Oltre quaranta morti in un attentato nella città siriana di Afrin

A handout picture released by the Syrian Civil Defence rescue workers, also known as White Helmets, ...
29 aprile 2020

Sale a 46 uccisi il bilancio dell’attentato avvenuto ieri nel nord-ovest della Siria, nella cittadina di Afrin. A darne notizia sono il ministero della Difesa turco e l’Osservatorio per i diritti umani in Siria. Si è trattato dell’attacco più sanguinoso in Siria negli ultimi due anni. Tra le vittime, numerosi sfollati e anche minori (undici). I feriti sono 47.

L’attentato, compiuto con una cisterna-bomba, non è stato rivendicato. La deflagrazione si è verificata poco lontano la residenza del governatore turco. La zona è piena di negozi e attività commerciali: nel momento dell’esplosione era affollata per gli acquisti prima dell’Iftar, il rituale pasto della rottura del digiuno giornaliero durante il mese islamico di Ramadan. Diverse automobili e molti negozi sono stati distrutti dalla deflagrazione.

Ankara accusa le milizie curde Ypg di essere responsabili dell’attentato.

La zona di Afrin, a maggioranza curda, è stata uno degli epicentri del conflitto siriano. Il 20 gennaio 2018 le forze armate turche hanno avviato un’operazione militare in questa regione. La Turchia ha dato all’operazione il nome in codice di “Ramoscello d’Ulivo”. L’offensiva aveva come obiettivo principale l’Ypg, ritenuto legato al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), gruppo considerato da Ankara di matrice terroristica, e fazioni del sedicente stato islamico (Is). “Ramoscello d’ulivo” è stata la quarta operazione turca in Siria dallo scoppio del conflitto.