Il 31 maggio l’abbazia di Montecassino riapre ai fedeli

Con sguardo rinnovato

abbazia riaperta.jpg
29 maggio 2020

L’abbazia di Montecassino si prepara a riaprire ai fedeli e ai visitatori e la data scelta dalla comunità monastica è quella di domenica 31 maggio, con una celebrazione presieduta dall’abate Donato Ogliari, alle 10.30. «È una sfida del tutto nuova — afferma l’abate — che affrontiamo con senso di responsabilità, con serenità e fiducia così da poter tornare con entusiasmo a vivere, accanto al nostro “Ora et labora” quotidiano, l’incontro con i fedeli, con i visitatori, i pellegrini e quanti vorranno affidarsi alla intercessione di san Benedetto>. Tra spiritualità, arte e cultura, si potrà quindi di nuovo salire sulla rocca che domina la città di Cassino; l’intero complesso monastico sarà peraltro visitabile il giorno dopo, lunedì 1 giugno, con modalità da “open day”, anche se occorre prenotarsi online.

Ma torniamo alle parole dell’abate Ogliari che ben descrivono anche il momento vissuto dalla comunità benedettina: «Vi è stata e vi è preoccupazione per la sofferenza e lo smarrimento che la crisi pandemica ha provocato nel mondo, sia per le perdite di vite umane sia per l’incertezza generatasi circa il futuro, a cominciare dall’incognita del lavoro fino ai contesti relazionali da ricomporre. Dall’altra parte, il lockdown ci ha consentito di recuperare un cammino più pacato, di apprezzare meglio ciò che è essenziale rispetto a ciò che è passeggero, di monitorare con maggior efficacia la dimensione del fare che talora, anche nei nostri ambienti, rischia di mettere a repentaglio l’equilibrio dell’architettura monastica del tempo, basata sull’interazione armonica tra ora, labora et lege. Ovviamente, il ritmo quotidiano segnato dalla preghiera monastica, dal contatto con quella riserva inesauribile di senso che è la Parola di Dio e l’eucaristia, e dalla sapienza evangelica di cui è impregnata la Regola di san Benedetto, ci è stato di grande aiuto nel vivere e leggere anche questa emergenza epidemiologica con gli occhi della fede. Del resto, per sua intima vocazione, il monaco non si rassegna a vivere gli avvenimenti della storia passivamente, ma cerca di discernervi gli appelli di cui essa è portatrice e di scorgervi le tracce della presenza di Dio, che non smette di agire in essa. Mutuando l’immagine isaiana, il monaco è uomo della profezia perché, come sentinella nella notte, perscruta i segni dell’alba che si annuncia, e aiuta i fratelli a volgere lo sguardo verso di essa con fiducia e speranza».

Fiducia e speranza che hanno accompagnato anche le settimane passate, con un momento di forte impatto emotivo: quello del 21 marzo, festa di san Benedetto, con la benedizione impartita dalla Loggia del monastero da parte di Ogliari, che così sottolinea anche quell’evento: «Purtroppo quest’anno non è stato possibile celebrare con la consueta solennità il dies natalis di san Benedetto, nostro fondatore e patrono di Cassino, nonché d’Europa. Ci è sembrato, tuttavia, naturale far percepire in qualche modo alla città e al suo territorio la prossimità del santo e della comunità monastica che oggi ne segue le orme. La benedizione impartita dalla loggia voleva rendere viva e concreta questa vicinanza. Invocando la benedizione di Dio per intercessione di san Benedetto, attraverso l’ostensione della sua reliquia, si è voluto perciò assicurare il patrocinio e la protezione del santo su quel lembo di terra che per quindici secoli è stato fecondato da lui e dai suoi figli, non solo col Vangelo, ma anche con l’aratro e con il libro».

Da Montecassino, dunque, continua ad arrivare un messaggio che, ripensando anche alle vicende belliche che hanno interessato abbazia e città, è anche di ricostruzione: «Credo che il primo messaggio — rimarca a tal proposito Ogliari — consista nella necessità di un sano ridimensionamento delle aspirazioni dell’essere umano. Quest’ultimo, affidandosi al progresso scientifico e alla tecnocrazia, si era forse illuso di essere in grado di risolvere, o di prevenire, qualsiasi problema. È bastato, invece, un virus microscopico per ricondurlo a toccare con mano che la natura umana è, per suo statuto, fragile, limitata e provvisoria. San Benedetto ci ricorda che l’essere umano trova la sua giusta collocazione nel mondo a partire dal primato di Dio. Ci auguriamo, dunque, che l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci spinga a rinnovare lo sguardo su noi stessi, su Dio, sugli altri e sul mondo, e inneschi processi virtuosi a livello relazionale, in primis con il nostro prossimo, e poi con le nostre attività quotidiane, con le cose e le realtà che ci circondano, e che ci rendono tutti interconnessi». E san Benedetto, aggiunge dom Ogliari ricordando anche l’ulteriore tassello che caratterizza Montecassino, «può ancora offrire ispirazione a un’Europa secolarizzata, postmoderna e post-umana, che si dibatte tra burocrazia, spinte nazionalistiche e indicatori economici che rischiano di offuscare il sogno di un continente dei popoli, affratellati sotto i principi della pace, della giustizia e della solidarietà».

Nella comunità benedettina anche e soprattutto in questo tempo è risuonata forte la voce di Papa Francesco: «Comunitariamente — conclude l’abate — abbiamo seguito il Pontefice in diretta nel Momento straordinario di preghiera a fine marzo. Altri momenti significativi li abbiamo fatti nostri in maniera indiretta, attraverso la lettura o l’ascolto personale. Nell’un caso come nell’altro le parole e i gesti di Papa Francesco, sempre così incisivi, hanno contribuito a rafforzare il nostro cammino di cristiani e di monaci, fornendo indicazioni che andavano diritte al cuore della nostra fede e che hanno nutrito il nostro desiderio di testimoniare con gioia e generosità il Vangelo di Gesù agli uomini del nostro tempo.

di Igor Traboni