All’Angelus il pensiero alle vittime della pandemia, ai malati e a quanti se ne prendono cura

Il Papa vicino alle popolazioni che ancora soffrono per il virus

SS. Francesco - Angelus  Domini 07-06-2020
08 giugno 2020

Il Pontefice è vicino alle popolazioni dei Paesi dove il coronavirus «sta facendo ancora tante vittime» e invita a pregare in particolare per i malati, per i loro familiari e per «tutti coloro che se ne prendono cura». Al termine dell’Angelus del 7 giugno — recitato, come domenica scorsa, dalla finestra del Palazzo apostolico vaticano alla presenza di numerosi fedeli riuniti in piazza San Pietro nel rigoroso rispetto delle distanze di sicurezza imposte a causa della pandemia — Papa Francesco ha voluto rivolgere un pensiero particolare alle nazioni del mondo nelle quali il contagio da covid-19 è ancora nella fase acuta, raccomandando di non far mancare loro il sostegno spirituale della preghiera.

Riferendosi proprio alla presenza dei fedeli in piazza, il Pontefice ha anche fatto notare che «in Italia la fase acuta dell’epidemia è superata», ma ha esortato a «non cantare vittoria troppo presto» e a «seguire con cura le norme vigenti» imposte dalle autorità. Perché, ha spiegato, «sono norme che ci aiutano a evitare che il virus vada avanti».

In precedenza Francesco aveva commentato il brano evangelico di Giovanni (3, 16-18) scelto per la liturgia della solennità della Santissima Trinità, sottolineando che il mondo creato da Dio è «buono, bello», ma «dopo il peccato... è segnato dal male e dalla corruzione». Eppure, ha affermato il Papa, «Dio ama ciascuno di noi anche quando sbagliamo e ci allontaniamo da Lui. Dio Padre ama talmente il mondo che, per salvarlo, dona ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito, il quale dà la sua vita per gli uomini, risorge, torna al Padre e insieme a Lui manda lo Spirito Santo». La Trinità dunque è «Amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salvare e ricreare».

Al termine della preghiera mariana, dopo aver parlato della pandemia, il Pontefice ha ricordato che il mese di giugno è dedicato in particolare alla devozione al Cuore di Cristo: «Una devozione — ha detto — che accomuna i grandi maestri spirituali e la gente semplice del popolo di Dio». Da qui l’invito alla meditazione della Parola, all’adorazione eucaristica e alla preghiera. In questo modo, ha assicurato, «anche il nostro cuore, a poco a poco, diventerà più paziente, più generoso, più misericordioso, a imitazione del Cuore di Gesù».

L'Angelus