A colloquio con il ministro generale dei Trinitari a cento anni dalla beatificazione di Anna Maria Taigi

Una mistica al servizio dei poveri

La beata Anna Maria Taigi raffigurata in una vetrata della chiesa romana di San Tommaso in Formis
08 giugno 2020

Chi entra nella basilica romana di San Crisogono, non può che rimanere subito colpito da quel suo ricco soffitto a cassettoni in stile barocco che ospita addirittura la copia di un dipinto del Guercino, La gloria di san Crisogono. Come non passa certo inosservato lo splendido pavimento cosmatesco del 1100 circa. Ma, in questa basilica nel cuore di Trastevere — noto e caratteristico quartiere romano — c’è un “tesoro nascosto” che rende importante e sacro il luogo: la cappella dove riposa il corpo di Anna Maria Taigi, laica trinitaria e mistica del 1800, beatificata da Benedetto XV cento anni fa, il 30 maggio 1920.

Anna Maria Taigi, nasce a Siena, il 29 maggio 1769, ma la famiglia si trasferisce a Roma poco dopo. Si sposa con Domenico Taigi, nel 1789. Semplice madre di famiglia e domestica della famiglia Chigi, riceve «singolari doni soprannaturali di sapienza, discernimento spirituale e di profezia, soprattutto sui gravi problemi religiosi e politici del tempo», così scrive l’abate francese Jean-Baptiste Chautard (1858-1935) nel suo L’anima di ogni apostolato (1907). Per questi doni soprannaturali, ricorsero a lei, vescovi, cardinali, Papi e uomini di Stato per ricevere consigli. Anche Maria Luisa di Borbone di Spagna, affetta da crisi epilettiche, si rivolse a lei, e fu esaudita: le crisi scomparvero. Ma la Taigi, nella sua vita, ha sperimentato un altro particolare dono: quello della profezia. Si narra che una sera, all’inizio dell’anno 1791, nel primo periodo della sua esperienza mistica, mentre si trovava da sola nella sua camera, vide risplendere davanti a sé una grande luce, come un sole, appena velato da sottili nuvole. Una voce le disse: «È uno specchio, quello che ti mostro, che serve per farti comprendere il bene e il male». La Taigi precisò che «nel disco, c’era una figura seduta, di un’infinita dignità e maestà, la cui testa era rivolta verso il cielo, come nell’immobilità dell’estasi; dalla sua fronte uscivano due raggi luminosi verticali». Questa figura era il simbolo della saggezza. Nel sole, vide anche l’immagine di una corona di spine e di una croce: era l’incarnazione di Cristo. In sé, il sole simboleggiava il divino, la Trinità. «In questo sole scorrevano delle immagini, come se ne possono vedere in una lanterna magica», così spiegava la terziaria trinitaria. Durante mezzo secolo, Anna Maria Taigi vide svolgersi, in quel sole, gli avvenimenti sociali e politici di tutta l’Europa, in particolare quelli che riguardavano le vicissitudini della Chiesa.

A cento anni dalla sua beatificazione, incontriamo il ministro generale dell’Ordine della Santissima Trinità, padre Gino Buccarrello, e con lui cerchiamo di comprendere meglio questa bellissima figura di santità. Non potevamo che iniziare con il presente, con l’emergenza covid-19 che ha non poco compromesso le celebrazioni del centenario che l’Ordine aveva in programma quest’anno.

Come ha passato questo periodo di quarantena?

In questo periodo, segnato dall’emergenza sanitaria, ho cercato di far sentire la mia vicinanza a tutti i religiosi, religiose e laici sia attraverso l’invio di una lettera circolare, sia attraverso la condivisione tramite il servizio di informazione della curia generalizia chiamato Comunion di ogni iniziativa intrapresa per assicurare sostegno alle fasce più deboli della popolazione che sono quelle che pagano il prezzo più alto di ogni crisi. Devo dire che è stato messo in atto un notevole impegno da parte di tutto l’Ordine, grazie alle nostre case di accoglienza per immigrati e per le persone diversamente abili; abbiamo messo in moto le mense e i centri ascolto per i poveri, le Caritas parrocchiali. Prima di tutto per scongiurare il rischio del contagio, e poi per offrire sostegno e aiuto a questi nostri fratelli che si sono trovati in condizioni di estremo disagio. Posso solo esprimere il mio ringraziamento a tutti i religiosi e i collaboratori laici per il grande sforzo e l’immensa disponibilità che hanno offerto. Devo dire che è andata bene, oltre quanto si poteva chiedere. Come trinitari siamo presenti in 25 Paesi.

Dunque, l’Ordine trinitario davanti a questa emergenza, non si è fermato. Che ruolo hanno ricoperto i nuovi strumenti di comunicazione in tutto questo?

Dobbiamo a loro la possibilità di incontrarci, seppure in modo virtuale. In questi momenti sperimentiamo la straordinaria efficacia della prossimità umana e della vicinanza spirituale. Speriamo di poter tornare quanto prima a incontrarci realmente poiché tutti gli strumenti della comunicazione, per quanto utili, non possono, certo, sostituire i rapporti umani. Abbiamo bisogno di incontrarci, di confrontarci, di sostenerci gli uni con gli altri. Questo virus ci ha fatto comprendere il grande inganno che l’individualismo reca con sé.

Si è ritornati, finalmente, dopo due mesi, alla celebrazione eucaristica. Pensa che la serie di trasmissioni live delle messe, avute nel periodo di lockdown, possa considerarsi anche una sorta di “strumento” di avvicinamento a chi è lontano dalla fede?

Papa Francesco ci ha ricordato che non possiamo vivere la nostra fede virtualmente. In questo tempo abbiamo fatto di necessità virtù. Lo stesso Pontefice ci ha fatto il dono della sua preghiera e della sua parola che, attraverso la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, ha raggiunto milioni di fedeli. Le sue parole sono state quella carezza e quell’abbraccio che tanto ci è mancato nella vita ordinaria. Hanno dato conforto soprattutto alle persone sole, agli ammalati, agli anziani. Papa Francesco ci ha insegnato che le malattie non si curano solo con i farmaci ma anche con l’amore, la premurosa vicinanza, la preghiera. Questa pandemia non ha aggredito solo i polmoni o altri organi del corpo, ma ha anche aggredito la serenità e la speranza di tanti e ha prodotto nella società quella “carestia di speranza” per la quale invochiamo l’abbondante pioggia dello Spirito Santo perché “bagni ciò che è arido” e faccia rifiorire nella nostra vita la pace e la gioia vera.

E, ora, veniamo alla straordinaria figura di Anna Maria Taigi, terziaria trinitaria. Mistica, madre di famiglia, donna semplice.

Personalmente, quando rileggo la sua vita e medito sulla testimonianza di questa grande donna di fede, ciò che più mi colpisce è il contrasto che emerge tra la grandezza dei doni ricevuti e l’umiltà della sua figura, tra la straordinarietà della sua esperienza mistica e l’ordinarietà delle difficoltà quotidiane che era chiamata ad affrontare nel prendersi cura di una famiglia povera e numerosa. Nella sua vita la beata Anna Maria riusciva a fare sintesi di ogni aspetto della fede senza nulla trascurare: si dedicava alla preghiera senza tralasciare i suoi impegni nella famiglia. Raggiungeva le vette della contemplazione e allo stesso tempo sapeva piegarsi verso i bisogni dei poveri, degli ammalati e degli esclusi. Abbiamo conosciuto la sua straordinaria esperienza mistica attraverso gli scritti di don Raffaele Natali (la beata non sapeva scrivere), un sacerdote di Macerata che abitava in casa Taigi ed era per la beata come un figlio al quale raccontava le sue visioni. Bisogna ovviamente saperle leggere e interpretare. Purtroppo oggi vi è da parte di tanti una certa strumentalizzazione delle visioni della beata, fino al punto da attribuire a lei la profezia di alcuni avvenimenti dei nostri giorni di cui non vi è traccia negli scritti di don Natali. Così come molte volte si interpretano le sue visioni in modo pessimistico, come presagi di distruzione e non come invito alla conversione e alla speranza.

Cosa ha da dire Anna Maria Taigi alle famiglie di oggi?

La beata ha tanto da dire! Ha vissuto sulla sua pelle le stesse difficoltà di tante famiglie di oggi. Le ristrettezze economiche non le hanno mai impedito, tuttavia, di essere generosa con i poveri che bussavano alla sua porta e che mai andavano via a mani vuote. Benedetto XV, in occasione della sua beatificazione, affermava: «Benché la sua vita fosse così soprannaturale e nascosta in Cristo tuttavia non fu estranea al suo tempo ma giovò assai al prossimo e all’intera comunità cittadina. Era povera, eppure cercava sempre di aiutare altri indigenti; anzi in varie calamità pubbliche e private, ispirata dall’alto si offrì come vittima alla divina giustizia e con il suo pregare senza fine si adoperò ad allontanare i castighi da chi li aveva meritati». Una grande mistica protagonista delle vicende del suo tempo e profondamente impegnata su di un fronte sempre attuale: i poveri, i suoi preferiti. La famiglia è una scuola di vita e di amore, di un amore che non resta chiuso nelle mura domestiche. La beata ricorda alle famiglie che la fedeltà non è un pezzo da museo, un valore di altri tempi, ma è la garanzia di un amore che non conosce ostacoli e che è più forte di ogni fragilità umana.

E, proprio quest’anno, l’Ordine trinitario festeggia il centenario della sua beatificazione.

Una straordinaria opportunità per rilanciare la sua figura e farla conoscere sempre di più. Il suo esempio di vita e la sua santità faranno tanto bene a tante famiglie e a tanti cristiani. Una donna, semplice, umile, povera ma ricca di fede e di carità può essere un modello per tutti noi e uno sprone per camminare anche noi sulla via della santità. Intensifichiamo anche la nostra preghiera perché la Santissima Trinità ci conceda presto la grazia di poterla venerare come santa. Per poter chiedere la sua canonizzazione è necessario un miracolo come prova della sua santità. Noi possiamo solo pregare.

L’emergenza covid-19 ha purtroppo bloccato alcune manifestazioni in programma per la celebrazione del centenario. Quali iniziative, ora? I social faranno la loro parte?

Abbiamo già celebrato il 30 maggio l’anniversario della sua beatificazione nella basilica di San Crisogono dove sono conservate le sue spoglie, ovviamente secondo le modalità consentite. Abbiamo in programma numerose iniziative, tra le quali un convegno a ottobre a Roma al quale parteciperanno tutte le fraternità laicali trinitarie d’Italia, e tante altre iniziative per farla conoscere sempre di più. Ovviamente, tutto per ora è sospeso. Ma siamo fiduciosi di poter concretizzare le diverse iniziative previste per celebrare questo centenario.

di Antonio Tarallo