Progetto della Caritas ambrosiana per la didattica a distanza

Pari opportunità

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24 giugno 2020

Un alunno su due non è riuscito a seguire le lezioni a distanza mentre uno su cinque non possiede un pc, un tablet o una connessione internet. È quanto è emerso dai colloqui con un campione di responsabili dei 302 doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano, realizzati durante la quarantena dovuta al Covid-19 dagli operatori dell’area minori di Caritas ambrosiana. Dalle interviste effettuate risulta che a essere state maggiormente penalizzate sono sia le famiglie più numerose obbligate a condividere gli strumenti tecnologici tra i figli in spazi abitativi ridotti, sia quelle economicamente più fragili, ulteriormente impoverite dall’interruzione o dalla perdite del lavoro per il lockdown, oltre a quei nuclei familiari meno attrezzati culturalmente, non in grado di assistere in modo adeguato i figli nello svolgimento dei compiti.

Da questo contesto è nato il progetto «Nessuno resti indietro», lanciato da Caritas ambrosiana insieme a una raccolta fondi, contro povertà educative e “digital divide” al fine di evitare disuguaglianze nell’apprendimento a distanza e il conseguente rischio dell’abbandono scolastico, in attesa della regolare ripresa delle lezioni. Oggi, 24 giugno, sono state infatti presentate in un webinar le linee guida del ministero della Pubblica istruzione e della Federazione istituti di attività educative (Fidae) per la riapertura del prossimo anno scolastico, in relazione anche al sistema di gestione della didattica a distanza e mista nelle scuole di ogni ordine e grado. «Tra le povertà, una delle più odiose è proprio quella educativa — ha dichiarato il direttore di Caritas ambrosiana, Luciano Gualzetti — perché trasferisce le disuguaglianze sociali da una generazione all’altra. Con questo progetto lanciamo un ambizioso piano di sostegno per fronteggiare il fenomeno reso evidente e ancora più drammatico da questi mesi di blocco per il covid-19». Considerando poi che la didattica a distanza ha buone possibilità di essere riproposta anche una vota ritornati in classse e che quindi può diventare una forma di sostegno didattico complementare a quello fornito dagli stessi doposcuola con le lezioni in presenza.

Il programma, è scritto sul sito dell’organismo, si articola in tre azioni, «indentificate dall’acronimo “rap”: (r)idurre il gap tecnologico, (a)ccompagnare relazioni educative che integrino la tecnologia, (p)revenire la dispersione scolastica». La prima consiste nella fornitura in comodato gratuito di pc portatili ad alunni e studenti che frequentano i doposcuola parrocchiali. I destinatari dell’intervento sono le famiglie numerose e i genitori soli con più figli, in situazione di povertà, soprattutto nelle aree periferiche urbane e metropolitane. Oltre agli strumenti tecnologici, sottolinea Caritas ambrosiana, le famiglie hanno anche ricevuto l’assistenza a distanza nella partecipazione alle lezioni on-line e sostegno per quanto riguarda lo svolgimento dei compiti, offerta dai volontari degli stessi doposcuola. «Sono già stati assegnati i primi 25 computer per una spesa complessiva di diecimila euro grazie alla donazione di un’azienda», hanno affermato i responsabili del progetto, con l’obiettivo finale «di arrivare a duecento device per raggiungere una platea di mille minorenni».

Per quanto riguarda invece il secondo punto — accompagnare relazioni educative a supporto della tecnologia — saranno ideati nuovi moduli formativi per educatori e volontari allo scopo di integrare le competenze relazionali e didattiche del lavoro in presenza con quelle mediate dalle tecnologie, facendo tesoro delle buone prassi già sperimentate in questi mesi da alcuni doposcuola della diocesi. Questi ultimi sono i protagonisti del percorso individuato per prevenire l’abbandono scolastico, in quanto saranno supportati tutti quelli che durante i mesi estivi, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, si dedicheranno in sinergia con gli oratori al sostegno educativo dei ragazzi resi maggiormente vulnerabili dall’emergenza.

Secondo l’ultimo censimento realizzato nel 2016 i 302 doposcuola parrocchiali della diocesi milanese sono frequentati da circa diecimila ragazzi. I bambini e gli adolescenti che frequentano i doposcuola sono oggi prevalentemente di origine straniera, il 57,8 per cento, mentre nel 34,6 per cento dei casi fanno parte di famiglie che hanno problemi economici o, per il 26,1 per cento, di lavoro. In tale ambito un prezioso lavoro è svolto dai circa cinquemila volontari ai quali il 54,3 per cento dei doposcuola propongono corsi di formazione professionale: insieme a parroci e responsabili degli oratori si occupano anche dei ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento, il 13 per cento circa.