L’impegno a superare la crisi della pandemia in un colloquio con il vescovo coreano Lazzaro You Heung-sik

Con lo spirito del buon samaritano

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12 maggio 2020

Le porte delle chiese sono aperte e le campane suonano. Oltre la metà dei fedeli coreani ha ripreso a partecipare alla messa domenicale e alle attività ecclesiali. La vita pastorale, dopo il periodo di sospensione imposto per contrastare l’epidemia di covid-19, è ripresa a ritmi quasi consueti. Le messe si celebrano con la presenza — pur controllata — dell’assemblea e le attività comunitarie sono gradualmente riattivate. La nazione, intanto, prosegue nel suo cammino di contenimento del virus, con misure soft di tracciamento e isolamento individualizzato, anche se il recente scoppio di un nuovo focolaio a Seoul, nel quartiere della movida, impone ancora massima prudenza e attenzione. La crisi legata al coronavirus, tuttavia, non ha spento entusiasmi e speranze, anzi ha generato una riflessione che la Chiesa coreana articolerà a partire dal prossimo autunno, quando celebrerà l’anno giubilare legato al 200° anniversario della nascita di sant’Andrea Kim Taegon, primo sacerdote e martire coreano. Ne abbiamo parlato con monsignor Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon, a capo della “Commissione per la società” nella Conferenza episcopale e responsabile del Comitato organizzatore delle celebrazioni del bicentenario.

Com’è la situazione della comunità cattolica, in questo tempo di pandemia, per la vita pastorale e le celebrazioni liturgiche?

Dopo un periodo di chiusura e isolamento, con il fermo imposto a tutte le assemblee sociali e religiose, da due settimane in diverse diocesi coreane abbiamo ripreso a celebrare la santa messa con assemblee ristrette, naturalmente con le dovute precauzioni. È un momento di grande gioia spirituale e di grande incoraggiamento per la fede delle nostre comunità. Ma il periodo di “digiuno eucaristico” è servito anche a rafforzare la nostra fede, a comprendere che tutto è dono di Dio. Cristo è sempre con noi e non ci abbandona mai, egli è presente ed è vivo nella parola, nei fratelli più poveri, nella Chiesa, anche in tempi di distanziamento sociale. È il Dio della presenza ed è Signore nella distanza. Oggi siamo molto felici, ma riconosciamo il valore della prudenza e delle rinunce compiute, come quella di celebrare la Pasqua “in forma ridotta”, con pochissimi fedeli presenti nelle chiese. In questo tempo di prova abbiamo avvertito forte la comunione spirituale, mentre l’ausilio dei mezzi di comunicazione e dei social media è stato utile per mantenere il contatto con i fedeli, che ora stiamo nuovamente gustando nella relazione interpersonale. È un godimento spirituale e fraterno per tutta la comunità: dopo l’allontanamento, si apprezza ancor di più la vicinanza, che si esprime anche in concreti gesti di carità e solidarietà.

In Corea l’atteggiamento di una setta cristiana è stato vettore di contagio. Qual è stato l’approccio della Chiesa cattolica?

Fin dall’inizio della crisi il nostro atteggiamento è stato guidato da criteri di prudenza e corresponsabilità con le autorità politiche. La Chiesa si prende cura del popolo coreano e promuove il bene comune della nazione. Perciò, con grande senso di responsabilità, la Chiesa cattolica in Corea ha dato prova di piena osservanza delle disposizioni e di ampia collaborazione con le autorità civili. La vicenda relativa alla setta di Shincheonji (la Chiesa di Gesù e del Tempio del Tabernacolo) è stata deleteria perché ha favorito il contagio. Quella comunità, che tra l’altro manifestava un proselitismo piuttosto aggressivo verso le nostre comunità e le altre confessioni cristiane, ha mostrato mancanza di onestà e ha perso ogni credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Il giusto atteggiamento di una comunità di fede, in una crisi come questa, non è quello del fanatismo o della rigidità, ma è quello di un sereno discernimento: bisogna compiere passi necessari, anche se a volte dolorosi, per lenire la sofferenza, prendersi cura dei malati, contribuire a contenere la pandemia, dare prova di senso civico; e poi occorre portare un contributo in più, legato allo sguardo di fede, alla vita dello spirito che non muore in un tempo di prova ma che trova nell’aiuto di Dio la forza per andare avanti e lottare insieme, restando uniti gli uni gli altri, credenti e non credenti.

La solidarietà oggi è un aspetto importante: come si esprime il vostro impegno?

Il digiuno, la preghiera e la carità sono le vie che caratterizzano l’opera dei credenti in Cristo non solo nel tempo di Quaresima. Vorrei ricordare che, fin dal 2008, dopo la pubblicazione dell’enciclica Deus caritas est, uno stile e una scelta personale di carità verso i poveri è stata adottata da tanti fedeli, clero, religiosi e laici, proprio nell’ottica della condivisione e del donare regolarmente ai bisognosi una parte del proprio salario o delle proprie entrate. Oggi, con il medesimo spirito, è stato creato un apposito fondo dedicato ai malati di covid-19 o a quanti ne sono in qualche modo colpiti: vi contribuiscono preti, laici, politici, imprenditori e tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Attualmente abbiamo già raccolto l’equivalente di 400.000 euro che saranno destinati a famiglie in difficoltà o persone nel disagio. Nessuno dev’essere lasciato indietro o deve subire rovinose conseguenze a causa di questa crisi sanitaria. Prendersi cura dei sofferenti e degli indigenti, nello spirito del buon samaritano del Vangelo, è nel nostro cuore, nella nostra mente, nelle nostre azioni.

Siamo nel mese di maggio, dedicato alla Madonna. Avete in programma speciali iniziative?

Alla nostra Madre celeste affidiamo la Corea e tutto il mondo, chiedendo la sua intercessione per la guarigione dei malati e per la fine dell’epidemia di coronavirus. Tante famiglie coreane sono state, in questo tempo, autentiche chiese domestiche, recitando il Rosario ogni giorno e invocando con tutto il cuore la materna protezione di Maria. Poniamo sotto il suo manto tutta la Corea. Nella mia diocesi abbiamo rinnovato l’atto solenne di affidamento a Maria nel corso di uno speciale pellegrinaggio che ha visto oltre 200 fedeli camminare e pregare sulle orme dei martiri coreani, visitando diversi santuari loro dedicati. Vogliamo imparare dalla fede dei nostri martiri, che sono un modello per la nostra vita. La solenne preghiera ha abbracciato anche la Madre Maria: con Lei ci sentiamo al sicuro, in Lei troviamo riparo e consolazione, nelle Sue mani troviamo speranza. La devozione alla Vergine sarà una costante di questo mese, in tutte le chiese e le comunità cattoliche coreane.

In Corea del Sud si sono tenute di recente le elezioni che hanno visto la vittoria della coalizione legata al presidente in carica, Moon Jae-in, un cattolico. Cosa ne pensa?

La coalizione del Partito democratico coreano del presidente Moon Jae-in e l’alleato Partito Piattaforma hanno ottenuto 180 seggi sui 300 dell’Assemblea nazionale, la più ampia maggioranza dalla transizione della Corea del Sud a un sistema democratico. È segno che la popolazione coreana ha voluto esprimere un chiaro apprezzamento e gratitudine verso il presidente Moon Jae-in e il suo esecutivo. I coreani gli sono riconoscenti per come, nei primi anni di governo, ha affrontato con onestà, trasparenza, coscienza illuminata e fede i dossier più scottanti. Ricordiamo i passi verso la pace e la riconciliazione con la Corea del Nord, l’organizzazione dei vertici intercoreani e il cammino di dialogo. In questi mesi il presidente ha dato prova di aver gestito con saggezza e prontezza la crisi legata al coronavirus: questo ha permesso alla nazione di affrontare al meglio l’emergenza. I cittadini coreani gliene stanno dando atto, accordandogli piena fiducia. Vorrei far notare, poi, che nella nuova Assemblea nazionale vi sono ben 83 parlamentari di fede cattolica: questo è per noi un segno di incoraggiamento e speranza perché nella sfera pubblica della nazione si possano rispettare e promuovere i valori cristiani di dignità umana, pace, solidarietà, attenzione agli ultimi. Dal punto di vista delle sfide economiche e sociali, inoltre, l’esecutivo sta dando buoni risultati, e anche per questo è stato premiato dagli elettori. La speranza di tutti è che anche nei rapporti con il Nord si possano compiere ulteriori passi avanti di cooperazione per una pace duratura.

Come vede il futuro della Corea, dopo la sfida imposta dal coronavirus?

Credo che per la Corea, come per tutto il mondo, questa crisi sanitaria sia l’occasione di un cambio di passo a livello politico, economico e sociale. Questa emergenza rappresenta un’occasione data all’umanità per rinnovarsi e ritrovare l’unità e la fraternità universale. Vorrei ricordare che a novembre del 2020 celebreremo in Corea il 200° anniversario della nascita di sant’Andrea Kim Taegon: inizierà un anno giubilare che durerà per tutto il 2021. Quest’anno speciale, con l’intercessione di sant’Andrea, sarà per noi un tempo di grazia per metterci in discussione, per convertirci a Dio, per cercare una nuova strada da percorrere come Chiesa in Corea, dando così un contributo alla nazione tutta. “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”, dice il Signore nel libro dell’Apocalisse. Confidiamo in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese. Starà a noi metterci in ascolto e cogliere quanto Dio vorrà dirci.

di Paolo Affatato