Secondo l’Onu molti paesi rischiano di rimanere indietro

La pandemia accelera la digitalizzazione

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20 aprile 2020

La crisi globale causata dalla pandemia di covid-19 ha accelerato la transizione verso un’economia e un mondo digitale, provocando cambiamenti che avranno effetti duraturi e che rischiano di lasciare indietro i paesi e le società che non sono pronti ad abbracciare un’esistenza più tecnologica. È quanto rileva un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad). Il rapporto evidenzia come la pandemia che stiamo vivendo ha fatto emergere il divario tra persone connesse e non connesse, rivelando quanto il digitale sia ben lungi dall’essere una realtà per molti. «La disuguaglianza nelle capacità digitali sta ostacolando la gran parte dei paesi nel mondo a sfruttare le tecnologie per far fronte alla pandemia del coronavirus rimanendo a casa», ha dichiarato Shamika Sirimanne, direttore della tecnologia e della logistica di Unctad.

«Questa situazione ha importanti implicazioni per lo sviluppo che non possono essere ignorate. Dobbiamo stare attenti a non lasciare coloro che sono meno attrezzati digitalmente ancora più indietro in un mondo post-coronavirus», ha aggiunto. Mai come in questo periodo storico la tecnologia è stata utilizzata come strumento essenziale per mantenere la continuità aziendale e di vita. Le misure per contenere la pandemia da coronavirus hanno visto un numero crescente di aziende e governi utilizzare internet per limitare l’interazione fisica e contenere la diffusione del covid-19.

«Ci sono incredibili aspetti positivi che mostrano il potenziale di un mondo digitalmente trasformato», sostiene Sirimanne. La digitalizzazione consente la telemedicina, il telelavoro, l’educazione online. Raccoglie i dati sulla diffusione del virus e facilita lo scambio di informazioni per la ricerca. E non solo, il rapporto sottolinea infatti, come secondo Microsoft, il numero di persone che utilizzano il suo software per il lavoro online è aumentato di quasi il 40 per cento in una settimana. In Cina, l’uso di applicazioni di lavoro digitale è decollato alla fine di gennaio, quando le misure di lockdown hanno cominciato ad avere effetto. Dunque coloro che non hanno accesso a internet, e sono ancora moltissimi nel mondo, rischiano di rimanere più indietro con l’accelerazione della trasformazione digitale. Così le conseguenze economiche e umane della pandemia di covid-19 possono diventare devastanti per i paesi meno sviluppati (less-developed country, Ldc). In queste nazioni solo una persona su cinque utilizza internet e nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, ben meno del 5 per cento della popolazione acquista attualmente beni o servizi online. Parliamo di milioni di persone che vivono senza l’accesso a internet e con conseguenti disagi, ad esempio, per gli studenti che non possono essere connessi se le scuole sono chiuse. «Il divario di istruzione può anche aumentare nei paesi in via di sviluppo, esacerbando le disuguaglianze», sottolinea Sirimanne.

Secondo l’Agenzia Onu, dunque, è necessario trasformare in opportunità i problemi emersi a causa della pandemia da coronavirus. Occorre lavorare alla riduzione delle divisioni digitali esistenti per consentire a più paesi di trarre vantaggio dalla digitalizzazione. «Se questo problema non viene affrontato, il divario tra i paesi non connessi e quelli iper-digitali si allargherà, esacerbando le disuguaglianze esistenti», aggiunge l’Unctad. Sono dunque necessarie nuove politiche e regolamenti per garantire un’equa distribuzione dei vantaggi dello sconvolgimento digitale. «Come per la crisi del coronavirus il mondo avrà bisogno di una risposta multilaterale coordinata per affrontare la sfida della digitalizzazione».

di Anna Lisa Antonucci