Con la messa nella Cena del Signore aperti i riti del triduo pasquale nei giorni dell’emergenza sanitaria da covid-19

Il Papa prega per tutti i sacerdoti

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10 aprile 2020

Da quelli morti per servire negli ospedali a quelli calunniati per lo scandalo degli abusi


«Oggi vi porto nel mio cuore e vi porto all’altare»: lo ha assicurato Papa Francesco a tutti i sacerdoti del mondo celebrando — nel tardo pomeriggio del 9 aprile, Giovedì santo — la messa nella cena del Signore.

Non avendo potuto presiedere al mattino la messa crismale a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus, il Pontefice ha dedicato ai preti l’omelia della celebrazione in cui si fa memoria dell’ultima cena di Gesù. In una basilica Vaticana praticamente vuota, ha incentrato la propria riflessione a braccio su tre temi — l’Eucaristia, il servizio, l’unzione — riassumendoli tutti in un’accorata preghiera per i suoi fratelli nel sacerdozio che «offrono la vita per il Signore»: dai tanti, troppi, che «sono morti» in questo tempo di pandemia servendo i «malati negli ospedali», a quelli «che vanno lontano» come missionari; dai cappellani nelle carceri ai «parroci di campagna» che hanno la cura d’anime di vari paesini; da quelli «calunniati» che «non possono andare in strada» a causa del «dramma» degli abusi sessuali su minori, a quelli «che soffrono delle crisi».

A tutti ha raccomandato di non essere «testardi come Pietro» e di avere «coscienza della necessità di essere» “perdonati”; e al contempo di essere a loro volta «grandi perdonatori», perché sarà «la misura con la quale noi saremo misurati».

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