L’Italia affidata alla Vergine nel santuario di Caravaggio

Tra le braccia di Maria

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02 maggio 2020

«Sostieni le famiglie smarrite, soprattutto le più povere, stringi al tuo seno i bambini, prendi per mano i giovani, rendi sapienti i genitori, da’ vigore agli anziani, salute agli ammalati, pace eterna a chi muore». È l’accorata invocazione del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, pronunciata nella preghiera di affidamento della nazione italiana alla Vergine in tempo di pandemia, da lui presieduta la sera di venerdì 1° maggio nel santuario di Santa Maria della Fonte presso Caravaggio: un luogo fortemente simbolico in una terra che forse più di ogni altra nel paese ha subito i devastatanti effetti del coronavirus

Trasmesso dall’emittente televisiva Tv2000 e voluto dal presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Gualtiero Bassetti, che ha fatto proprie le sollecitazioni giunte da tanti credenti, nell’atto di affidamento si è ripercorsa la passione di Cristo nella contemplazione dei misteri dolorosi del rosario preceduta dalla simbolica accensione di una luce dinanzi all’immagine di Maria venerata nel santuario, perché — come ha sottolineato il vescovo, anche lui contagiato dal covid-19 e poi guarito — «dove c’è incredulità fiorisca la fede, dove c’è disperazione fiorisca la speranza, dove c’è egoismo fiorisca la carità». Un’esortazione ad abbandonarsi alla rassicurante tenerezza delle braccia che non hanno mai mancato di stringere i fedeli nei momenti di difficoltà. «Santa Maria, non c’è lacrima che tu non asciughi, liberaci dal male che ci assedia», è stata la supplica del presule nel corso della liturgia, ricordando quanti continuano a prodigarsi in questo difficile periodo svolgendo infaticabilmente il loro lavoro: medici, infermieri, politici, forze dell’ordine, volontari e scienziati, e non dimenticando coloro che temono per l’incertezza del proprio impiego.

Un atto di fiducia alla Madre di Cristo, «Colei che si fida e si affida al Signore, crede nonostante tutto all’amore di Dio» è la via per la salvezza, ha ribadito il vescovo segretario generale dell’episcopato, Stefano Russo, in un’intervista ai media della Cei. Per superare uniti questo drammatico periodo occorrono anche «prudenza e obbedienza» ha rimarcato richiamando le parole del Papa, per non «essere ciechi rispetto al vissuto di tristezza e dolore con cui stiamo ancora facendo i conti. Il futuro si fonderà sulla nostra capacità di “fare squadra”, partendo dagli ultimi, sulla solidarietà rispetto all’egoismo».