L’attualità della testimonianza di san Luigi Gonzaga

Martire del servizio ai malati

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19 giugno 2020

Ventuno giugno, festa di san Luigi Gonzaga. È trascorso appena un anno dalla conclusione del Giubileo per i 450 anni dalla sua nascita. Un anno di eventi molto belli, celebrati un po’ in tutto il mondo, alla riscoperta del santo patrono della gioventù. Quest’anno la ricorrenza appare ancora una volta speciale: Luigi non è solo il santo delle grandi decisioni (rinuncia al marchesato imperiale), della purezza di cuore senza alcuna ombra di ambiguità, della fedeltà agli studi, via concreta per realizzare con competenza un futuro a servizio della collettività. Il 2020 è l’anno in cui Luigi risplende come il santo protettore di coloro che hanno messo a rischio la propria vita per servire il prossimo, e magari l’hanno anche persa. Proprio come lui. Riprendiamo allora ancora una volta, sinteticamente, i messaggi centrali della sua vita.

Il discernimento di Luigi, che ci mostra come fin dalla prima adolescenza sia stato in grado di ascoltare la voce dello Spirito e di lasciarsene guidare. Una intensa vita di preghiera lo rese sempre più unito a Dio: il discernimento e l’ascolto dello Spirito non lo hanno portato solo a una scelta puntuale per quanto importante, ma sono divenuti in lui uno stile di vita, per “cercare e trovare” la volontà di Dio ogni giorno e sempre meglio.

La cura per i giovani e l’accompagnarli a compiere scelte che aiutino a impostare bene la loro vita costituiscono — sull’esempio di Luigi Gonzaga — una priorità nella missione della Chiesa del nostro tempo. La scommessa del Sinodo sui giovani è stata proprio riscoprire il discernimento spirituale come strumento particolarmente adatto per aiutare i giovani a crescere senza ingabbiarli in prospettive predefinite.

Il senso del pudore, la purezza di cuore, la castità. Sono questi, insieme alla rinuncia al governo del marchesato imperiale, gli elementi della vita di Luigi in passato più evidenziati nell’agiografia e nella predicazione popolare. Il senso del pudore rimanda alla coscienza vigilante a difesa della dignità della persona e dell’amore autentico. La castità, da parte sua, non è mai stata una virtù di moda, facile da presentare e soprattutto da vivere: è dono del Signore. È amare con fedeltà, rispettando la dimensione corporea senza che venga degradata a occasione di gratificazione o di fuga edonistica dalla realtà.

Chi opera nel mondo dei giovani riconosce come l’affettività e la corporeità siano centrali, anche se oggi sono presenti molte ambiguità. San Luigi ci invita a trovare strade adeguate e coraggiose per far scoprire anche nel nostro tempo la bellezza della sesta beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8).

L’impegno nello studio. Quando morì, Luigi era ancora studente di teologia. Aiutare le giovani generazioni ad amare lo studio e a integrarlo nella propria vita di fede è dimensione indispensabile per avere nella società persone che siano allo stesso tempo testimoni credibili e operatori competenti, contribuendo così al reale progresso dell’umanità e alla cura della «casa comune».

Luigi, martire nel servizio ai malati. È l’aspetto forse più bello della sua santità, la dimensione che rende in quest’anno quanto mai attuale questo santo. All’impegno negli studi Luigi seppe coniugare una profonda disponibilità a servire senza riserva. In particolare Luigi si offrì per il servizio degli appestati, contraendo il morbo che lo strappò dal mondo il 21 giugno 1591. Fece così esperienza personale della malattia, della fragilità, della sofferenza divenendo sempre più “povero con Cristo povero”. Giovanni Paolo II, nel quarto centenario della sua morte (1991), lo proclamò patrono dei malati di aids, “peste” di quella epoca.

Oggi, con un messaggio indirizzato alla comunità dei gesuiti di Sant’Ignazio in Roma, dove risposano le sue spoglie, Papa Francesco addita in Luigi il modello e il patrono di quanti hanno rischiato, senza riserve compromettendo talvolta anche la propria vita, per soccorrere gli “appestati” della nostra epoca, gli infermi colpiti da quel virus che sta devastando il mondo intero.

Uniti al Santo Padre, vogliamo ricordare nel giorno natale di san Luigi, tutti quei medici e assistenti sanitari che hanno perso la vita per curare le persone infette. «Essi non hanno indietreggiato di fronte al pericolo del contagio, dando così una meravigliosa testimonianza di servizio, vissuto non soltanto come una professione ma anche come una missione. Sono stati “missionari” di solidarietà e di dedizione eroica!».

Luigi Gonzaga è stato così. Aveva offerto se stesso a Dio con integrità di cuore, e nel pieno della sua giovinezza non risparmiò fatiche, seppe rischiare e curando i malati perse la vita. La fresca testimonianza di un santo ancora molto popolare (in molti portano il suo nome), aiuti i parenti delle vittime, soprattutto medici e infermieri, a sentire i loro cari vivi in Dio e misticamente vicini nel cammino della vita. Il suo esempio e la sua intercessione aiutino le giovani generazioni a concepire la vita come servizio e gustare la verità della Parola del Signore che afferma: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20, 35).

di Massimo Nevola
Superiore della comunità di Sant’Ignazio in Roma e assistente nazionale della Comunità di vita cristiana