A che serve la filosofia secondo Antonio Meli

Sulla ragion d’essere della realtà

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14 aprile 2020

È ancora utile la filosofia? La domanda non è banale, in un mondo postmoderno che sembra aver messo in crisi tutte le sue domande tradizionali. Eppure mai come oggi è necessario guardare dentro a certi problemi da cui nessuno può prescindere. È quanto cerca di fare, pur nella sua sinteticità, il densissimo testo di Antonio Meli, Introduzione alla filosofia (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2020, pagine 142, euro 18). Dopo aver tracciato la genesi e lo sviluppo storico del problema, l’autore affronta, in altrettanti capitoli, cinque cruciali tematiche: la conoscenza umana, la ragion d’essere di tutte le cose, la questione della natura, l’etica e, infine, la politica. Per quanto riguarda il primo argomento, quello gnoseologico, l’autore considera le correnti più importanti del pensiero: l’idealismo, l’intuizionismo, il logicismo, il pragmatismo, l’innatismo, il mentalismo e il realismo (e qui sono davvero pregevoli le analisi relative a Wittgenstein e Putnam). L’analisi gnoseologica comporta una riflessione sulla ragion d’essere della realtà che apre spiragli al problema metafisico; quello, in primis, di Dio e della sua creazione, frutto di un atto libero di un ente personale. Il Dio biblico, reale alternativa al Demiurgo platonico. Molto interessanti sono le considerazioni “tomiste” relative al rapporto tra Dio e il tempo. «Dio, infatti, non crea nel tempo ma crea il tempo sicché non ci è dato di poter stabilire quando ha avuto inizio il divenire». Posizione, questa, che confuta sia le antiche impostazioni greche sia quelle che a esse si richiamano. Questa conclusione costituisce un’utile premessa per affrontare i problemi relativi alla questione della natura. Discorso a parte meritano gli ultimi due capitoli. Quello relativo all’etica parte dal presupposto che la cultura contemporanea abbia respinto l’interpretazione teleologica della natura umana, finendo poi in un vicolo cieco. Infatti, così facendo, «diviene impossibile giustificare il comportamento morale, in particolare l’obbligatorietà delle norme morali». Ne consegue che il discorso etico «diviene inevitabilmente arbitrario, irrazionale». Impossibile, nello spazio di una recensione, dar conto di tutte le riflessioni dense di domande che emergono da queste ricche pagine, ma non si può omettere di sottolineare l’importanza di quelle relative al problema della felicità che segnano, da un punto di vista cristiano, una differenza cruciale con tutte le altre visioni filosofiche. Infine il problema politico, degna conclusione di quanto detto nei capitoli precedenti. La persona e i suoi diritti trovano il loro fondamento non nei rapporti economici, sociali e politici nei quali si vive — come vorrebbero le concezioni socialiste e marxiste o liberali — ma, al contrario, tali diritti scaturiscono dall’intrinseca natura dell’essere umano al punto di poter dire, come farebbe Rosmini, che la persona è, di per sé, diritto sussistente. In conclusione, un testo da raccomandare. Nella sua brevità costituisce una sorta di vademecum di orientamento nella confusione delle idee nella quale siamo costretti a vivere con il rischio, soprattutto per i meno formati, di disorientarsi e di smarrirsi interiormente. La riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, che quanti dicono che la filosofia ha ormai tutt’al più uno scopo narrativo sono nel torto; la filosofia è una chiave di lettura per la nostra esistenza e un mezzo per servire Dio con la nostra mente.

di Rocco Pezzimenti