Al Regina Caeli il Pontefice parla dell’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus

Inversione di marcia dall’io a Dio

He qi, «Il cammino di Emmaus»
27 aprile 2020

Nelle celebrazioni a Santa Marta la preghiera per chi è triste e per gli artisti


L’urgenza di un «cambio di passo», di un’«inversione di marcia» per passare «dall’io a Dio... dai “se” al “sì”»: è questa l’attualità del messaggio dell’esperienza di Emmaus per «noi, discepoli di Gesù oggi». Papa Francesco l’ha indicata al Regina Caeli del 26 aprile, prima di impartire la benedizione su una piazza San Pietro ancora vuota a causa delle misure antiassembramento imposte dalla pandemia di covid-19.

A mezzogiorno il Pontefice ha guidato la recita dell’antifona mariana dalla Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano; e commentando, come di consueto, il Vangelo domenicale — nella circostanza quello della terza del tempo di Pasqua che racconta l’episodio dei due discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24, 13-35) — ha spiegato «che nella vita abbiamo davanti due direzioni opposte»: quella «di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni... e va avanti triste»; e quella «di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù» e «i fratelli che attendono che noi ci prendiamo cura di loro». Ecco allora «la svolta» auspicata da Francesco: «smettere di orbitare attorno al proprio io», al «passato, agli ideali non realizzati, a tante cose brutte»; e «andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù è vivo» e «mi ama». Un passaggio dall’«aria grigia della tristezza» verso la «gioia del servizio» agli altri.

Come possa avvenire tutto questo nel vissuto quotidiano sono ancora una volta i due di Emmaus, con la loro testimonianza, a chiarirlo: si tratta di «tre passaggi — ha suggerito il Papa — che possiamo compiere anche noi nelle nostre case», aprendo il cuore a Gesù, ascoltandolo e pregandolo con le loro stesse parole: «Signore, resta con noi» perché «senza di Te c’è la notte».

Anche in precedenza, durante la messa del mattino a Santa Marta, Francesco aveva parlato all’omelia di questi discepoli di cui l’evangelista non riporta il nome, soffermandosi in particolare sulla loro “inquietudine”. E pure l’intenzione di preghiera ha rimandato alla loro esperienza, visto che il Papa ha offerto la celebrazione per «le persone che soffrono la tristezza, perché sono sole o perché non sanno quale futuro» le attende, essendo rimaste senza soldi e senza lavoro. Stamane, lunedì 27, invece, l’intenzione è stata «per gli artisti», che con la loro creatività «per mezzo della... bellezza ci indicano la strada da seguire», in questo tempo di sofferenza.

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