La mobilitazione delle organizzazioni cristiane contro razzismo e disuguaglianza

Minacce per l’umanità

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19 giugno 2020

«Abbiamo bisogno di riconoscere la presenza di Dio in ogni uomo e in ogni donna»: così si è espresso il reverendo Mathews George Chunakara, segretario generale della Christian Conference of Asia (Cca), nella dichiarazione Racism and inequality anywhere in the world are threats to humanity, pubblicata il 16 giugno. Con questo testo la Cca ha voluto offrire un contributo alla costruzione di una società che non solo rifiuti ogni forma di razzismo ma che sappia vivere i valori cristiani dell’accoglienza. Secondo Chunakara, «le atrocità commesse contro gli afro-americani e le altre comunità emarginate negli Stati Uniti dalla polizia che continua ad agire come se godesse dell’impunità generano allarme e preoccupazione» in tutto il mondo. I recenti omicidi dei due afro-americani George Floyd, a Minneapolis, e Rayshard Brooks, ad Atlanta, non possono essere considerati due casi isolati e anche per questo hanno scatenato un’ondata di proteste «contro la disuguaglianza sociale, la brutalità della polizia, il razzismo, il privilegio bianco, la crescita del fascismo». Tali proteste hanno manifestato tutta la frustrazione di coloro che sono vittime di queste violenze e di coloro che le combattono senza riuscire a rimuoverle dalla società, tanto più che negli Stati Uniti si assiste a forme di moderna schiavitù, come il ricorso all’incarcerazione di massa.

I due delitti hanno provocato reazioni in tanti luoghi del pianeta mostrando quanto sia forte una cultura che rifiuta la violenza e ritiene che l’oppressione economica e la repressione politica non possono trovare spazio in una democrazia. I cristiani devono ricordare che «coloro che commettono violenza contro altre persone a causa del colore della loro pelle stanno colpendo Dio che ha creato tutti gli esseri umani a sua immagine». I cristiani devono impegnarsi per aiutare tutti a riconoscere la presenza di Dio in ogni creatura e per questo si deve rispettare la dignità e l’integrità di ogni uomo e di ogni donna indipendentemente dal colore della pelle, dall’etnia, dallo status sociale e dalla nazione di provenienza. La Conferenza cristiana dell’Asia si unisce al coro di coloro che chiedono di rafforzare l’impegno ecumenico contro il razzismo per testimoniare la profonda unità che deve guidare i cristiani, soprattutto in questo tempo di pandemia, contro ogni forma di violenza.

Nelle ultime settimane, dopo gli omicidi di Floyd e Brooks, si sono moltiplicate le dichiarazioni degli organismi ecumenici per condannare ogni forma di razzismo, perché contraria al cristianesimo, così come le iniziative pubbliche per favorire la riconciliazione: dal Consiglio ecumenico delle Chiese al Consiglio nazionale delle Chiese cristiane degli Stati Uniti, dal Consiglio delle Chiese canadesi al Consiglio delle Chiese del Brasile fino, appunto, alla Conferenza cristiana dell’Asia — per citare solo alcuni degli organismi ecumenici internazionali intervenuti — i cristiani hanno voluto esprimere, ancora una volta, come il razzismo non possa in alcun modo trovare una giustificazione religiosa; si tratta di un tema, la lotta al razzismo, sul quale da anni gli organismi ecumenici sono in prima linea nella difesa del valore dell’uguaglianza di uomini e donne, in obbedienza alla Parola di Dio. Tuttavia, nonostante questo impegno quotidiano, manifestatosi in tanti progetti e iniziative locali, ancora molto resta da fare, in particolare in un tempo nel quale, per la diffusione della pandemia, paura e solitudine sembrano alimentare nuove violenze e discriminazioni.

L’intervento della Christian Conference of Asia, che ha sede a Chiang Mai, in Thailandia, è così un invito rivolto ai cristiani per testimoniare insieme che il rispetto di tutti per tutti deve essere la strada privilegiata per promuovere un cambiamento nella società così da rifiutare ogni forma di razzismo in nome dell’amore di Cristo.

di Riccardo Burigana