Nessun intesa su una risoluzione per chiedere il cessate il fuoco globale per la pandemia

Consiglio di sicurezza senza accordo

Cuban doctor Jose Enrique Ortiz (C) and Italian medical staff take part in a daily briefing in a ...
16 maggio 2020

Un stallo politico molto grave e del tutto inspiegabile. Nel pieno della pandemia di coronavirus, con milioni di contagi e migliaia di morti, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non riesce a trovare un accordo per una risoluzione congiunta per un appello al cessate il fuoco globale.

L’ultimo tentativo di negoziato è avvenuto ieri e ha registrato un nuovo fallimento. Anche la bozza presentata dalla Germania assieme all’Estonia, che ha la presidenza di turno del Consiglio, si è arenata. Sembra che a paralizzare i lavori sia soprattutto lo scontro diplomatico tra Stati Uniti e Cina: lo hanno detto fonti diplomatiche all’agenzia stampa tedesca Dpa. Questa volta è stata la Cina a respingere la nuova ipotesi di compromesso.

Al centro della risoluzione su cui si lavora vi è l’appello del segretario generale António Guterres per un cessate il fuoco globale, in tutto il mondo, in modo da concentrare gli sforzi sulla lotta alla pandemia e la ricerca del vaccino. Un appello importantissimo, visto che, in paesi come la Siria, la Libia, lo Yemen o l’Afghanistan, conflitti armati hanno distrutto le principali infrastrutture e gli ospedali, rendendo quindi impossibile l’assistenza alla popolazione. Le violenze del conflitto si uniscono dunque ai rischi del contagio: molti esperti temono il peggio nei prossimi mesi. I combattimenti, inoltre, impediscono l’afflusso di aiuti. Centinaia di migliaia di rifugiati e sfollati rischiano la vita.

Ma qual è il nodo dello scontro politico in atto? Secondo fonti diplomatiche, Pechino vuole che nella risoluzione venga menzionata la richiesta di sostenere l’operato dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Gli Stati Uniti si oppongono decisamente a questa ipotesi. Il presidente Donald Trump ha interrotto i finanziamenti all’Oms accusandola di aver mal gestito la pandemia. La settimana scorsa Washington aveva respinto una bozza di risoluzione franco-tunisina che citava l’Oms in maniera indiretta. Va detto anche che pochi giorni fa era circolata la notizia in base alla quale il presidente americano sarebbe infatti pronto a riprendere l’erogazione di fondi all’Oms. Ma da Washington non è arrivata nessuna conferma.

Intanto, ieri, un gruppo di ong ha lanciato un appello affinché le popolazioni più povere del mondo abbiano in futuro un accesso prioritario al possibile vaccino contro il coronavirus.

Secondo le ong, per vaccinare contro il coronavirus la metà più povera della popolazione mondiale (3,7 miliardi di persone) servirebbe meno di quanto le dieci maggiori multinazionali del farmaco guadagnano in 4 mesi.