Le forze di al-Serraj affermano di aver conquistato la strategica base di al-Watiya

Libia, razzi di Haftar sul centro di Tripoli

This picture taken on May 9, 2020 in the day in the residential Bab Bin Ghashir neighbourhood of ...
18 maggio 2020

Razzi sul centro di Tripoli, sette morti e diversi feriti. Questo l’ultimo bilancio dell’offensiva, ieri, delle forze del generale Haftar contro la capitale libica per spodestare il governo di unità nazionale, riconosciuto dalle Nazioni Unite e guidato da al-Serraj.

La controffensiva è scattata questa mattina: le forze filogovernative libiche hanno annunciato la presa della base aerea di al-Watiya, circa 130 chilometri a sud-ovest di Tripoli, strategica postazione delle milizie del generale Haftar. «Il generale Osama al-Juwaili, capo della sala operazioni congiunte: le nostre forze eroiche hanno preso il controllo della base aerea di al-Watiya» si legge sull’account Facebook dell’Operazione “Vulcano di rabbia” delle forze che difendono il governo del premier al-Serraj dall’attacco del generale.

Due giorni fa almeno due persone sono morte e sei sono rimaste ferite in un altro attacco su Tripoli. Un centro profughi è stato bombardato dalle forze di Haftar: le persone del rifugio di Fornaj provengono principalmente dal vicino distretto di Ain Zara. Secondo le forze del governo di unità nazionale, l’attacco è stato sferrato dopo che l’aviazione della capitale aveva distrutto una contraerea nella base militare di al-Watiya.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il mese scorso che la maggior parte delle vittime civili nella guerra civile libica durante i primi tre mesi del 2020 erano attribuibili all’Lna, l’esercito di Haftar, sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti, Egitto e dalla Russia.

Il conflitto e la pandemia stanno mettendo a dura prova la popolazione mettendone a rischio salute e sicurezza. Circa 400.000 libici sono stati sfollati dall’inizio del conflitto 9 anni fa, circa la metà dei quali nell’anno passato, da quando l’attacco alla capitale, Tripoli, è cominciato.

Di qui l'appello di Unhcr, Oms, Oim, Unicef, Ocha, Unfpa e Wfp, che in una dichiarazione congiunta hanno chiesto la fine dei combattimenti in Libia e la protezione dei civili: «Nonostante gli appelli ripetuti per un cessate il fuoco umanitario, anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, le ostilità continuano senza sosta, impedendo l’accesso e la consegna di aiuti umanitari fondamentali» si legge in una nota congiunta. «Gli operatori umanitari affrontano sfide significative ogni giorno per portare avanti la loro missione. A marzo 2020, i partner umanitari hanno riportato un totale di 851 restrizioni di accesso ai movimenti di personale e aiuti umanitari all’interno e verso la Libia».

Sul piano diplomatico, la situazione è in stallo. Da segnalare, due giorni fa, un colloquio telefonico tra il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Tra i temi affrontati — riporta una nota della presidenza turca citata dall’agenzia di stampa Anadolu — la necessità di una soluzione politica per la Libia. Il segretario generale della Nato ha ribadito a Erdogan che l’Alleanza atlantica è «disponibile ad aiutare il Paese a ricostruire le sue capacità di difesa e sicurezza».