Riflessioni ecumeniche in Nord America

Uniti per la tutela del creato

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28 aprile 2020

«Crediamo che la terra appartenga a Dio, che ogni cosa sia stata creata e sarà redenta in Cristo e che a tutti noi sia stata affidata la cura della terra»: queste parole hanno guidato le iniziative ecumeniche con le quali in Canada e negli Stati Uniti si è celebrato il cinquantesimo anniversario della Giornata mondiale della Terra. Molte di queste erano state programmate prima della diffusione della pandemia da covid-19, ma hanno dovuto confrontarsi con la nuova situazione, tanto che molte di esse sono state rimodulate in una dimensione meno pubblica e più familiare, pur riaffermando il carattere ecumenico dell’importante iniziativa.

A Toronto, sollecitati dalla locale comunità anglicana, i cristiani sono stati invitati a pregare, domenica 26 aprile, per invitare tutti «a sforzarsi per salvaguardare l’integrità del creato, sostenendo tutti i progetti con i quali rinnovare la vita della terra». Con tutti i limiti imposti dalla pandemia da covid-19 a Toronto si è così riflettuto come questa domenica dovesse essere vissuta come un tempo privilegiato, dopo le tante parole e i tanti gesti del 22 aprile, per riaffermare quanto centrale deve essere la testimonianza ecumenica nel favorire un ripensamento radicale del rapporto con la creazione. Si è rinnovato l’invito a ripensare la vita quotidiana, a partire dalla gestione dei luoghi di culto, in termini rispettosi di un sviluppo economico che sappia valorizzare le risorse locali, pensando anche al futuro, come la creazione di orti comunitari con i giovani e per i giovani. Sempre nella città canadese, si è ricordato, quanto sia importante e indispensabile, proprio nella prospettiva di una testimonianza ecumenica, il sostegno alle iniziative con le quali proteggere “la terra dei nativi” come passaggio fondamentale nel percorso di riconciliazione delle memorie e arricchimento della comunità cristiana nella condivisione di tradizioni e culture locali.

Nella Baia di Chesapeake, negli Stati Uniti, dove da anni opera un comitato interreligioso per la salvaguardia delle peculiarità del territorio, si è sviluppato un programma di iniziative che hanno voluto sottolineare la dimensione interreligiosa della cura per la terra. Le proposte erano state pensate lungo una settimana in modo da comprendere la celebrazione della Pasqua per le Chiese ortodosse, l’inizio del Ramadan e le liturgie domenicali del tempo di Pasqua per sviluppare riflessioni spirituali e azioni individuali così da rendere onore alla creazione, proponendo stili di vita diversi da quelli attuali con la speranza «di trovare nel nostro cuore la forza di gioire del dono che Dio ci ha dato nella nostra grande bella Terra».

Nonostante i limiti imposti dalla pandemia che hanno impedito molte delle iniziative pubbliche in programma, è stato osservato che proprio la tragica situazione presente ha modificato l’ambiente a causa della riduzione di emissioni di carbonio per la minore circolazione di mezzi di trasporto e il rallentamento dell’attività industriali, aprendo prospettive nuove, pur tenendo conto dei sacrifici sociali ed economici del presente. Nel commentare le iniziative pensate per il cinquantesimo anniversario della Giornata mondiale della Terra, si è ricordato che l’anno appena trascorso, con gli incendi in Amazzonia, in Australia e in California, abbia rilanciato la questione della dimensione globale della cura della creazione come elemento irrinunciabile nella liturgia, nell’educazione, nella vita e nella testimonianza dei cristiani. Anche alla luce della recezione della Laudato si’, in un orizzonte, che come è emerso anche in questa occasione, è andato ben oltre i confini della Chiesa cattolica, coinvolgendo il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso, per gli uomini e per le donne di buona volontà appare sempre più necessario e al tempo stesso più arduo promuovere un profondo ripensamento del rapporto con la terra.

di Riccardo Burigana