Punti di resistenza

La riscoperta della bella fatica della lettura

Copertine della rivista «Il Bestiario degli italiani»
06 giugno 2020

«Il Bestiario degli italiani», rivista cartacea nata per ospitare nuovi fermenti artistici e letterari


Il nome è desueto, il formato anti-ergonomico. Perfino le modalità dell’acquisto sono una corsa a ostacoli, di cui il lettore è messo al corrente fin da subito, con un ironico cahier de doléance su quello strumento antiquato e inaffidabile che è la spedizione postale. Ma non è uno snobismo fine a se stesso a segnare il Dna della rivista «Il Bestiario degli italiani»; piuttosto la consapevolezza che di troppa comodità si può morire, che la volatilità eccessiva dell’informazione rischia di rinchiuderci in un frullatore di notizie perennemente acceso dove di niente si riesce più a percepire il valore. «Da anni ormai, nonostante l’inverno digitale, il Bestiario continua la sua avventura su carta» scrive il direttore Andrej Chinappi, alla guida di una redazione prevalentemente under trenta. «Ogni tre mesi questa anacronistica rivista sviscera un argomento attraverso dodici pagine con articoli, rubriche, racconti, poesie, reportage, fotografie, illustrazioni d’autore e contributi di grandi penne del giornalismo e della narrativa contemporanea. Un formato extra per rendere la lettura un’esperienza fisica, totale, immersiva, contro la leggerezza e l’evanescenza del mondo virtuale». Chiediamo direttamente a Chinappi da dove nasce quell’orgoglio di essere inattuali che è diventato la cifra stilistica più evidente della rivista, accomunando grafici, poeti e scrittori.

Perché un nome così antiquato e poco “smart” come Bestiario? Com’è nato il progetto di un periodico su carta, in tempi di carestia per quotidiani e stampa “generalista” ?

Siamo nati anche noi in un garage, come è successo a Google e ad Apple, uscendo dalla costola di una rivista universitaria bruttissima. La parola «bestiario» ci è venuta incontro mentre pensavamo a che cosa volevamo raccontare; sono libri medievali in cui si parla della natura ambigua dell’essere umano attraverso la descrizione di strani animali, reali o immaginari, da cui trarre insegnamento. Vogliamo raccontare l’Italia di oggi attraverso cortocircuiti di pensiero e paradossi, con un tono letterario, ironico. Si può partire da ogni tema, anche dal più apparentemente stupido, l’importante è non bloccare le domande, esplorare dritto e rovescio di ogni argomentazione, cercare di vedere un punto di vista e anche il suo contrario. Le illustrazioni sono fatte prevalentemente a mano; ci interessa mantenere una dimensione artigianale, come nelle riviste di un tempo, le grandi riviste letterarie del Novecento.

«In tempi duri per il dubbio e per la carta — si legge sulla vostra pagina Facebook — il Bestiario pratica la difficilissima arte della contraddizione».

L’unico modo per essere davvero avanguardia, ormai, è fare un passo indietro. Oggi gli intellettuali sono organici al sistema, e gli artisti riproducono stancamente se stessi. I veri artisti di oggi, forse, sono gli scienziati e gli imprenditori della Silicon Valley, perché come e più dei politici sono in grado di cambiare il mondo e colonizzare l’immaginario delle persone. C’è una sorta di censura al contrario: è possibile pubblicare di tutto, e non suscitare l’indignazione di nessuno. O meglio, l’indignazione diventa essa stessa spettacolo, tutto ha lo scopo di stupire e intrattenere, non di mettere davvero in discussione il sistema. Essere di carta è un freno, ma anche una possibilità. Una rivista di formato molto grande chiede quello che noi chiamiamo un «lavoro muscolare»; hai la visuale coperta, non puoi guardare contemporaneamente il display del cellulare. Ti tiene (letteralmente) le mani occupate. Puoi averla tra le mani senza cookies che ti appaiono in continuazione sullo schermo.

Avete ripreso anche la tradizione ottocentesca del feuilleton, del “fogliettone” a fondo pagina, ospitando giovani autori e pubblicando capitoli di romanzi in cerca di editore

È stato un esperimento, un salto nel vuoto, ma senza la voglia di rischiare non si va da nessuna parte. Nel caso del testo di Daniel Albizzati, il romanzo a puntate è diventato un libro “vero”, pubblicato da Fazi, Le avventure di Mercuzio (Roma 2019, pagine 253, euro 16). Un altro esperimento andato benissimo è stato un Gioco dell’oca “personalizzato” che durante l’isolamento è stato molto apprezzato e usato da tante famiglie. Un’occasione per giocare insieme e non stare davanti alla tv. Scopo del «Bestiario» è ristabilire un dialogo fuori dai salotti intellò e dagli ambienti accademici per essere incubatori di fermenti artistici. Offrendoci come una palestra culturale (rigorosamente su carta); un ruolo perso da tempo dalla forma-rivista. Sempre nell’ottica di far tornare la lettura un’esperienza tangibile, quest’estate andremo a conoscere i futuri abbonati facendo un tour per tutta Italia. Un furgoncino, e via!

di Silvia Guidi