Il sostituto della Segreteria di Stato ad Assisi nel terzo anniversario dell’istituzione del santuario

La spogliazione di Francesco modello di conversione

Monsignor Sorrentino e Monsignor Edgar Pea Parra.jpg
26 maggio 2020

«Con la mia visita vorrei portarvi in questo tempo travagliato la benedizione e l’incoraggiamento del Papa, con l’augurio di “pace e bene” tipico del Serafico padre Francesco». Con queste parole l’arcivescovo Edgard Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, ha espresso la vicinanza e il sostegno spirituale del Pontefice alla comunità di Assisi durante la solenne concelebrazione eucaristica presieduta domenica 24 maggio, in occasione del terzo anniversario dell’istituzione del santuario della Spogliazione presso la chiesa di Santa Maria Maggiore.

Insieme con il presule hanno concelebrato l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, e una decina di sacerdoti, tra i quali il vicario generale della diocesi, don Jean-Claude Hazoumé, il provinciale dei Frati minori cappuccini dell’Umbria, padre Matteo Siro, e i custodi delle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, i padri Mauro Gambetti e Giuseppe Renda. Tra i partecipanti, numerose autorità civili e militari della città umbra e della provincia di Perugia.

Nella sua omelia il sostituto ha ricordato che la solennità dell’Ascensione «non consiste tanto nella partenza del Signore da questa terra, ma nel suo arrivo in Cielo. Il motivo della nostra gioia — ha spiegato — risiede nel fatto che i Cieli egli li ha raggiunti per noi. Gesù, oggi, infatti porta in Cielo, cioè in Dio, nell’eternità, la nostra umanità, che aveva fatto propria e che non ha abbandonato in terra. Ecco il senso del suo andare in Cielo. Non è per lui, è per noi. È un andare lontano da noi per assicurarci che potremo stare sempre insieme a lui».

Rifacendosi poi all’insegnamento di Papa Francesco, l’arcivescovo Peña Parra ha sottolineato che con l'Ascensione «Gesù ha prenotato un posto per noi. Ha preso su di sé la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è lui, fossimo anche noi. È la certezza che ci consola: c’è un posto riservato per ciascuno... Ognuno di noi può dire: c’è un posto per me. Non viviamo senza meta e senza destinazione. Siamo attesi, siamo preziosi. Dio è innamorato di noi, siamo suoi figli. E per noi, ha preparato il posto più bello e più degno: il Paradiso».

Sempre citando le parole del Pontefice, il presule celebrante ha invitato i fedeli a non dimenticare che «la dimora che ci attende è il Paradiso», perché «qua siamo di passaggio. Siamo fatti per il Cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre. Per sempre: è qualcosa che ora non riusciamo neppure a immaginare, ma è ancora più bello pensare che questo “per sempre” sarà tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio, con gli altri, senza più lacrime, senza rancori, senza divisioni».

Il sostituto ha indicato nella spogliazione del Poverello di Assisi — il gesto compiuto ottocento anni orsono da Francesco davanti a suo padre Pietro di Bernardone e al vescovo Guido — un esempio luminoso per camminare verso il Cielo, per andare verso l’alto. Perché in quel momento «Francesco ha interrotto il suo percorso di vita orizzontale, legato alle realtà terrene, per iniziare quello verticale, proteso alle realtà celesti».

«Qui — ha proseguito — si è spogliato di ciò che passa per abbracciare quello che resta», ha affermato il sostituto, aggiungendo che il santuario «ci ricorda che non si può fare posto pienamente al Signore senza spogliarsi di qualcosa: occorre togliere i nostri abiti interiori vecchi per rivestirci della sua novità».

«Questo tempo — ha detto monsignor Peña Parra in conclusione — ci ha spogliato di tante certezze, privando molti di beni anche essenziali. E ciò è sicuramente un male. Tuttavia, le situazioni inferte dalla vita possono avere un ruolo nel cammino. Ci ricordano che la vita non va sprecata, inseguendo cose che ora ci sono e domani svaniscono. Ci ricordano che, per quanto ci affanniamo, la vita, cui non possiamo aggiungere un solo istante, non è nelle nostre mani».

Nel saluto iniziale, l’arcivescovo Sorrentino aveva evidenziato come il santuario della Spogliazione, «ultima perla di Assisi», sia «in qualche modo la più originaria. Qui — ha chiarito — otto secoli fa Francesco sigillò il suo cammino di conversione. L’icona della spogliazione porta insieme due cardini della sua spiritualità: la radicalità evangelica e l’ecclesialità». Monsignor Sorrentino ha inoltre ricordato che il santuario è oggi impreziosito dalla tomba del venerabile Carlo Acutis — di cui è in corso la causa di beatificazione — «testimone di santità giovanile nell’epoca digitale», e ha rivolto un pensiero speciale a Papa Francesco ricordando il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune.

di Jean-Baptiste Sourou