Negli Stati Uniti migliaia di dimostranti sfidano il coprifuoco dopo l’uccisione di George Floyd

Proteste e saccheggi Trump pronto a schierare l’esercito

Manifestante di fronte ai poliziotti schierati fuori dalla Casa Bianca (Afp)
02 giugno 2020

Violente proteste negli Stati Uniti, nonostante il coprifuoco in molte città. Migliaia di dimostranti hanno continuato a manifestare circondati dalla polizia; numerosi i disordini e i saccheggi, decine gli arresti. A Buffalo, nello stato di New York, un’auto si è lanciata contro un gruppo di agenti provocando alcuni feriti. A Chicago sono stati segnalati due morti. Cariche della polizia davanti alla Casa Bianca. Sono entrati in azione anche elicotteri militari. Il presidente Donald Trump ha detto di essere pronto a schierare l’esercito per fermare i disordini, e ha parlato di «terrorismo interno». Dure critiche da parte dei democratici.

A far scattare i disordini in tutto il paese è stata l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte di alcuni agenti bianchi a Minneapolis. Il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Floyd ha affermato ieri che il 46enne afroamericano è morto per «un arresto cardiaco causato dalla pressione esercitata sul suo collo» dai poliziotti che lo avevano fermato. Dunque «si è trattato di un omicidio». In un rapporto preliminare si escludeva che questa fosse la causa della sua morte. I funerali di Floyd si terranno giovedì.

Come detto, Trump ha definito le proteste «un atto di terrorismo interno» e ha invocato l’Insurrection Act del 1807 che dà a un presidente il potere di dispiegare militari all’interno del territorio degli Stati Uniti. «Io sono il presidente dell’ordine e della legalità» ha detto il capo della Casa Bianca parlando dal Rose Garden mentre in sottofondo si udiva l’eco degli spari dei gas lacrimogeni lanciati dalla polizia contro i manifestanti. «Il presidente ha il diritto di difendere il suo Paese e di proteggere la sua nazione. Non possiamo permettere che le proteste pacifiche vengano manipolate da anarchici di professione» ha affermato Trump.

Ha suscitato polemiche, intanto, la decisione di Trump si recarsi, sempre ieri, alla St John Episcopal Church, vicino alla Casa Bianca. Giunto davanti alla chiesa il presidente si è fermato, si è girato verso telecamere e fotografi e, alzando un braccio, ha sventolato la copia di una Bibbia. Il vescovo della Chiesa episcopale, Mariann Edgar Budde, si è detta indignata dal gesto. «Il nostro messaggio è antitetico a quello del presidente» ha detto la Budde, denunciando le cariche della polizia contro manifestanti pacifici solo per liberare lo spazio antistante la chiesa.

Va detto che, nonostante le proteste e gli scontri, si stanno registrando in queste ore anche molti episodi di solidarietà tra la polizia e i manifestanti. Molti dirigenti e agenti, bianchi e neri, si sono schierati dall’altra parte, unendosi ai dimostranti in segno di solidarietà con le loro proteste contro l’iniquità razziale e della giustizia. Chris Swanson, lo sceriffo (bianco) di Flint Town, in Michigan, si è tolto il casco, ha posato il manganello e si è rivolto ai manifestanti con queste parole: «L’unico motivo per cui siamo qui è per assicurarci che la vostra voce possa essere ascoltata: tutto qui. Rendiamola una parata, non una protesta». «Non pensate neanche per un secondo che tutti i poliziotti del Paese siano come lui», ha aggiunto riferendosi a Derek Chauvin, l’agente incriminato per la morte di Floyd. I manifestanti lo hanno applaudito, lo hanno acclamato e gli hanno chiesto di marciare con loro. Invito subito raccolto dallo sceriffo.