Lezioni online, accoglienza, organizzazione: anche durante il lockdown nessuno è rimasto indietro

Negli atenei pontifici tutto è pronto per il nuovo anno accademico

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12 maggio 2020

Non c’è ambiente più internazionale a Roma che quello degli atenei pontifici. Ogni anno dalle diocesi di tutto il mondo centinaia di giovani chierici e laici arrivano nella città eterna per iniziare un percorso di studi accademici, teologici, e non solo. Molto spesso si tratta di percorsi relativi al secondo e terzo ciclo di studi (licenze e dottorati), ma non sono rari i casi di studenti che svolgono anche il baccalaureato negli atenei capitolini, spesso alloggiando nei diversi collegi delle nazioni di provenienza. Per questo l’improvviso irrompere della pandemia ha sconvolto la vita di questi ambienti più che altrove. Quando è subentrato il lockdown erano da qualche settimana terminati gli esami della sessione invernale e appena iniziate le lezioni del secondo semestre. Come hanno reagito le istituzioni universitarie cattoliche? E soprattutto cosa prevedono, e come si stanno attrezzando per il prossimo anno accademico?

«Direi che la reazione è stata pronta e positiva per tutte le realtà» spiega don Mauro Mantovani, Rettore dell’Ateneo Salesiano e presidente della Cruipro (la Conferenza dei Rettori delle università ed istituti pontifici di Roma, che coordina le 22 realtà accademiche presenti, di cui nove atenei). Ed è significativo che questo bilancio positivo venga proprio dal Rettore dell’università più colpita dal virus: ben 62 contagiati, alcuni ricoverati e il padre Gregorio Jaskot che ha perso la vita. Ma dalle parole del Rettore appare chiaro che il dolore per la perdita di un prezioso confratello non smorza la volontà di reagire e tornare quanto prima alla missione ispiratrice dell’ateneo. «Abbiamo avviato immediatamente la didattica a distanza, forti del fatto che già da tempo stavamo sperimentando forme di digital tuition. D’altronde il nostro ateneo è noto anche per il corso di laurea in Scienze delle comunicazioni sociali. Ma abbiamo ben chiaro che la migliore delle tecnologie non potrà mai sostituire il valore della relazione educativa in presenza, come ben spiegato anche dalle recenti indicazioni fornite dalla Congregazione per l’Educazione cattolica lo scorso 7 maggio. Ben comprenderà che per i figli di don Bosco la differenza tra mero apprendimento e processo educativo è qualcosa che appartiene al nostro dna. Noi, come è noto, offriamo anche corsi di laurea per così dire “laici” in psicologia, pedagogia, scienza delle comunicazioni, quindi abbiamo anche una fascia consistente di studenti laici. Nel periodo di Pasqua abbiamo voluto distribuire a tutti i nostri studenti un questionario per monitorare il loro adattamento a queste modalità straordinarie di apprendimento, e devo dire che i risultati sono stati molto incoraggianti. Coerentemente alla tradizione che vuole la nostra facoltà di psicologia tra le più prestigiose in Italia, abbiamo anche attivato un servizio di supporto psicologico ai nostri studenti e alle loro famiglie, consapevoli del correlato diffuso danno psicologico che il virus sta diffondendo.

Per quanto riguarda il prossimo anno accademico abbiamo già pronto l’Ordo che è in totale continuità con quello degli anni precedenti, tutti i corsi vengono confermati. Noi programmiamo come se le lezioni potranno essere presenziali, ma se questo non fosse possibile lavoreremo all’insegna della flessibilità con l’attività on line, forti dell’esperienza di questi ultimi mesi. Ugualmente, se ci fossero studenti che non possano ancora essere presenti a Roma a ottobre, sicuramente li accetteremo, potranno seguire in video le lezioni che comunque verranno svolte in aula. Di certo non lasceremo nessuno per strada. Penso che il ricorso alla multimedialità nell’insegnamento, anche quando la situazione tornerà normale, permarrà rendendo più ricche e stimolanti le nostre lezioni. L’unica vera preoccupazione al momento è quella relativa ai visti e permessi d’ingresso per gli studenti extracomunitari, speriamo che ci sia da parte del governo una sensibilità particolare a questo aspetto; ma ripeto che se anche qualche studente non dovesse fare in tempo ad arrivare per ottobre non sarà lasciato indietro. Un punto che ci tengo a sottolineare come presidente della Conferenza dei rettori è che mai come in questa occasione si è consolidata una forte collaborazione tra tutti gli atenei pontifici di Roma. Ed è una ricchezza che non andrà dispersa». «Ringrazio l’Osservatore Romano che ci dà quest’opportunità di lanciare un messaggio a tutti i suoi lettori, specie vescovi e superiori maggiori: non temete a mandare normalmente a Roma il prossimo anno chierici, seminaristi, novizi e laici: gli saranno garantiti sicurezza sanitaria e l’ordinario alto livello curriculare che tutte le nostre università offrono».

«Alla Gregoriana la situazione non è molto diversa, se non per il più alto numero di studenti stranieri, per lo più residenti nei collegi nazionali. In totale sono quasi il 75 pe cento dei nostri 2800 studenti», esordisce padre Mark A. Lewis vicerettore della prestigiosa istituzione accademica, «Ma pochi sono tornati nei loro paesi all’esplodere della pandemia», e aggiunge che:

«Alla fine di febbraio quando la situazione ha cominciato a farsi seria ci siamo dati tre obiettivi: la massima attenzione e cura delle condizioni sanitarie del nostro personale e dei nostri studenti; l’attivazione immediata della didattica a distanza e l’inoltro telematico di tutto il materiale didattico necessario a continuare gli studi; l’impegno a non modificare il calendario di ateneo, confermando anche le date delle valutazioni sia di grado che di profitto, on line o in presenza. Abbiamo cercato di digitalizzare quanto più materiale possibile per ovviare all’impossibilità di accedere alla biblioteca. La nostra biblioteca consta di circa mezzo milione di libri. Le nostre tre sale di lettura saranno riaperte dal 18 maggio con una capacità di posti ridotta a un terzo, cioè comunque 75 posti prenotabili on line. Con soddisfazione possiamo dire che tutto il comparto riviste è ora accessibile on line, e questo è di grande ausilio soprattutto per i nostri dottorandi. Siamo insomma soddisfatti della nostra capacità di reazione», continua padre Mark. «Anche la programmazione per il prossimo anno procede spedita: abbiamo confermato l’inaugurazione dell’anno accademico per il 5 ottobre, e siamo ben attrezzati a procedere con un sistema misto on line e presenziale. Abbiamo modificato la logistica delle aule per consentire il distanziamento sociale. E stiamo registrando le lezioni propedeutiche di lingua italiana per le matricole, così da farli arrivare ai corsi già con una conoscenza base. Questo soprattutto nel caso gli arrivi a Roma dovessero essere ritardati per via del problema dei visti. Ci stiamo anche coordinando con i principali collegi nazionali dove in genere alloggiano la maggioranza dei nostri studenti in modo che anch’essi siano pronti alla ripresa annuale. Manteniamo le stesse rette di quest’anno, ma speriamo che nell’incertezza economica mondiale non diminuisca il flusso vitale delle borse di studio che Propaganda fide e altre fondazioni benefiche erogano a favore dei nostri studenti». Il rettore della Gregoriana, padre Nuno da Silva Gonçalves, non ha esitazioni: «Saremo sicuramente preparati ad accogliere e accompagnare sia gli studenti che si troveranno a Roma, sia quelli che non potranno raggiungerla per difficoltà nei viaggi internazionali o nei visti. Non lasceremo nessuno indietro o da solo».

Nella splendida cornice dell’Aventino l’ateneo di sant’Anselmo si staglia come una fortezza visibile da gran parte del centro storico di Roma. Il professor Bernhard Eckerstorfer, monaco benedettino austriaco, è il rettore dell’Ateneo Anselmianum che, accanto alle facoltà di Teologia e Filosofia, è famoso per il Pontificio istituto liturgico, e per l’Istituto di spiritualità monastica. La sua spiccata energia propositiva non nasconde un discreto stupore per gli eventi: «Capisce? Io sono stato nominato rettore di questo Ateneo il 16 dicembre scorso. Pieno di progetti e di nuove idee per la testa. Appena qualche settimana a guardarmi intorno e a conoscere i professori e ci piomba addosso questa pandemia! Ma le posso assicurare che nessuno dei progetti di sviluppo dell’ateneo che abbiamo in mente verrà messo da parte». «Per quanto sant’Anselmo sia l’università pontificia che ha il maggior numero di studenti stranieri a Roma, sono molto confidente che non avremo defezioni. La nostra istituzione è insieme ateneo e collegio, ospitiamo in stile di vita monastico circa 120 studenti, su quasi 700 iscritti. Lo sa? Sono molto orgoglioso: nessuno dei nostri studenti ha lasciato il collegio a causa del coronavirus! E questo per via del nostro specifico: la stabilitas monastica. Che in questa evenienza non è solo stile di vita spirituale ma anche garanzia di sicurezza sanitaria. Dall’abbazia non esce nessuno se non per assoluta necessità, pur garantendo un ambiente vitale soddisfacente e stimolante. Anzi cominciamo ad avere richieste di iscrizioni per il prossimo anno condizionate proprio alla permanenza nel collegio. Vescovi, abati e superiori si sentono più tranquilli nel sapere che i loro studenti rimarranno in un ambiente di studio protetto che non richiede trasferimenti. D’altronde, come lei ben sa, in quindici secoli di monachesimo benedettino ci sono tante storie di abbazie e monasteri che sono stati presidi formidabili contro le epidemie e pestilenze. In concreto, abbiamo cominciato subito a lavorare on line, forti del fatto che già da qualche anno offrivamo corsi di e-learning su una nostra piattaforma. Puntiamo anche molto sulle lezioni asincrone: nel caso che gli studenti non possano raggiungere Roma, sono comunque in grado di seguire le lezioni, indifferentemente dal fuso orario. Per questo stiamo investendo circa 7000 euro per ciascuna aula per dotarla di telecamere e tecnologie idonee a registrare e trasmettere le lezioni. E, nel rispetto delle norme sul copyright stiamo cercando di digitalizzare quanti più testi possibili dalla nostra biblioteca, che è uno scrigno di materiale unico liturgico e monastico. Io penso che alla fine di questa pandemia saremo più forti di prima. Penso soprattutto a due aspetti: la multimedialità ci consentirà finalmente di portare la cultura teologica anche dentro i monasteri di clausura di mezzo mondo, e inoltre permetterà di rendere le lezioni più stimolanti consentendo interventi esterni di esperti e di “digit-visiting professor”. E poi mi dica: come si può rinunciare a studiare teologia a Roma? È un’esperienza unica nella vita, irrinunciabile».

Se non si può rinunciare a Roma, figurarsi se si può rinunciare a Gerusalemme. Padre Alessandro Coniglio, ofm, è professore e segretario della facoltà di studi biblici francescana della città santa, lo Sbf, collegata con l’Ateneo Antonianum di Roma. «La nostra è una realtà molto specialistica e dai numeri piccoli, nella quale forniamo solo percorsi di secondo e terzo ciclo. Anche noi da marzo scorso svolgiamo solo lezioni on line e già tre tesi di licenza sono state difese in questa modalità. L’impatto della pandemia in Israele non è stato così drammatico come nel resto del mondo, e il paese sta già riaprendo. Confidiamo di ripartire presto anche noi, perché la presenzialità per noi è essenziale, il nostro plus è appunto lo studio immerso nell’ambiente della Terra Santa». Da Roma come Gerusalemme il messaggio che parte soprattutto verso i vescovi è lo stesso: «Siamo pronti. Si riparte. Non abbiate timore a mandare i vostri studenti. Con flessibilità di strumenti certo, ma con la qualità e la passione di sempre».

di Roberto Cetera