Dopo l’appello Onu alla tregua per favorire la risposta all’emergenza sanitaria

Guterres: nessuna azione concreta per la pace globale

Il segretario generale dell’Onu Guterres durante una sessione al Consiglio di sicurezza (Reuters)
28 maggio 2020

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso ieri rammarico perché al suo appello lanciato il 23 marzo scorso per un cessate il fuoco mondiale per combattere la pandemia di covid-19 «non hanno fatto seguito azioni concrete». Un cessate il fuoco mondiale «avrebbe creato le condizioni per una migliore risposta alla pandemia e per la consegna degli aiuti umanitari ai più vulnerabili, aprendo allo stesso tempo lo spazio al dialogo» ha affermato Guterres durante una vidoconferenza al Consiglio di sicurezza dell’Onu. «Sono incoraggiato dal supporto espresso (all’appello, ndr). Tuttavia, questo supporto non si è tradotto in azioni concrete» ha osservato.

Il segretario generale Onu ha poi avvertito che i civili coinvolti nelle violenze in tutto il mondo «ora affrontano una nuova e mortale minaccia a causa del coronavirus». La pandemia «sta amplificando e sfruttando le fragilità del mondo e il conflitto è una delle maggiori cause di quella fragilità» ha ribadito. «La protezione dei civili ci impone di fare molto di più per garantire il rispetto del diritto internazionale, e per prevenire, ridurre e risolvere le guerre». Il covid-19 rappresenta una grave minaccia soprattutto «per i rifugiati e gli sfollati ammassati nei campi e per le comunità che non dispongono di strutture sanitarie e sanitarie».

Il segretario generale Guterres ha quindi chiesto a «tutti i governi di impegnarsi fortemente per evitare l’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio nelle aree popolate». Inoltre, ha sottolineato che «decine di migliaia di bambini sono stati costretti a prendere parte alle ostilità nel 2019, milioni di persone sono state sfollate, e alla fine del 2019, il Comitato Internazionale della Croce Rossa stava gestendo circa 140.000 richieste da parte di famiglie di persone scomparse».

In generale — sulla base dei dati degli esperti delle Nazioni Unite — nei conflitti globali «più di 20.000 civili sono stati uccisi o feriti in soli dieci conflitti: Afghanistan, Centrafrica, Iraq, Libia, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Siria, Ucraina e Yemen».

E questa cifra — ha spiegato il leader del palazzo di Vetro — comprende solo gli incidenti verificati dalle Nazioni Unite, «è una frazione del totale». L’anno scorso, per il nono anno consecutivo, ha aggiunto, «il 90% delle persone uccise da armi esplosive nelle aree popolate erano civili».