Autocoscienza e aspirazione alla trascendenza

Il soffio di Dio

Salvador Dalí, «La persistenza della memoria» (1931, particolare)
19 giugno 2020

Pubblichiamo l’introduzione di Maria Paola Brugnoli al libro scritto a quattro mani con Giorgia Salatiello intitolato «Autocoscienza. Fondamenti neuroscientifici, psicologici, filosofici, teologici e spirituali» (Verona, Gabrielli Editori, 2020, pagine 160, euro 15)

Spesso è l’inconscio che modella il comportamento umano nel suo esplicarsi del vivere di ogni giorno, ed in mezzo alle esperienze che viviamo nell’ambito del nostro lavoro e della nostra professionalità.

Tuttavia, siamo ancora troppo fortemente legati al principio di causalità.

Ogni evento fisico deve essere preceduto da una causa fisica. E per la stragrande maggioranza degli esseri coscienti del pianeta Terra, esistono solo eventi fisici.

È ancora drammaticamente eretico, specie nella cultura scientifica moderna, pensare che un evento fisico possa dipendere da una causa mentale o spirituale.

Dobbiamo abituarci a pensare che la nostra mente non è solo un insieme di reti neurali e ci fornisce due tipi di vita: una materiale ed esteriore, la normale di tutti i giorni, l’altra invece rivolta alla continua, a volte spasmodica, ricerca del trascendente, intuito generalmente come immagine esterna della nostra vita troppo breve e finita.

Ma, come in tutte le cose della vita, esiste anche il contrario, il rovescio della medaglia.

Ci manca ancora, anche a grandi linee, quel determinato processo mentale e spirituale che possa dare credito ed un senso alla nostra vita entro i confini dell’universo: trovare lo Spirito dentro di noi, attraverso un percorso di autocoscienza.

Non riusciamo ancora a liberarci dalle maglie della dicotomia corpo-mente da una parte e spirito dall’altra, dalle catene del vivere come dissociati: il corpo e la mente neurale come entità separate, l’anima e lo spirito vitale troppo astratte per il nostro vivere quotidiano: il cervello come entità fisica e lo spirito come entità astratta.

Ma invece non può essere solo così.

Non può essere così perché ce lo dice la stessa ragione, ce lo dice l’intuizione, ce lo dice l’aspirazione verso un qualche tipo di trascendenza che abbiamo dentro, celo dice l’anelito all’immortalità, impresso dentro di noi fin dal momento del Big-Bang.

Da queste considerazioni di intima relazione corpo-mente e spirito, è nata l’esigenza di proporre questo studio sull’autoco­scienza: un percorso che parte da una revisione scientifica di studi neuroscientifici e psicologici, per poter meglio comprendere e superare il principio di causalità e la dicotomia corpo-mente e spirito, che oggi può essere studiata non come una divisione, ma come una unione.

Le traversie della vita, con i relativi momenti di dolore, confusione, di iperstress, di apatia, di abulia, di depressione, di acuto “male di vivere”, possono allontanare, anche se per fortuna solo temporaneamente, dallo stato di autocoscienza, possono far sì che si oscuri quella luce viva e vivente, che dura già da qualche tempo dentro ognuno di noi.

Il dolore e la sofferenza spesso sono dentro l’animo degli individui, delle famiglie, delle comunità, dei rioni, delle città, delle etnie, dei popoli, delle nazioni, dei continenti, del mondo intero!

Per questo motivo, nel nostro percorso di studio sull'autocoscienza, ci è sembrato importante citare il pensiero teologico del filosofo Juan Alfaro (1914-1993), che è stato un acuto interprete del suo tempo, in particolare nel riferimento biblico-antropologico della sua riflessione teologica.

Egli propone una moderna teologia rivolta alla storia, con una particolare attenzione antropologica. La sua prospettiva antropologica porta la riflessione teologica ad affinare la prospettiva ermeneutica: se la rivelazione di Dio nella storia è accessibile all’uomo e si inserisce nella suã struttura costitutiva, è perché Dio si comunica all’uomo nella forma della parola e della parola interiore.

La sua riflessione teologica in senso moderno antropologico, è incentrata sullo studio dell’immanenza-trascendenza della grazia, intesa in senso ampio, come autocomunicazione-autocoscienza divina: l’amore di Dio dentro di noi, attraverso lo Spirito. Esso è in primo luogo dedizione assoluta, dono di tutto l’essere, non solamente ad una sola persona ma a tutta l’umanità.

Attraverso questa ricerca interiore possiamo quindi evolvere verso uno stile di vita nel quale possano essere attuali le parole come amore, disinteresse, aiuto reciproco, solidarietà, fraternità, libertà, eguaglianza sociale, e molto altro. La spiritualità intesa come la ricerca dell’autocoscienza in tutte le religioni e filosofie, è studiata da secoli e millenni da molte persone, teologi, filosofi e mistici che hanno percorso profondamente la strada, non facile, della ricerca interiore.

È proprio nel nostro Sé più profondo che si annida quell’energia che avvertiamo e denominiamo Spirito, dentro il nocciolo duro del nostro non conoscersi, e pertanto del nostro non comprendere.

Lo Spirito: forse troppo vicino e dentro di noi, per poterlo apprezzare, dato che non ci conosciamo mai a sufficienza.

È necessario quindi prendere in considerazione tutto ciò che nasce dentro, come si usa dire psicologicamente “nel più profondo Sé”, in una fase di percorso interiore personale.

Questo itinerario di studio parte da un cammino psicologico interiore per arrivare al sentiero della spiritualità.

Così la definizione e la spiegazione di Autocoscienza/Spirito interiore, sorgono in modo autonomo, quasi dettate dalla parola universale di Dio.

La Parola è ante litteram, senza far uso di verbo pronunciato, quasi direi nemmeno tanto sussurrato. Lo Spirito prima di tutto è parola e soffio vitale dentro di noi.

Nel primo capitolo della Genesi Dio soffiò nella materia inanimata e subito divenne animata. Prese della polvere, la modellò, vi soffiò il suo Spirito vitale e nacque l’uomo, nacque l’essere pensante del pianeta terra.

L’uomo diventa “essere vivente” solo se Dio «soffia nelle sue narici un alito di vita» e solo quando l’uomo stesso capisce lo Spirito dentro di sé: l’Autocoscienza.

di Maria Paola Brugnoli