All’Università Europea di Roma

Percorsi per allenarsi al dialogo

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15 giugno 2020

«Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro». In queste parole di Giovanni Paolo II, rivolte ai giovani e sempre attuali, c’è lo spirito del Percorso di eccellenza umana che si è concluso all’Università Europea di Roma. L’iniziativa, che fa parte delle attività sviluppate dall'Ufficio di formazione integrale, è giunta alla sua decima edizione. Come sempre ha accompagnato i ragazzi in un cammino alla scoperta di se stessi, per donare autenticità alla loro esistenza. Quest’anno l’esperienza di Eccellenza umana ha avuto un significato ancora più profondo, essendosi svolta nel periodo dell’emergenza sanitaria. La seconda parte del percorso, infatti, si è tenuta in videoconferenza. I giovani l’hanno vissuta come un’occasione di respiro e di apertura verso il mondo in un periodo difficile di isolamento, come un vero punto di riferimento settimanale nel quale affrontare le difficoltà legate al lockdown, scoprendo e potenziando le proprie risorse interiori e relazionali. Gli incontri sono stati tenuti da tre docenti di psicologia, Massimo Marchisio, Paolo Musso e Alessandro Spampinato. Ognuno ha toccato il tema della relazionalità da diversi punti di vista: la relazione con noi stessi, il rapporto con gli altri in un piccolo gruppo (ad esempio la famiglia o gli amici) e la relazione nei grandi gruppi. «Abbiamo cercato di aiutare i giovani a sviluppare relazioni autentiche» spiega Giovanni Intra Sidola, responsabile dell’area di Eccellenza dell’Ufficio di Formazione integrale dell’ateneo. «Siamo in un’epoca di grandi comunicazioni. Le nuove tecnologie ci permettono di entrare in contatto facilmente con persone in ogni parte del mondo. Ma qual è la qualità delle nostre relazioni? In quale modo comunichiamo con gli altri? I nostri professori hanno riflettuto con i ragazzi su questi ed altri temi, in un periodo in cui la paura del virus rischia di compromettere seriamente i rapporti con gli altri». La parola “eccellenza”, per un giovane che frequenta l’università «non significa semplicemente raggiungere un alto rendimento accademico — continua Giovanni Intra Sidola — ma è un cammino che può portare lo studente a dare il meglio di sé, una volta scoperti, compresi e accettati i propri limiti e le proprie risorse, i propri difetti e le proprie potenzialità, già espresse o meno, con una grande spinta al superamento dei limiti e al miglioramento delle potenzialità. La complessità della persona, nonché la sua unicità e irripetibilità, implica che uno studente possa avere gli strumenti per eccellere nell’ambito umano, in quello sociale, in quello spirituale o in quello accademico. Pertanto lo studente deve essere guardato nella totalità della sua persona. Deve essere aiutato a guardare se stesso nel suo insieme, per portare alla luce le sue migliori caratteristiche, in qualsiasi ambito esse risiedano, cercando di confrontarsi con i propri limiti e i propri difetti».