Le tappe dei rapporti fra cattolici e luterani

Un dialogo rodato

Il vescovo Christian Krause e il cardinale Edward Idris Cassidy firmano la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione (Augusta, 31 ottobre 1999)
08 giugno 2020

L’ecumenismo vive di incontri — incontri aperti, amichevoli, dialogici. Questo vale anche per l’ecumenismo cattolico-luterano. Nei suoi sessant’anni di esistenza, il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani si è sempre sforzato di creare le giuste condizioni nelle quali possano nascere e crescere fecondi incontri ecumenici.

Dopo secoli di coesistenza, giunse il momento in cui si auspicò qualcosa di più: al posto delle contrapposizioni tra cattolici e luterani, il concilio Vaticano II volle preparare il terreno a una nuova convivenza ecumenica. L’invito esteso a osservatori ufficiali non cattolici e ad altri ospiti rese possibili incontri precedentemente impensabili, anche e soprattutto con luterani di diverse provenienze. Vennero a Roma rappresentanti della Federazione luterana mondiale e della Chiesa evangelica in Germania, come pure delegati della Chiesa luterana del Missouri. Sempre più si sviluppò un’atmosfera in cui divenne riconoscibile il reale interesse reciproco. Gli osservatori del concilio non rimasero spettatori passivi, ma influirono indirettamente sugli eventi conciliari attraverso la loro presenza. Gli incontri, le assemblee, i gruppi di lavoro, le visite organizzati dall’allora Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani divennero occasioni di scambio cordiale e franco tra cattolici e luterani. Il decreto del concilio sull’ecumenismo contiene chiare tracce di questo processo dialogico, come il cardinale Augustin Bea, primo presidente del Segretariato, sottolineò in varie occasioni, a esempio durante la sua visita al Centro ecumenico di Ginevra nel 1966.

Il concilio Vaticano II riconobbe e apprezzò il fatto che «tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica». Il concilio costatò inoltre che le «Chiese e comunità separate», nonostante le loro carenze, «nel mistero della salvezza» non erano affatto «spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza» (Unitatis redintegratio, 3; cfr. anche 23). Edmund Schlink, osservatore tedesco e professore di teologia, già durante il periodo del concilio riassunse la sua impressione del decreto ecumenico con parole significative: «È iniziato un nuovo dialogo [...]». I contatti cattolico-luterani che erano sorti durante il concilio proseguirono, alla conclusione di questo, nella forma di un dialogo ufficiale tra le Chiese. Fu proprio la Federazione luterana mondiale la prima delle varie alleanze mondiali confessionali ad avviare un dialogo bilaterale con la Chiesa cattolica. Già nel 1967 ebbe luogo l’incontro ufficiale di una Commissione di studio luterano-cattolica composta da quattordici membri, che poi nel 1972 pubblicò il cosiddetto Rapporto di Malta con il titolo Il Vangelo e la Chiesa.

In seguito venne istituita la Commissione mista cattolico-luterana, che contava su una partecipazione ancora più ampia e internazionale, annoverando tra i suoi membri pastori e alti rappresentanti ecclesiali di varie provenienze. Le questioni già affrontate dal Rapporto di Malta vennero ulteriormente approfondite dai dialoghi che seguirono: esse riguardavano l’eucaristia, l’episcopato e il cammino di comunione tra cattolici e luterani.

Nel 1978, con il documento L’Eucaristia, si ebbe il primo frutto visibile del dialogo appena iniziato, il quale fu seguito, nel 1981, da Il ministero nella Chiesa. Significativa e tuttora importante è l’inclusione delle testimonianze della liturgia cattolica e luterana nella riflessione ecumenica su temi controversi. Il confronto tra le preghiere cattoliche eucaristiche e di consacrazione e le formule luterane di comunione e di ordinazione mise in luce le differenze che permangono, ma evidenziò anche le convergenze che esistono nei nostri rispettivi servizi liturgici.

La questione della giustificazione del peccatore, che fu al centro delle controversie teologiche del XVI secolo, aveva in sé un forte potenziale di divisione. Eppure, in maniera sorprendente, già il Rapporto di Malta poté individuare, in merito agli aspetti teologici controversi dei secoli passati, un «consenso di ampia portata» nella «giustificazione come espressione complessiva dell’evento salvifico».

Passarono decenni prima che la Federazione luterana mondiale e la Chiesa cattolica, nel 1999, furono in grado di approfondire e di allargare la loro comunione in una Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Un processo dialogico a volte faticoso ma assiduo e perseverante ha condotto a un consenso differenziante in verità fondamentali della dottrina della giustificazione, nel quale le divergenze rimanenti a livello di pensiero, di priorità e di espressione non hanno più alcun peso come potenziale fonte di divisione nella Chiesa. La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione è una “pietra miliare” sulla via della riconciliazione cattolico-luterana. Il fatto che metodisti, anglicani e riformati, secondo le proprie modalità, abbiano aderito nel frattempo a questa dichiarazione e che sia stato possibile celebrare nel 2019 il ventesimo anniversario del documento “a cinque voci” mostra la forza ecumenica trainante della dichiarazione.

Volgendo uno sguardo indietro, possiamo intanto prendere atto di cinque importanti fasi del dialogo cattolico-luterano. Per quanto il dialogo ecumenico presupponga l’attenta fondazione e la continua verifica delle sue basi storico-teologiche, esso non ha una natura meramente “accademica”. L’ecumenismo cattolico-luterano vive di incontri di vario genere. Inviti a occasioni e a eventi speciali, partecipazione di rappresentanti del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani alle riunioni della Federazione luterana mondiale (sia plenarie che del consiglio direttivo), incontri annuali dello staff, visite a Roma di rappresentanti della Federazione luterana mondiale e udienze con il Papa, preparazione e realizzazione di servizi liturgici comuni, ospitalità: sono tutte forme essenziali di incontro ecumenico. Esse creano un’atmosfera di fiducia in cui i tristi ricordi delle ferite confessionali del passato non dominano più, ma lasciano il posto all’esperienza di una riscoperta comunione.

Il 31 ottobre del 2016 cattolici e luterani hanno fatto un’esperienza unica sulla via dal conflitto alla comunione. Ciò che nessuno osava immaginare neppure nei suoi sogni più ambiziosi all’inizio del dialogo cattolico-luterano è diventato realtà: nel Giorno della Riforma, Papa Francesco ha celebrato una preghiera ecumenica e un servizio della Parola nella cattedrale luterana di Lund, insieme ai massimi rappresentanti della Federazione luterana mondiale — il vescovo Munib Younan, presidente, e il reverendo Martin Junge, segretario generale — e al presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, cardinale Kurt Koch, con la partecipazione di una grande comunità di fedeli. “Il miracolo di Lund” segnerà ormai indelebilmente la nostra memoria ecumenica.

Sulla via ecumenica dal conflitto alla comunione occorrono perseveranza e resistenza. A volte sono necessarie anche pause per riprendere il respiro e nuove forze. Dopo la commemorazione della Riforma nel 2017, ci aspetta la prossima tappa: nel 2030, la Confessione di Augusta avrà cinquecento anni. Tale confessione fu all’epoca l’ultimo tentativo di arrestare la divisione appena iniziata tra cattolici e luterani. Essa conserva tuttora un potenziale ecumenico che vale la pena riscoprire e rivalorizzare. Già nel 1980, in occasione del 450° anniversario, la Commissione mista cattolico-luterana aveva redatto una straordinaria dichiarazione sulla Confessione di Augusta intitolata Tutto sotto un solo Cristo.

Fino al 2030 ci occuperemo nuovamente dei temi relativi alla Chiesa, all’eucaristia e al ministero. Il fatto che, sulla base dell’esperienza ecumenica degli ultimi decenni, non possiamo solo dire più di quanto fosse possibile affermare nel passato, ma possiamo dirlo in modo più differenziato e forse più chiaro, questa è la speranza che ci farà entrare presto nella prossima fase del dialogo cattolico-luterano.

di Augustinus Sander
Officiale della sezione occidentale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani