L’impegno dell’associazione «Figli in Cielo» ancora più intenso in tempo di pandemia

Quella luce in fondo alla strada

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24 aprile 2020

La morte di un figlio è la pena più grande per un genitore. Ed è qualcosa che può sconvolgere l’anima, fino a creare danni irreparabili. Quando però c’è qualcuno capace di tenderti la mano per mostrarti il cammino della speranza e farti capire che si può tornare a vivere anche quando ci si sente morti dentro per il dolore, tutto diventa più facile. È con questo spirito che è nata l’associazione Figli in Cielo, una grande comunità di genitori accomunati dalla stessa tragedia, che desiderano trovare conforto nel confronto con gli altri. E mai come in questi difficili giorni in cui il coronavirus semina lutti, il suo compito si fa ancora più importante. Domenica 26 aprile, alle 11, presso la basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio di Napoli, l’associazione ha promosso una messa per le vittime del covid-19, le loro famiglie e chi in questo periodo ha visto il proprio figlio andare in cielo.

Fondatrice e presidente è la dottoressa Andreana Bassanetti, psicologa clinica e psicoterapeuta, che perse la figlia il 27 giugno 1991. «Credo che tutto ebbe origine proprio da quel giorno, ma mi sento di dire che l’idea non fu mia. Io raccolsi semplicemente tutti i segnali che qualcuno di infinitamente più grande di me aveva deciso per la mia persona», racconta.

«Subito dopo la tragedia che mi colpì, non volevo più vivere, passavo tutto il giorno a letto, mi stavo lasciando andare. Poi il mio medico mi convinse a uscire anche solo per fare il giro del palazzo: “È per il suo bene”, mi aveva spiegato. Ricordo che una sera camminavo nella nebbia, decisi di allungare il solito giro, mi ritrovai in una stradina che neanche conoscevo bene. Non si vedeva nulla intorno, solo una lucina lontana, non so come, ma sentii che era l’unico luogo dove potessi essere accolta e confortata. Avvicinandomi, mi resi conto che era una chiesa. In realtà in quel periodo, nonostante la mia formazione cattolica, mi ero allontanata dal Signore e dalla fede. Ma quella chiesa rappresentò per me un segnale. Sulla porta, aperta, era appeso un foglio su cui era scritto: “Venite in disparte voi soli in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Quelle parole, che ricordai in seguito appartenere al Vangelo, mi trapassarono il cuore, le percepii come un altro segnale, era come se qualcuno mi stesse aspettando. All’interno la chiesa era praticamente vuota, c’era solo un gruppo di ragazze in adorazione del Santissimo. Nei loro volti vidi una luce, il Bene. Fu così che quel luogo, scoperto per caso, divenne per me un punto di riferimento fondamentale. Era la chiesa dello Spirito Santo di Parma, la città in cui vivo».

Da quel momento, la vita di Andreana Bassanetti cambia radicalmente. «I segnali continuavano ad arrivarmi, un parroco nelle cui parole trovavo respiro e vita, mi fece vincere la diffidenza che, da psicologa, avevo maturato verso ciò che credevo volesse darmi solo consolazioni e non la verità. Più passavano i giorni e più mi rendevo conto che i segnali aumentavano. Sempre più pazienti che avevano perduto un figlio, cercavano di entrare in contatto con me per condividere la mia esperienza e allo stesso tempo chiedermi aiuto. Capii allora che dovevo fare qualcosa di concreto».

Quel qualcosa prese forma in una settimana di preghiera presso il monastero benedettino di Torrechiara, vicino a Parma: «Fu importantissimo, perché padre Danilo, un missionario saveriano, ci spalancò la via del cielo, ci fece capire la sacralità della morte pur nella sua spaventosità». E così, Andreana finì per rinunciare a un suo iniziale progetto, quello di aprire un centro per il disagio giovanile per il quale aveva già individuato i locali e che era pronta a ristrutturare: «Mi resi conto che il Signore aveva un altro piano per me e decisi di lasciarmi trasportare da Dio».

Il resto è storia recente. L’associazione Figli in Cielo conta circa sessantamila iscritti, presenti in centinaia di diocesi su tutto il territorio nazionale e anche all’estero: ci sono famiglie di riferimento in Svezia, Spagna e addirittura in Brasile. «Ogni comunità è accompagnata da un assistente spirituale, in accordo con l’ordinario del luogo» — continua la dottoressa — e tre anni fa il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha approvato lo Statuto della nostra associazione, scegliendo il cardinale Camillo Ruini come nostro assistente ecclesiastico nazionale. È una persona straordinaria, durante l’incontro nazionale che abbiamo ogni anno si mette a disposizione delle famiglie infondendo loro serenità e conforto, sempre parlando con massima chiarezza e semplicità. E proprio in queste settimane di emergenza da coronavirus, ci ha fatto dono di una sua bellissima preghiera per portare vicinanza e un po’ di luce alle famiglie colpite dal lutto».

L’attività di Figli in Cielo consiste in incontri tra famiglie che sentono il bisogno di confrontare il proprio lutto: «Di solito è prevista una messa ogni terza domenica pomeriggio del mese, a margine della quale viene preso un versetto del Vangelo e utilizzato come stimolo per la riflessione sull’argomento», aggiunge Bassanetti. «Da un lato è un modo per non reprimere il comprensibile lamentarsi, dall’altro serve a dialogare con Dio ed elaborare il lutto nella vita attraverso la sua Parola. Anche chi se la prende con Dio, infatti, apre uno spiraglio su di Lui, non escludendolo a priori. Partiamo sempre dal presupposto che, nelle nostre comunità, l’uno aiuta l’altro, un genitore dirà sempre delle cose che sono un piccolo grande contributo per chi ha vissuto la sua stessa esperienza. Poi il Signore farà il resto».

Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno inevitabilmente modificato l’attività dell’associazione, ma senza fermarla: «Ci siamo adattati all’emergenza, attivando una rete quotidiana di fede e preghiera per tutte le famiglie», precisa la presidente. «I nostri appuntamenti cominciano alle 7, per seguire via streaming la messa che il Papa celebra a Santa Marta. Alle 15 facciamo una coroncina della Divina Misericordia, alle 17 il santo Rosario, più i vari appuntamenti dettati dal calendario della Chiesa. Al mattino, subito prima della messa del Pontefice, invio personalmente a tutti gli associati un messaggio tramite Whatsapp con le indicazioni per la giornata e gli appuntamenti da seguire. Verso le 8.30 spedisco anche un estratto in video della funzione, più alcune parti dell’omelia, in modo che durante la giornata i nostri associati abbiano spunti su cui meditare».

Ma non è tutto: «Per ovviare all’interruzione forzata dei nostri incontri mensili, abbiamo anche previsto la possibilità di seguire ogni domenica la diretta di una messa per tutte le vittime del coronavirus, e ovviamente anche per quelle delle nostre famiglie. Sul nostro sito (www.figlincielo.it) si trovano tutte le informazioni per restare costantemente aggiornati su ogni nostra iniziativa».

di Valentino Maimone