LABORATORIO - DOPO LA PANDEMIA

L’insidia
delle mode scientifiche

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04 giugno 2020

Mai come negli ultimi anni economia e politica hanno posto domande così pressanti alla scienza per affrontare una crisi che, nata sanitaria, è diventata drammaticamente economica e anche politica. Tuttavia la scienza, oltre che di fondi, ha bisogno di tempo e soprattutto di metodo perché non sia usata per giustificare altri fini. Nel recente convegno in streaming organizzato da StemNet (la Federazione delle associazioni di cellule staminali) e Sip (Società Italiana Pneumologia) sul tema delle patologie da covid-19 e cellule staminali mesenchimali sono stati presentati due importanti dati tra loro strettamente collegati. Il primo circa i danni polmonari (ed altri organi), causati da covid-19 che risultano permanere anche dopo la guarigione in molti pazienti, il secondo circa l’importante ruolo terapeutico che, in questa situazione clinica, le cellule stromali mesenchimali e i loro prodotti sembrano avere. La maggior parte dei giornali che ne hanno data notizia ha censurato (non è chiaro se per ignoranza o per scelta) di informare circa questa possibilità terapeutica sottolineando solamente che molti pazienti “guariscono a metà”. Purtroppo, questa “informazione a metà” non ha riferito delle ragionevoli e possibili strategie terapeutiche, contribuendo ad alimentare ulteriore paura nelle persone (anche guarite).

Come ha scritto 100 anni fa l’ultimo dei grandi scienziati-filosofi Henry Poincaré (La morale e la scienza ), «… Dobbiamo temere la scienza incompleta quella che ci illude con vane apparenze e ci impegna a distruggere ciò che vorremmo costruire in seguito quando saremo meglio informati… esistono persone che si infatuano di una idea non perché sia giusta ma perché nuova e alla moda… sono dei terribili distruttori».

Questa incompletezza non è quindi nuova ed ha anche riguardato la ricerca scientifica e la stessa Oms durante precedenti pandemie di Sars contribuendo a privarci di conoscenze che avrebbero permesso di affrontare il covid-19 in modo molto più efficace.

Anche la ricerca sulle cellule staminali ha sofferto di mode che hanno favorito fughe in avanti (non sempre come risultato dell’entusiasmo da ricercatore). L’uso stesso del termine staminale è stato usato come una parola magica, contribuendo a creare confusione non solo nell’opinione pubblica ma perfino in ambito medico, favorendo interessi poco nobili e la fioritura di truffe di varia natura compreso il cosiddetto turismo medico. Sappiamo infatti che il formidabile movente della ricerca è radicato nella esigenza umana di conoscere ma anche che esso può corrompersi per ideologia o per interessi di sola natura economica. Tuttavia questi due moventi non sono necessariamente in conflitto se adeguatamente integrati e con al centro l’interesse della persona e del malato.

Da sempre le situazioni di emergenza, comprese quelle sanitarie, si prestano a manipolazioni e al rischio, da una parte, di correre a soluzioni affrettate, dall’altra di ricorrere a temporeggiamenti interessati, a silenzi e a censure che non aiutano la buona scienza. Occorre ricordare che (tralasciando l’aspetto specifico dei vaccini), sono ben 500 i trial clinici in atto con farmaci già autorizzati per malattie diverse da quelle da covid-19 per capire meglio e contrastare questa infezione e trovare le terapie più adeguate. In questo contesto risulta doveroso e fondamentale sottolineare che gli studi condotti con cellule mesenchimali hanno dato risultati molto incoraggianti anche se da molti negletti. Considerata la notevole sicurezza di queste cellule (un migliaio di trial clinici effettuati nel mondo per svariate patologie) è auspicabile quindi che di fronte ad una emergenza sanitaria così grave si possa valutare seriamente il loro uso clinico mirato non solo in pazienti gravemente compromessi e a rischio della vita ma anche per curare le complicanze post covid. Come riportato da autorevoli studi scientifici, la terapia con mesenchimali, di per sé o in combinazione con altri interventi terapeutici potrebbe rivelarsi un contributo importante anche per limitare gli alti tassi di mortalità per covid-19. Ci auguriamo quindi che l’informazione corretta e completa possa stimolare le ricerche in tal senso sia mediante lo stanziamento di adeguati fondi da parte del governo italiano ed europeo sia attraverso un dialogo costruttivo con le agenzie regolatorie perché i nuovi approcci terapeutici siano applicati in sicurezza ma in tempi adeguati all’emergenza che stiamo vivendo e potrebbe anche ritornare.

di Augusto Pessina
Presidente StemNet, crc StaMeTec, Università degli Studi di Milano.