Radio Sol Mansi in Guinea-Bissau

Per svago e per missione

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15 maggio 2020

Nella risaia il caldo è forte. Un vento leggero muove appena l’acqua. Le contadine sono curve a togliere le erbacce che potrebbero compromettere il raccolto. Da un piccolo apparecchio a transistor esce un gracchiare appena percettibile. Ma le ragazze non potrebbero farne a meno. Quella radiolina, acquistata usata su un mercato della città, è per loro una compagnia indispensabile, una fedele amica che le accompagna nei loro sforzi quotidiani. Le aiuta a essere informate grazie ai radiogiornali, a svagarsi con un po’ di musica o con una sit-com, a riflettere e, perché no, a pregare. In Guinea-Bissau non è difficile imbattersi in una scena simile. Qui come altrove in Africa, dove la televisione e i computer sono beni di lusso che non molti possono permettersi, la radio è un punto fisso della vita. Soprattutto della gente più umile. E in Guinea-Bissau, quando si parla di radio, si parla di Radio Sol Mansi. È la principale emittente radiofonica privata del paese e si contende, con quella pubblica nazionale, le simpatie degli ascoltatori.

«Oggi — spiega Alessandra Bonfanti, missionaria dell’Immacolata, del Pime, vicedirettrice della radio — siamo una realtà nazionale. Le nostre frequenze sono raggiungibili in tutto il paese grazie a tre ripetitori (uno a est, uno a sud e uno a nord) e alle nostre tre sedi (Bissau, la capitale, Mansôa e Bafatá). Un successo guadagnato con il duro lavoro e che sembra incredibile se pensiamo come è iniziata l’avventura». Radio Sol Mansi nasce in uno dei momenti più delicati della storia della Guinea-Bissau. È il 2001 e il paese sta uscendo da una sanguinosa guerra civile. Due anni di inferno, che hanno fatto sprofondare una delle nazioni più povere e arretrate al mondo negli abissi della violenza e della disperazione. Per tutti i lunghissimi mesi del conflitto i media locali non hanno fatto altro che veicolare messaggi di odio, fomentando le violenze. A Mansôa, padre Davide Sciocco, un missionario del Pime, inizia così a interrogarsi sul ruolo dei media. Se i media, si chiede il sacerdote, hanno avuto un così grande ruolo nel promuovere il male, perché non possono essere usati positivamente per promuovere il bene? Perché non creare un’emittente, anche piccola, che possa essere portatrice di messaggi di pace?

Tra mille fatiche e difficoltà, padre Davide dà vita a un piccolo studio proprio a Mansôa. Trasmette solo alcune ore al giorno. I suoi programmi scommettono sull’informazione e, soprattutto, sulla formazione. Oltre, ovviamente, alla musica, tanta musica, e a qualche programma di intrattenimento. «Allora le frequenze erano deboli — ricorda suor Alessandra — e il segnale raggiungeva il territorio della missione o poco più. Ma la gente si è subito appassionata. Tutti la ascoltavano e ne apprezzavano la carica positiva, il messaggio a favore della pace, della convivenza, del dialogo. Fin dai primi anni, padre Davide e i suoi collaboratori hanno cercato di costruire ponti, anche con le altre comunità religiose. E hanno incontrato subito il favore dei musulmani, ma anche delle Chiese evangeliche». Radio Sol Mansi, lentamente e tra mille sforzi, cresce. E quella piccola realtà missionaria progressivamente si struttura. Il segnale diventa sempre più forte e tocca tutte le province della nazione. Si stringono rapporti anche con radio locali che rilanciano i programmi più seguiti.

«Ora — sottolinea la vicedirettrice — è un’emittente interdiocesana. La proprietà è delle diocesi di Bissau e di Bafatá. Il direttore è Casimiro Jorge Cajucam, un laico, e i dipendenti sono ormai una trentina. Possiamo inoltre contare su una rete di una quarantina di corrispondenti volontari che ci forniscono news continuamente aggiornate. La gente ci considera una fonte molto autorevole. “Se lo dice Radio Sol Mansi è vero”, si sente dire. E per noi è motivo di gioia e, lasciatemelo dire, anche di orgoglio». Come in passato, il palinsesto miscela sapientemente informazione, intrattenimento, formazione (dall’agricoltura  all’educazione alimentare, dalla  lotta all’aids  alla  promozione della donna) e riflessione. «In questi tempi di coronavirus — osserva Bonfanti — stiamo facendo un grande lavoro per sensibilizzare le persone sui temi dell’igiene, delle norme per evitare il contagio, del rispetto delle distanze. Mandiamo in onda frequentemente spot e programmi di informazione. Abbiamo anche ideato una sorta di rappresentazione teatrale sul covid-19 per raggiungere le persone più umili e meno istruite. Sul lato formativo, poi, lavoriamo molto sul tema dell’emigrazione. In questo caso ci rivolgiamo ai più giovani spiegando loro i rischi ai quali vanno incontro nel lungo e pericoloso viaggio verso l’Europa».

Radio Sol Mansi però non rinuncia alla linea di dialogo che l’ha sempre caratterizzata. Ancora oggi manda in onda programmi di taglio interreligioso e dà spazio a sezioni dedicate alle Chiese riformate e al mondo musulmano. «Quello del dialogo — conclude la religiosa — è un punto fermo. L’emittente è nata per favorire l’incontro e siamo felici che continuino nel tempo gli ottimi rapporti con le altre fedi. Tra le radio che rilanciano i nostri programmi c’è l’emittente coranica di Mansôa. Gli islamici apprezzano molto “Dieci minuti con Dio”, un programma condotto da padre Sciocco. Le sue riflessioni partono da storie comuni e offrono sempre una morale, condivisa da tutti. La radio diventa così uno strumento di crescita umana per la gente della Guinea-Bissau». Uno strumento dal quale non ci si separa, neppure quando si va a lavorare nei campi.

di Enrico Casale