In milioni durante il lockdown hanno pregato on line rivolgendosi alla Sacra Sindone

Un’esperienza straordinaria

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16 giugno 2020

Nei giorni bui della pandemia, quando la quarantena aveva inondato il cuore di disperazione ed angoscia, si è consumato un evento straordinario che solo ora si può cominciare a decifrare in tutta la sua enorme portata: milioni di persone nel mondo hanno pregato rivolgendosi alla Sindone. Non solo devoti che in ogni angolo del pianeta hanno continuato le loro orazioni tirando fuori dal proprio portafoglio una fotografia del sudario, ma anche persone distanti dalla fede che nella rete si sono imbattute in uno degli eventi mediatici più imponenti del lockdown: la liturgia di preghiera davanti al Sacro Telo nel sabato santo dell’arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone, Cesare Nosiglia. La contemplazione straordinaria in mondovisione su tv e social, quell’11 aprile scorso, era stata letteralmente sollecitata dal basso. Lo scriveva lo stesso Nosiglia annunciando il grande evento, forse il primo in assoluto di una portata comunicativa così pervasiva: «Migliaia e migliaia sono i messaggi che mi arrivano dalla gente, anziani e adulti e giovani, sani e malati per chiedermi che, nel momento di grave difficoltà che stiamo attraversando, si possa pregare durante questa settimana santa davanti alla Sindone, per impetrare da Cristo morto e risorto — che il Sacro Telo ci presenta in un modo così vero e concreto — la grazia di vincere il male come ha fatto lui, confidando nella bontà e misericordia di Dio». Che l’evento fosse molto atteso lo si capisce ora dai numeri, colossali: i calcoli degli organizzatori indicano che su Youtube e Facebook le visualizzazioni hanno toccato quota due milioni e trecentomila. Cifre alle quali vanno aggiunte quelle — impossibili da calcolare con certezza — di numerosi network televisivi di tutto il pianeta che hanno trasmesso in diretta l’ostensione straordinaria. Un’occasione che ha messo in evidenza come la Sindone non debba essere considerata solo un oggetto di indagine scientifica ma anche una realtà che può aiutare a sostenere la preghiera personale. Ne è convinto don Roberto Gottardo, presidente della Commissione diocesana per la Sindone di Torino: «Il tempo della pandemia ha favorito il rivolgersi al Sacro Lino perché in esso vediamo un’analogia tra ciò che ha vissuto Gesù e ciò che abbiamo vissuto noi: chiusi, come lui era chiuso in un sepolcro; soli, come lui è stato lasciato solo. Abbiamo avuto facilità a far nostra l’esperienza che il Signore ci mostra con l’immagine sindonica».

La forza del volto e del corpo impressi nella tela ricordano l’essenza della nostra fede. Gottardo spiega: «La fede cristiana è una fede che si vive davanti ad un volto. E la Sindone ci mostra un volto ed un corpo. La nostra fede non è una generica fede in una divinità lontana, sconosciuta, ma è la nostra preghiera di fronte ad un volto singolare, quello di Gesù». Con l’arrivo della fase 2, il pellegrinaggio nella cattedrale di Torino, che da secoli custodisce la Sacra Sindone, è ripreso a ritmi costanti, nonostante le severe misure di sicurezza. Come sta accadendo — sempre nel capoluogo piemontese — nella chiesa del Santissimo Sudario che ne contiene una copia davanti la quale la preghiera è sempre stata un fiume carsico. La chiesa, anch’essa riaperta ai fedeli dopo la chiusura forzata, è annessa al Museo della Sindone, diretto dal professor Nello Balossino. Che scova nell’immagine sindonica una forza iconica dirompente: «Lì è codificata la sofferenza e la morte ma anche la speranza e la forza. Ecco perché chiunque si trovi davanti ad essa è portato a pregare per chiedere aiuto per affrontare disagi, problemi, difficoltà». Balossino è convinto che a quell’immagine ci si avvicini anche col cuore: «E il nostro cuore interpreta i segni che vedono gli occhi in modo particolare, unico, che mi porta a dire che non esiste una Sindone, ma ne esistono tante quante le persone che l’osservano».

La preghiera immensa dei momenti tragici della quarantena non verrà dimenticata quando si tornerà alla normalità. Balossino lo conferma: «Quando si è stati davanti alla Sindone è difficile che l’effetto sparisca nel tempo. È un’esperienza che viene sperimentata intensamente una volta e poi ti accompagna per sempre». Anche dalla festa della Sindone del 4 maggio scorso, vissuta interamente sui social e in tv, si è potuto comprendere che la Sindone ha accompagnato l’orazione di milioni di persone. «La celebrazione della santa messa è stata seguita da moltissima gente anche se in maniera minore rispetto all’ostensione del sabato santo. La Sindone, come anche nel passato, è stata un valido aiuto spirituale» entra nel dettaglio Gian Maria Zaccone, direttore del Centro internazionale di sindonologia di Torino. Da storico di vaglia qual è, Zaccone cita un riferimento antico per spiegare il fenomeno attuale dell’anima toccata profondamente dalla preghiera guardando la Sindone, come raccontano migliaia di testimonianze provenienti da quasi tutti i Paesi del globo: «Nel 1627 il vescovo Agassino Solaro di Moretta scrisse un trattato nel quale ci si interroga sui miracoli della Sindone. Qualcuno potrebbe chiedere — affermò il presule nel suo scritto — ma la Sindone ha risuscitato dei morti? Rispose: Io non lo so, ma ciò di cui io sono sicuro è di quante anime morte sono risorte alla luce della Sindone».

L’idea della Sindone come una vela alla quale ci si aggrappa in un mare in tempesta o come la tunica di Gesù alla quale si aggrappò la donna malata, sono le due similitudini che alla sindonologa Emanuela Marinelli piace utilizzare per dare corpo al concetto di una umanità che, straziata dal dolore della pandemia virulenta ed improvvisa, si è gettata a capofitto nel conforto di quella immagine dell’uomo dei dolori, straziato anch’esso dai chiodi della croce ma in grado di effondere pace e speranza. «È quello che è successo — dice Marinelli —. Nei mesi in cui siamo stati isolati dal mondo abbiamo ricevuto sostegno nel guardare la Sindone durante l’ostensione straordinaria del sabato santo. È chiaro che la nostra fede non si basa su di essa ma è un grande aiuto che ci fa anche riflettere sulla misericordia di Dio che attraverso Gesù si fa vedere con gli occhi chiusi, quasi a non voler guardare i peccati del mondo. Straordinario». Marinelli non ha dubbi su cosa possa dare tanta forza spirituale ad un telo di lino: «Semplice: la potenza nasce dal fatto che noi sappiamo che lì c’è il vero volto di Gesù. È una “fotografia” lasciata impressa da Lui stesso». I giovani che parteciperanno all’incontro della Comunità di Taizé, previsto nei giorni tra Natale e capodanno prossimi, avranno il privilegio di potersi accostare alla Sindone e pregare. Un nuovo evento che sicuramente farà registrare altri numeri da record.

di Federico Piana