che resta tutt’ora insuperata. Fra i suoi lavori, apparsi in riviste prestigiose come in pubblicazioni locali, spiccano quelli sulla mistica renana (Meister Eckhart in primis), le insurrezioni contadine o la Grande guerra.

Francis Rapp si è impegnato fin nei suoi ultimi mesi a esercitare ciò che Marc Bloch, indimenticato maestro strasburghese, chiamava il “servizio alla città”: raggiungere con la conoscenza storica il maggior numero di persone, attraverso conferenze e partecipando attivamente nelle associazioni culturali. Con questa sua “pastorale della storia”, insieme alla passione per gli argomenti trattati e allo spiccato tratto pedagogico, Francis Rapp ha suscitato molte vocazioni nei suoi studenti e nei suoi uditori, come io stessa posso testimoniare quando, fra i primissimi studenti Erasmus, lo incontrai nel Palais universitaire di Strasburgo alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. La calorosa accoglienza, la capacità di ascolto e la pronta disponibilità a intrecciare un dialogo scientifico (i temi alsaziani erano i suoi preferiti), unite al garbo e al rigore intellettuale, m’incoraggiarono a proseguire sulla strada della ricerca storica, che mi ha condotto fino alla docenza nell’Alma Mater di Bologna.

Nel corso di tutta la sua esistenza, Francis Rapp si è votato alla missione di comprendere e di far comprendere il nostro passato, riconducendo la storia sul terreno dell’inchiesta, e interpretando la funzione dello storico come vicina a quella dell’avvocato (il mestiere del padre) e non del giudice.

L’università ha guadagnato in lui un maestro e l’Alsazia un mediatore fedele e appassionato. Ma ripensando alle figure di Francesco d’Assisi e del predicatore Jen Geiler de Kaysersberg, nelle quali Francis Rapp si riconosceva, è possibile scorgervi dei tratti comuni: del primo conservava la fede dei Fioretti, mentre del secondo l’umiltà e il gusto della pace; di entrambi, la potenza delle immagini e delle parole, il senso dell’impegno e anche della provocazione dell’umanità.

La perdita dell’amata moglie, Marie-Rose nel 2018 l’aveva colpito profondamente. Con lei aveva saputo offrire una sentita, quanto discreta testimonianza di amore per la famiglia (composta da tre figli e altrettanti nipoti), di fede schietta e di amore per la Chiesa.

di Simona Negruzzo