Ricordo dell’incontro fra Bergoglio e Kim Phúc

Perdono e riconciliazione

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25 aprile 2020

La sensibilità e l’attenzione di Papa Bergoglio per le terribili conseguenze personali e naturali delle armi di distruzione di massa, sia nucleari che chimiche, non sono nuove. Durante l’ultimo viaggio apostolico in Giappone, nel suo discorso presso il Memoriale della pace a Hiroshima (24 novembre 2019), il Santo Padre ha detto: «In un’unica supplica, aperta a Dio e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, a nome di tutte le vittime dei bombardamenti, degli esperimenti atomici e di tutti i conflitti, dal cuore eleviamo insieme un grido: Mai più la guerra, mai più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza!».

A Buenos Aires nel 2009, in una fredda e piovosa giornata di primavera, si svolse un commovente incontro tra l’allora cardinale arcivescovo Jorge Mario Bergoglio e Kim Phúc, la bambina della foto, tristemente famosa, che correva nuda per strada, con il corpo bruciato dal napalm lanciato durante un bombardamento in Vietnam nel 1972. L’incontro avvenne nell’ambito di un raduno della Creces (Comunión renovada de evangélicos y católicos en el Espíritu santo), nel mitico stadio Luna Park, di fronte a settemila persone. Con altri referenti ecumenici, sono stato testimone di quell’incontro e delle parole che Bergoglio pronunciò dopo aver ascoltato la testimonianza di conversione e di perdono di Kim Phúc: «Che cosa ha permesso a Kim di compiere tutto quel cammino di purificazione? È stato scoprire il Gesù che è vivo. Purifichiamo la nostra memoria. Torniamo alla Galilea del primo incontro. Lui è vivo e se è vivo è capace di cambiare la vita».

La bambina di 9 anni di quella foto vincitrice del premio Pulitzer ne aveva 46 quando ha narrato ai commossi partecipanti a quell’incontro la sua storia e il suo pellegrinaggio di dolore e di perdono dal villaggio di Trang Bàng, a mezz’ora da Saigon, fino a quel momento. Nello scenario silenzioso dello stadio Luna Park, Kim Phúc ha raccontato la sua esperienza quando nel 1988 incontrò il pilota nordamericano che aveva ordinato il bombardamento: «Ho imparato a perdonare i miei nemici. Conoscevo il perdono, ma quel giorno ho sperimentato la riconciliazione». Nel suo breve discorso ha poi aggiunto: «A volte nella nostra vita può accadere qualcosa di terribile che può aiutarci a essere più forti, anche se fa soffrire tanto. Il napalm è un dolore inimmaginabile. Ho trascorso sedici mesi in ospedale e ho subito diciassette interventi. Sono stata molte volte sul punto di morire. Ero sola e isolata. In qualche modo ho trovato la forza e sono sopravvissuta. Un giorno, guardando il cielo, ho chiesto: “Dio, sei vero?”. Per favore, aiutami. E Dio ha ascoltato la mia preghiera. Oggi ho tante cicatrici e dolori, ma il mio cuore è pulito. Così ho capito il valore del dolore, della mia sofferenza: potevo aiutare gli altri. Ho cominciato ad aiutare i bambini vittime nel mondo della guerra, con la sua violenza e la sua mancanza di amore. La bambina che sono stata è pronta a dare nuove speranze. Avendo conosciuto la guerra, ho potuto capire il valore della pace. Avendo vissuto il dolore, ora conosco l’amore. Avendo vissuto la povertà e il non avere nulla, ora capisco il valore di avere tutto. Avendo vissuto nella paura, ora capisco il valore della fede e del perdono. Mi sono resa conto che non potevo scappare dalla foto, ma potevo adoperarla per la pace. La bambina non corre più, vola».

Sono trascorsi undici anni da quell’incontro. Ricordo che, dopo la testimonianza di Kim di fronte a uno stadio ammutolito, gli organizzatori chiesero al cardinale Bergoglio di pregare per lei. Prima di farlo, rivolgendosi a tutti, l’arcivescovo di Buenos Aires disse: «È un esempio vivo di come un cristiano sa perdonare e sa riconciliarsi».

di Marcelo Figueroa