Negli ultimi romanzi di Emanuela Canepa e Massimiliano Virgilio

Di madri e di creature

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08 maggio 2020

Aperto da una scena magistrale (la madre della protagonista alle prese con i panni da stirare), era disturbante il primo romanzo di Emanuela Canepa (L’animale femmina, Einaudi 2019). Questo secondo — Insegnami la tempesta (Torino, Einaudi 2020, pagine 248, euro 17.50) — è invece feroce. C’è un freddo profondo che avvolge le protagoniste, una madre e una figlia incapaci di ascoltarsi, capirsi, aiutarsi. Ma perché questo freddo imbalsama famiglie di origine e famiglie di destinazione; amori, amicizie e tante, troppe madri? La vita è un mistero in bilico sul baratro, la tempesta può essere tenuta a freno da rapporti in apparenza oliati, però, quando ormai sembra che trovare il bandolo sia impossibile, arriva la spiegazione. Non dall’amica suora, né da un marito che finalmente dice basta; arriva dalla propria storia. E dalla propria colpa. Quella di aver permesso, proprio sul nascere, l’amputazione del nuovo desiderio nato con la maternità — il desiderio di vicinanza fisica, veicolo di così tanti altri linguaggi. Ma arriva il tempo di vedere quella scelta per quella che è. E di capire che tua figlia, ormai diventata adulta, ora è davvero tua figlia.

Più duro ancora il nuovo romanzo di Massimiliano Virgilio (Le creature, Milano, Rizzoli 2020, pagine 240, euro 18). Ma non è questione di maternità gelide e di vite trattenute. Qui c’è la durezza dell’altra parte delle nostre città, quelle zone in cui sono sospesi parametri e diritti che valgono per il quotidiano delle nostre case. Qui la vita ha un peso diverso, perché è abissale — anche se spesso è questione di pochi metri — la distanza tra quelli che meritano di passeggiare sul ponte della nave e coloro ai quali è precluso anche solo di salire per una boccata d’aria. Virgilio racconta le creature (nella declinazione napoletana di bambino indipendentemente da sesso, provenienza, religione; ’e criature nella loro essenza e purezza), e tra le creature quelle più in bilico di tutte. Sono i fantasmini, i minori invisibili che popolano una casa alla periferia di Napoli (ma potrebbe trattarsi di qualunque periferia di qualunque città) in cui migranti senza documenti lasciano i figli che, lavorando, non possono tenere con sé. Il dolore non risolto genera mostri, e i fantasmini si trovano a scontare colpe senza nomi ma con tanti colpevoli.

di Giulia Galeotti