Uno studio sulle dinamiche della spirazione nella cultura religiosa tardo-antica

Tra soffio e spirito

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12 giugno 2020

È importante lo studio di Roberto Schiavolin Lo Spirito soffia dove vuole. Dinamiche della spirazione nella cultura religiosa tardo-antica (Padova, Edizioni Messaggero, 2020, pagine 401, euro 35, prefazione di Aldo Magris). Si tratta di una ricognizione ad ampio raggio sulla semantica impiegata in epoca antica, soprattutto tarda, per descrivere la fenomenologia della spirazione.

Il lavoro costituisce quindi un’indagine originale e per certi versi pionieristica, finalizzata a indagare le varie configurazioni e le conseguenti metamorfosi, linguistiche ma soprattutto concettuali, che i termini legati al soffio-vento hanno subito nel corso del tempo, nel loro passare attraverso variegati contesti culturali.

La ricerca di Schiavolin è volta a delineare il cammino che ha portato il significante fisico (soffio, alito) ad adeguarsi e quindi allinearsi alle esigenze del significato meta-fisico (Spirito di Dio, Spirito Santo). Se nella cultura greca fu lo stoicismo la corrente di pensiero più prossima a tale tangenza, si pensi all’idea di uno “pneuma intelligente”, in contesto ebraico Filone, interpretando la Scrittura con una certa originalità, delineò una antropogonia nella quale l’insufflazione dello Spirito di Dio nell’essere umano (Genesi 2, 7) viene assimilata a una specie di «impronta intellettuale».

Ma è soprattutto il capitolo focalizzato sul Nuovo Testamento a costituire la chiave di accesso per comprendere tale evoluzione: è infatti proprio in ambito cristiano che si produrrà il fondamentale e decisivo mutamento semantico relativo alla fenomenologia della spirazione. Paolo, in luoghi chiave di Romani e Corinzi, fu il primo a imprimere allo pneuma una decisa svolta spiritualista, ponendo il termine in antitesi alla “carne” in quanto proveniente da Dio, e declinandolo in chiave cristologica, antropologica, ecclesiologica e soteriologica. Giovanni proseguirà su questa strada, delineando innanzitutto un nuovo modo di rapportarsi tra uomo e Dio, vera la natura “pneumatica” di quest’ultimo (Giovanni 4, 24), e quindi insistendo sulla correlazione biunivoca tra Cristo e Spirito Santo, in cui il secondo prosegue, attualizza e porta a compimento l’opera teandrica del primo, illuminando con pienezza sulla verità di quanto detto e fatto da Gesù.

La terza e ultima parte è interamente dedicata ai primi pensatori cristiani: in sede introduttiva l’autore compie una importante considerazione, distinguendo una pneumatologia materialista, di ascendenza stoica, di cui Tertulliano è una delle figure di spicco, e una pneumatologia intellettualista, di orientamento platonico, che parte da Giustino e che comprende tra le sue fila illustri rappresentanti come Origene e Agostino. Fu proprio in quest’ultima che avvenne, non senza esitazioni e perplessità, quel passaggio chiave ed epocale per tutta la futura pneumatologia occidentale: termini quali pneuma o spiritus vennero sempre più a connotare il centro intellettuale e volitivo dell’essere umano, quell’uomo interiore costituito iuxta immaginem Dei. Come dice Schiavolin «il significato del nous sarà mantenuto e traslato nel significante pneuma utilizzato dalla Sacra Scrittura, ma ciò costringerà tutti i teologi cristiani che si cimentarono in questa impresa a effettuare complicate acrobazie argomentative ed esegetiche per adattare oppure costringere un termine a far parte di un campo semantico per lui assai innaturale».

Le conclusioni, che risultano divise in due sezioni (Genealogia dello Spirito e Fenomenologia dello Spirito) offrono ulteriori spunti di riflessione, conducendo il discorso da un “già” (origine e sviluppo dell’antica pneumatologia) a un “non ancora” (potenzialità e modalità attuative di questa spirazione). Nella prima sezione si ripercorrono le tappe più importanti di quel progressivo contatto tra significante fisico e significato meta-fisico che ha animato tutto il discorso precedente, con una sottile ma efficace critica finale alla pneumatologia occidentale, rea di non aver «mai formulato una piena e organica riflessione sul ruolo dello Spirito nella prospettiva “economica”». Si tratta, come dice l’autore, «di riequilibrare il rapporto di supremazia che l’intellettualismo cristologico ha da qualche secolo mantenuto in Occidente sul dinamismo pneumatologico». E a questo scopo nella successiva sezione vengono offerti alcuni spunti di riflessione, che risultano apprezzabili come tentativo per “rianimare” e conferire oggi alla pneumatologia una più elevata dignità, sia a livello teologico sia, soprattutto, etico-antropologico, valorizzando soprattutto il fondamentale ruolo che può giocare la nozione di Spirito nel quadro della dialettica tra divino e umano.

di Marco Vannini