Allarme dell’Onu sulle conseguenze economiche e sociali della pandemia

Trenta milioni di nuovi poveri

Two girls wearing face masks, as a preventive measure against the spread of the novel coronavirus, ...
14 maggio 2020

La recessione economica mondiale causata dalla pandemia di coronavirus potrebbe ridurre in condizioni di povertà estrema oltre 30 milioni di persone, soprattutto in Africa. Sono le stime delle Nazioni Unite, secondo le quali per le economie dei Paesi più ricchi il calo del pil (prodotto interno lordo) sarà in media del cinque per cento, mentre nei Paesi in via di sviluppo un declino seppur più moderato provocherà un pericoloso aumento della povertà.

«Il ritmo e la forza della ripresa dalla crisi non dipenderà solo dall’efficacia delle misure di salute pubblica nel rallentare la diffusione del virus, ma anche dalla capacità dei Paesi di proteggere posti di lavoro e redditi, in particolare dei membri più vulnerabili delle nostre società» ha commentato Elliott Harris, capo economista delle Nazioni Unite.

Secondo il World Economic Situation and Prospects dell’Onu, presentato ieri, la pandemia sta esacerbando povertà e disuguaglianza. Nel dettaglio, le stime affermano che probabilmente ci saranno 34,3 milioni di persone sotto la soglia di povertà estrema nel 2020 (con il 56 per cento di tale aumento nei paesi africani), e altri 130 milioni potrebbero entrare in questa fascia entro il 2030. Il rapporto mette poi in guardia contro il rischio di grandi misure di stimolo fiscale e monetario — con miliardi di dollari di liquidità iniettati nel sistema finanziario — che contribuiscono al rapido recupero dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni, ignorando invece gli investimenti produttivi. Hamid Rashid, capo del Global Economic Monitoring Branch e principale autore del rapporto, ha spiegato: «La lezione che abbiamo imparato dall’ultima crisi è che le misure di stimolo fiscale e monetario non aumentano necessariamente gli investimenti produttivi. I governi devono incoraggiare le imprese che ricevono la loro assistenza finanziaria a investire in capacità produttive». Questo — a suo parere — «è un must per proteggere posti di lavoro dignitosi e prevenire un ulteriore aumento delle disparità di reddito».

Notizie preoccupanti arrivano anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui l’emergenza pandemia potrebbe durare ancora a lungo. «Bisogna fare ancora un lungo cammino fino alla cosiddetta nuova normalità» ha detto ieri Mike Ryan, a capo del programma di emergenze sanitarie dell’Oms, nel briefing sul coronavirus, rispondendo ad una domanda. «L’Oms non abbasserà il livello di allarme fino a quando non disporremo di un significativo controllo del virus, di solidi sistemi di sorveglianza e di sistemi sanitari più forti» ha aggiunto. Secondo il numero uno dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, «la pandemia evidenzia l’urgente necessità che tutti i Paesi investano in sistemi sanitari forti come migliore difesa contro focolai come il covid-19 e contro le molte altre minacce per la salute che le persone in tutto il mondo affrontano ogni giorno».