In una lettera i vescovi argentini ringraziano i sacerdoti per le tante testimonianze di carità

La compassione del buon pastore

Paula Modersohn-Becker, «Il buon samaritano» (1907)
28 aprile 2020

«Dal cuore del buon pastore nasce la compassione, patire con gli altri e sentire come proprio il dolore di tutti coloro che soffrono. Dal cuore del buon pastore nasce la preghiera di intercessione e il desiderio di porsi al fianco di quelli che hanno bisogno di noi. Attraverso questi e tanti altri segni dell’amore di Cristo, in mezzo a un mondo che vive la sua passione, possiamo vedere importanti “germogli di risurrezione”». Lo scrive la Commissione per i ministeri della Conferenza episcopale argentina in una lettera nella quale ringrazia i sacerdoti per tutto ciò che stanno facendo «per il bene del nostro popolo». L’umanità, vi si legge, «sta vivendo la sua passione. Non smette di soffrire a causa di questa pandemia e delle molteplici conseguenze portate da tale inedita situazione che il mondo vive. La sofferenza dei malati, il dolore per i morti, la drammatica perdita dei propri cari, il coraggio degli operatori sanitari e allo stesso tempo la paura che provano dall’essere esposti, l’angoscia che deriva dall’isolamento e dal confinamento nelle nostre case (specialmente per anziani e infermi), le conseguenze lavorative ed economiche per molti che non hanno il necessario per sopravvivere, sono alcune delle espressioni e dei volti concreti che incontriamo ogni giorno».

Nel documento — intitolato «Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio» (Isaia, 40, 1) — i vescovi ricordano le parole pronunciate da Papa Francesco il 5 aprile nell’omelia della Domenica delle palme e della passione del Signore: «Guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri». Fra essi, aggiunge la commissione dell’episcopato argentino, «troviamo testimonianze sacerdotali che ci hanno edificato, mostrando la parte più genuina della vocazione: quanto ci conforta verificare lo spirito missionario dei cappellani ospedalieri e di tanti altri che non hanno voluto abbandonare» malati e morenti «portando loro la consolazione della Parola di Dio e dei sacramenti! Com’è bello lasciarsi muovere da questo desiderio che nasce da un cuore innamorato, reso manifesto dal trasformare in possibilità i limiti in cui ci troviamo, sostenendo la fede del popolo di Dio con tutti i mezzi possibili! Quanto consola vederli rischiare la propria vita accanto a coloro che soffrono, ai più poveri, e cercare di renderli visibili in modo che, come società, siamo vicini, condividendo con essi il pane quotidiano! Che bella espressione di fratellanza è stata vederli preoccupati per i loro fratelli sacerdoti, mostrando affetto e vicinanza a tutti, specialmente a quelli anziani e malati!».

Ma questa manifestazione di carità sacerdotale non sarebbe stata così efficace senza l’apporto dato dal popolo di Dio: «Che bello vedere il suo contributo al bene comune accettando la quarantena e le limitazioni che comportava, la generosa condivisione con quelli che hanno meno, la forza del volontariato che offre disinteressatamente il suo servizio per prendersi cura e assistere il prossimo, in particolare gli anziani e i più indifesi! Quanto ci rafforza averli visti, specialmente durante la Settimana santa, trasformare le loro case in templi per celebrare la fede come Chiesa domestica!». L’esperienza della Pasqua consente uno sguardo nuovo. Come, ricordano i vescovi, ha detto Papa Francesco nella meditazione del 27 marzo in una piazza San Pietro deserta, «questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte».

La lettera è datata 25 aprile, memoria liturgica della Vergine della Valle, della quale quest’anno si celebrano i quattrocento anni della sua apparizione nella provincia di Catamarca. Domenica scorsa il vescovo di Catamarca, Luis Urbanč, presiedendo in cattedrale la messa per il 129° anniversario dell’incoronazione pontificia dell’immagine di Nuestra Señora del Valle, ha invocato la Madonna: «Concedici la grazia di essere pazienti in mezzo alle difficoltà, gioiosi e pieni di speranza nelle ore di tribolazione e oscurità, grati nei successi e nel superare i problemi, perseveranti nella preghiera e nelle attività quotidiane». E “grazie” per «averci accompagnato in questi quattrocento anni con l’unico scopo di portarci da tuo Figlio Gesù, redentore dell’umanità».