A colloquio con il rettore della chiesa di Santo Spirito in Sassia

La misericordia serbatoio di futuro

ssis.jpg
18 aprile 2020

Ripartire dalla Divina misericordia per costruire il futuro del mondo dopo la pandemia. È un messaggio forte quello che Papa Francesco vuole lanciare domenica 19 aprile, recandosi nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, a due passi da piazza San Pietro, per celebrare la messa nella festa istituita da Giovanni Paolo II nel 2000, in occasione della canonizzazione di suor Faustyna Kowalska. Una reliquia della santa, donata dallo stesso Papa Wojtyła — che qui celebrò la messa il 23 aprile 1995 e benedisse l’immagine di Cristo ispirata dalla religiosa polacca dopo una visione mistica avuta nel 1931 — è custodita e venerata in questo luogo sacro, diventato centro spirituale di irradiazione della devozione al cuore misericordioso di Gesù. A spiegarne a «L’Osservatore Romano» il significato e l’attualità, alla luce del dramma che sta vivendo l’umanità, è monsignor Jozef Bart, rettore della chiesa che è anche Centro di spiritualità della Divina misericordia.

Che cosa rappresenta la visita di Francesco in questo momento di emergenza segnato dal coronavirus?

La visita di Papa Francesco è un evento atteso da tempo. Siamo guidati in questo momento della storia della Chiesa da un Pontefice che incentra il suo magistero sulla misericordia. Il suo è un programma evangelico di misericordia. Ce lo ricorda e ce lo ripete ogni giorno. Oggi stiamo vivendo non solo il tempo di pandemia, ma anche quello della “terza guerra mondiale a pezzi”. C’è disordine e disorientamento un po’ ovunque. Allora, la misericordia diventa una medicina, un farmaco per risanare il tessuto sociale ed ecclesiale. La visita del Papa cade nel momento in cui in molte parti del mondo si deve affrontare l’emergenza per la pandemia da covid-19. Tantissima gente soffre per la malattia, per la mancanza di lavoro, per le difficoltà economiche, per la carenza di sicurezza. Ecco allora che la misericordia assume il valore di un messaggio di consolazione, di tenerezza, di coraggio. Un messaggio di sollievo per le persone che vivono in grande disagio. In questa chiesa il Papa lancerà un fortissimo messaggio di speranza che riflette il grido di Giovanni Paolo II, il quale disse: dove se non nella Divina misericordia il mondo può trovare rifugio e speranza?

Qual è il messaggio di santa Faustyna Kowalska alle donne e agli uomini di oggi?

La visita di Papa Francesco cade proprio a vent’anni dalla canonizzazione di suor Faustyna e dall’istituzione della festa della Divina misericordia, ma anche a quindici anni dalla morte del Pontefice polacco. Papa Wojtyła ha sottolineato che il messaggio della santa è un grido profetico rivolto all’Europa e al mondo, Il messaggio affidato da Gesù a Faustyna riguarda tutto il pianeta, perché lei è stata inviata a tutta l’umanità per annunciare la misericordia divina. Pensiamo come, in questo momento della storia, il suo messaggio sia realmente attuale e alla portata di tutti.

Che importanza ha avuto per Giovanni Paolo II questo santuario della Divina misericordia?

Giovanni Paolo II, fin da quando è stato arcivescovo di Cracovia, ha sempre seguito la causa di canonizzazione di suor Faustyna. Ha avuto la grazia di vederla beatificata e canonizzata. Quando è stato eletto successore di Pietro, ha portato da Cracovia nel suo cuore il messaggio della misericordia divina. Nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, già negli anni Cinquanta, esattamente dal 1957, si celebrava la festa della Divina misericordia. Questa è la prima ragione per cui Papa Wojtyła ha scelto questa chiesa. Il secondo motivo è perché ogni giorno qui si avvertono le vibrazioni interiori dei pellegrini e di Pietro. Gesù ha chiesto alla santa di portare a tutti questo messaggio consolante della misericordia. Per cui Giovanni Paolo II ha voluto che Santo Spirito in Sassia fosse un centro irradiatore per diffondere questa ricchezza, anche grazie a una grande ispirazione interiore. Lui stesso è stato molto legato a questa chiesa, tanto che venne a visitarla e a celebrarvi la messa il 23 aprile 1995. In quell’occasione mi confidò: «Ogni giorno mi sento legato a questa chiesa e avverto le vibrazioni dei vostri canti». Un altro particolare vale la pena di ricordare. Ogni giorno il Pontefice ci mandava, tramite il suo segretario particolare, l’attuale cardinale Stanisław Dziwisz, dei bigliettini con le intenzioni di preghiera per i casi più difficili che voleva affidare all’“ora di misericordia” recitata in questa chiesa.

di Nicola Gori