Il Jesuit refugee service statunitense sui richiedenti asilo

Protezione e sostegno

jrs usa.jpg
03 giugno 2020

«Si stima che centinaia, se non migliaia, di coloro che sono stati costretti al ritorno nel proprio paese siano stati rapiti, abusati, o presi di mira da cartelli e gruppi criminali organizzati»: a lanciare l’allarme è il Jesuit refugee service (Jrs) negli Stati Uniti, che in un nuovo rapporto rileva quanto le politiche migratorie adottate da Washington e Città del Messico — in particolare i Migrant protection protocols (Mpp) del 2019 — mettano in pericolo la sicurezza dei richiedenti asilo provenienti dall’America centrale, con gravi conseguenze per la loro salute fisica e psicologica.

Il 20 marzo, in risposta alla pandemia di covid-19, gli Stati Uniti hanno messo in pratica le restrizioni di viaggio e di asilo lungo la frontiera con il Messico. In conseguenza tutti i migranti che arrivano al confine senza un’adeguata documentazione, compresi i richiedenti asilo e i bambini non accompagnati, vengono respinti. Sono state ugualmente sospese le udienze del tribunale per l’immigrazione per i richiedenti asilo già in attesa in Messico. Da quando è stato emesso l’ordine, oltre ventimila migranti sono stati espulsi senza la possibilità di presentare domanda di asilo o di altre forme di protezione.

Gran parte del rapporto è dedicata agli effetti dei protocolli, noti anche come “Restate in Messico”, che costringono i richiedenti asilo a ritornare nel loro Paese in attesa di una risposta da parte delle corti statunitensi. Dall’avvio della campagna, nel gennaio del 2019, i protocolli «hanno respinto più di 64.000 persone mentre chiedevano sicurezza negli Stati Uniti». Al loro ritorno, deplora il Jrs, «vengono spesso prese di mira da bande e attività criminali, bloccate senza risorse, e solo il sei per cento è in grado di avvalersi di assistenza legale». «Le protezioni per le persone che fuggono dalla violenza e arrivano ai nostri confini sono iscritte nella nostra legge e nei trattati firmati dal governo degli Stati Uniti. Per decenni, le persone in cerca di protezione dalla violenza nelle loro terre d’origine sono state in grado di entrare nel nostro paese e presentare una richiesta di asilo», ricorda il servizio gesuita per i rifugiati, ribadendo che «la stragrande maggioranza di loro non trae indebito vantaggio dal sistema, come attestato dal numero elevato di richiedenti asilo presenti alle udienze (circa il 90 per cento) o che si conformano agli obblighi del tribunale per l’immigrazione quando hanno accesso alla rappresentanza legale». Ciononostante, viene sottolineato nel rapporto, i protocolli hanno negato ai richiedenti asilo il diritto alla protezione proprio mentre stanno affrontando ulteriori difficoltà. Quelli che sono rientrati in Messico «vivono in situazioni di pericolo e nell’incertezza, continuano ad aspettare le date del tribunale che devono essere riprogrammate a causa della pandemia. In molti preferiscono abbandonare i loro sforzi per presentare una richiesta di asilo negli Stati Uniti, piuttosto che affrontare una situazione di vagabondaggio prolungato e ulteriori pericoli, tra cui rapimenti, estorsioni, aggressioni sessuali e crimini violenti». Il Jrs in Messico spiega di essere stato «testimone dell’impatto di questa politica dannosa poiché i richiedenti asilo e i migranti si affidano all’assistenza di organizzazioni senza scopo di lucro per soddisfare le loro esigenze di base e essere assistiti nella loro ricerca di sicurezza». Tuttavia, «non tutti possono essere assistiti da organismi come il Jrs e molti sono lasciati soli e vulnerabili». In risposta alla pandemia globale, il Jesuit refugee service ha adattato il suo programma di azione continuando a servire i bisognosi. Collaborando strettamente con le farmacie locali e i servizi di taxi, l’organizzazione si assicura che le famiglie vulnerabili ricevano tutto l’aiuto di cui hanno bisogno, compresi cibo, medicine e assistenza per il noleggio di veicoli. Il team legale continua a preparare le domande di asilo e un gruppo di psicologi fornisce sostegno e conforto tramite un centro di ascolto telefonico.