Solenni celebrazioni a Kalisz

Per il clero polacco sterminato a Dachau

Dipinto raffigurante la Sacra famiglia nel santuario di San Giuseppe a Kalisz
29 aprile 2020

«Desidero ringraziare i sacerdoti ex prigionieri di Dachau qui riuniti [...] anche perché dopo essere stati liberati [...] continuano a rendere grazie con perseveranza recandosi ogni anno in pellegrinaggio al santuario di San Giuseppe a Kalisz per pregare per i loro persecutori, senza dimenticare i loro fratelli che non sono sopravvissuti all’esperienza del campo di concentramento e non hanno potuto vedere la patria liberata». Era il 4 giugno 1997 e Giovanni Paolo II, in visita al santuario di San Giuseppe a Kalisz (durante uno dei suoi viaggi apostolici in Polonia), ne sottolineava l’importanza come luogo di pellegrinaggio, «spesso visitato da sacerdoti ex prigionieri del campo di concentramento di Dachau». Papa Wojtyła, commosso, salutò in modo speciale «coloro che sono ancora vivi, così come facevo nel passato quando ero metropolita di Cracovia», abbracciando col pensiero e col cuore «tutti i fratelli e le sorelle a cui è toccata la stessa sorte nei campi di sterminio sparsi in tutta la Polonia e fuori dai suoi confini». Salutò in particolare gli ultimi tre vescovi sopravvissuti (Adam Kozłowiecki, Kazimierz Majdański e Ignacy Jezl, morti nel 2007) e li ringraziò «per aver affidato le loro sofferenze, il loro sacrificio e il loro destino di prigionieri di Dachau a colui che è il custode della Chiesa di Dio».

Oggi 29 aprile — 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Dachau — le principali celebrazioni per la Giornata del martirio del clero polacco si sono svolte proprio al santuario nazionale di San Giuseppe a Kalisz. Quest’anno fra l’altro ricorrono i 50 anni dell’edificazione della Cappella della gratitudine e del martirio, voluta come ringraziamento per la liberazione del campo di Dachau; ieri sera vi si è tenuta una messa. Oggi invece a mezzogiorno c’è stata la solenne concelebrazione presieduta dall’arcivescovo emerito di Breslavia, Marian Gołębiewski. Al termine, la cappella e il museo dedicati ai sacerdoti prigionieri sono stati benedetti dopo lavori di restauro. Nell’archivio sono raccolti documenti e oggetti riguardanti la loro permanenza nel campo.

Quasi tremila membri del clero polacco furono uccisi dagli occupanti tedeschi e sovietici durante la seconda guerra mondiale. In particolare nel campo di Dachau, in Germania, i nazisti tedeschi assassinarono 868 sacerdoti dei 1773 fra preti e vescovi polacchi lì imprigionati. Istituita dalla Conferenza episcopale nel 2002, la Giornata del martirio del clero polacco vuole commemorare i sacerdoti vittime dei sistemi totalitari, in particolare nazismo e comunismo. Le celebrazioni a Kalisz (considerata fra le città più antiche del paese) sono il momento culminante del ringraziamento annuale dei sacerdoti ex prigionieri di Dachau: durante la loro permanenza nel campo di sterminio si affidarono a san Giuseppe e promisero che se fossero sopravvissuti avrebbero fatto un pellegrinaggio ogni anno alla chiesa di Kalisz. Il campo fu liberato il 29 aprile 1945 e i sacerdoti polacchi sopravvissuti mantennero la promessa e fecero un pellegrinaggio a Kalisz ogni anno per il resto della loro vita, ringraziando per essere stati salvati. L’ultimo di essi, padre Leon Stępniak, è deceduto nel 2013.

Dachau era il principale campo di detenzione per i preti cattolici, protestanti e ortodossi. Dei quasi tremila fra religiosi, diaconi, sacerdoti e vescovi cattolici 1773 provenivano dalla Polonia. Come detto, 868 di essi — molti dei quali appartenevano alle diocesi di Poznań (147), Włocławek (144) e Łódź (112) — furono torturati e uccisi. Morirono anche due vescovi, Michał Kozal e Władysław Goral. Gesuiti, salesiani e missionari la gran parte dei seicento religiosi che vi trovarono la morte. In tutti, nonostante le atroci sofferenze, l’identità sacerdotale non venne scalfita (alcuni continuarono l’adorazione eucaristica nascondendo a turno le sacre particole). Paolo VI sottolineò questa straordinaria testimonianza di coraggio cristiano il 16 ottobre 1975 ricevendo in udienza duecento di loro e lodandone la fedeltà dimostrata in quelle terribili circostanze.

Cinque anni fa, il 29 aprile 2015, in occasione del 70° anniversario della liberazione del campo di sterminio, arrivarono in pellegrinaggio a Dachau vescovi e sacerdoti provenienti da tutta la Polonia. Il pellegrinaggio del clero a Dachau avrebbe dovuto tenersi anche quest’anno ma è stato cancellato a causa della pandemia di coronavirus.

Prima delle celebrazioni, con un messaggio, il vescovo di Kalisz, Edward Janiak, si è rivolto ai sacerdoti, ai membri degli istituti di vita consacrata, alle diocesi, invitandoli a unirsi alle celebrazioni attraverso la radio o internet. «Uniamoci spiritualmente lodando Dio per le grandi opere che ha compiuto attraverso la causa di san Giuseppe nella vita dei prigionieri del campo di Dachau. Vi chiedo inoltre — ha aggiunto il presule — di esprimere la nostra gratitudine nella preghiera personale per le nuove e sante vocazioni sacerdotali, così che non mancheranno mai coraggiosi araldi della verità di Dio». Anche il presidente dell’episcopato polacco, arcivescovo Stanisław Gądecki, ha esortato a ricordare nelle preghiere «coloro che hanno provato la sofferenza, espressione della nostra memoria, di onore e solidarietà nei confronti dei martiri, e richiesta a Dio di pace e riconciliazione per tutti».

di Giovanni Zavatta