L’importante ruolo evangelizzatore delle radio comunitarie africane

Frequenze di fede in tempo di pandemia

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15 maggio 2020

«Abbiamo preso accordi con alcuni sacerdoti in modo che vi sia ogni giorno la trasmissione della messa in tre diversi orari» nell’arco della giornata, mentre le celebrazioni liturgiche domenicali andranno in onda alle 7, alle 9 e alle 11. In questo modo padre Emile Vangah, direttore generale di Radio Nationale Catholique de Côte d’Ivoire (Rnc), ha accolto, tra le indicazioni della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, quelle riguardanti la possibilità per i fedeli di poter partecipare da casa alle funzioni religiose dopo i limiti governativi imposti dalla pandemia di coronavirus. L’emittente proporrà inoltre ai suoi utenti, affiancata da altre radio locali, l’ascolto di devozioni spirituali, meditazioni, recita del Rosario.

Ed è proprio in questi tempi drammatici, dopo che il covid-19 è giunto anche nel continente africano, che assume ancora più importanza uno strumento come la radio. Una fonte di informazione il cui utilizzo qui cresce di giorno in giorno, un potente mezzo di evangelizzazione per lo sviluppo sociale e religioso di tutta la società.

«Grazie alla sua fruibilità, è in grado di raggiungere un pubblico sempre più vasto permettendo di condividere le diversità della società», ha affermato don Winfield Kunda, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale dello Zambia (Zccb). Fruibilità testimoniata dal diffondersi di programmi concernenti temi come religione, ambiente, salute, istruzione ed economia nelle cosiddette “radio comunitarie”, gran parte delle quali animate e sostenute dalle Chiese locali, che, dalla loro nascita negli anni Sessanta del secolo scorso a oggi, hanno raccolto un’audience sempre maggiore, facendo aumentare al contempo negli ascoltatori la consapevolezza sul loro ruolo di cittadini e creando i presupposti per azioni comuni nella sfera dell’etica personale e sociale.

Diverse le loro denominazioni — radio educativa, radio agricola, radio rurale, radio comunitaria, radio libera — ma comune il loro scopo: far arrivare la propria voce a un bacino di utenza limitato a un territorio o a una regione di media estensione grazie anche al sostegno di progetti elaborati da organizzazioni internazionali, fondazioni, ong e comunità religiose. Un traguardo significativo considerando che il panorama radiofonico del continente è rappresentato sostanzialmente dalle emittenti di Stato, che spesso si limitano a trasmettere i notiziari provenienti dalle ex potenze colonizzatrici. Dato inoltre il tasso di analfabetismo particolarmente elevato e la scarsa copertura della rete elettrica che escludono una larga parte della popolazione dalla fruizione di stampa, televisione e internet, le radio comunitarie hanno assunto nel continente un peso enorme nella circolazione delle informazioni rispetto agli altri media. Come avviene del resto in Burkina Faso, dove, grazie a un progetto di Signis, organismo che raggruppa istituzioni e associazioni di comunicatori cattolici di ogni parte del mondo, è stato possibile realizzare un sistema satellitare che permette alle 14 emittenti locali diocesane di interagire tra loro ricevendo e condividendo trasmissioni da una stazione madre creata nella capitale Ouagadougou.

Da un anno e mezzo è attiva invece in Kenya Radio Osotua che trasmette anche nelle lingue swahili e masai nella diocesi di Ngong, e fa parte del programma per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale locale. Quest’ultimo prevede la nascita di venti radio cattoliche in altrettante diocesi entro la fine del 2020. L’emittente, il cui nome significa “pace” ed è usato anche per indicare il Vecchio e il Nuovo Testamento, è con il tempo diventata un formidabile veicolo di evangelizzazione, soprattutto nella comunità masai, contribuendo a dare agli ascoltatori una maggiore «educazione spirituale e materiale, illuminando sull’importanza di concentrarsi sui temi etici e di lottare contro ogni forma di corruzione, rivalità etniche, egoismo e avidità. Aiutando, quindi, l’intera comunità a vivere come veri fratelli e sorelle ad immagine di Dio, ha spiegato il vescovo di Ngong, John Oballa Owaa.

Esempi significativi di come il mondo radiofonico africano stia diventando un luogo «in cui tutte le voci possono parlare, essere rappresentate e ascoltate», ha aggiunto don Kunda. «Se ben utilizzate, le stazioni possono servire le comunità offrendo un’ampia varietà di programmi, punti di vista e contenuti, riflettendo l’eterogeneità del pubblico» e contribuendo allo sviluppo e alla tutela della dignità umana. Un “punto d’incontro”, quindi, in cui condividere anche i valori evangelici con un pubblico più ampio, non necessariamente cattolico, e trovare vie di collaborazione per il bene comune. Tutto questo, però, non sarebbe possibile senza il quotidiano sacrificio di coloro che prestano il loro servizio anche in condizioni difficili. «Sappiamo che la situazione finanziaria di molte stazioni radio è negativa — ha precisato il sacerdote — in particolare di quelle comunitarie. Queste persone, che dedicano tempo a educazione, intrattenimento e informazione attraverso la radio, sono encomiabili, soprattutto perché il lavoro svolto va oltre le remunerazioni in termini economici». Una situazione che le autorità governative hanno affrontato con sovvenzioni e contributi in mancanza di una vera e propria legge che regoli la materia. Per questo don Kunda ha auspicato una normativa specifica che preveda sponsorizzazioni di programmi e la possibilità per le emittenti di avvalersi di messaggi pubblicitari.