I missionari scalabriniani lanciano la campagna #unasolacasa per far fronte alle esigenze di migranti e rifugiati

Dare sostanza alla speranza

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11 aprile 2020

Si chiama #unasolacasa l’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi promossa dai missionari scalabriniani di Europa ed Africa per continuare ad aiutare e sostenere migranti e rifugiati in questo momento difficile, sia dal punto di vista sanitario che sociale. «Il tempo inedito che stiamo vivendo — spiega all’Osservatore Romano padre Gaetano Saracino dell’ufficio stampa dei missionari scalabriniani e già rettore della Missione cattolica italiana di Parigi — sta ridisegnando i nostri confini. La distanza di un metro e mezzo gli uni dagli altri è divenuta una misura siderale. Allo stesso modo, forse, non è mai sembrata così prossima la distanza di noi a noi stessi. Anche le nostre città hanno un’altra misura: sono piene le nostre case, sono vuote le nostre strade e le nostre piazze. Eppure — aggiunge — in questo tempo, le attraversa una scia di umanità che si è attivata nel senso di responsabilità, innescato con l’#iorestoacasa, per il bene personale che è lo stesso della comunità».

Coinvolgendo i propri servizi pastorali sparsi tra i due continenti gli scalabriniani vogliono ribadire che «il bisogno di accoglienza, protezione, promozione e integrazione gridato dall’umanità in cammino è stato, senza dubbio, messo alla prova dalla più grande destabilizzazione dopo gli ultimi conflitti mondiali». Si è deciso, quindi, di utilizzare il tema della casa, dove ognuno, per il bene della famiglia e della collettività, è costretto a stare in questi giorni.

Per il missionario scalabriniano, con questa nuova situazione, «molte persone si sono trovate letteralmente “spiazzate”, visto che è stato vietato loro anche solo di appoggiarsi all’ansimante nuda terra, da qualche parte, anche all’aperto. Molte di loro erano già “spaesate”, perché migranti. Di colpo sono diventate anche “sfollate”. Una degenerazione — ricorda padre Gaetano — che nessuno poteva prevedere, anche se Papa Francesco nel pensare alla prossima giornata mondiale del migrante e del rifugiato (27 settembre 2020) aveva già messo al centro della sua riflessione “gli sfollati interni”».

La campagna #unasolacasa è strutturata intorno ad alcune brevi riflessioni video e testuali che trattano diversi aspetti del “costruire” una sola casa con l’altro. I fondi raccolti dagli scalabriniani saranno utilizzati «per affrontare l’emergenza coronavirus che stiamo vivendo oggi, ma soprattutto — sottolinea il sacerdote — quella che ci troveremo a vivere domani, quando questa fase critica sarà finita; quando molti dei beneficiari dei nostri servizi sparsi in Europa e in Africa avranno bisogno di un supporto in più per ripartire, dalla fondamentale sussistenza alimentare ad una ripresa lavorativa».

Padre Gaetano ci tiene a sottolineare che come missionari scalabriniani di Europa e Africa «abitiamo stabilmente le frontiere non solo geografiche, ma anche umane ed esistenziali. Nelle nostre realtà di missione, soprattutto nel vecchio continente, stanno emergendo queste contraddizioni sotto forma di bisogni e necessità aumentate e, per converso, disponibilità ridotte per colmarle». A Parigi, per esempio, nella chiesa di Saint Bernard de la Chapelle, il missionario, insieme ad alcuni giovani parrocchiani italiani, aveva dato vita a un servizio di assistenza e accoglienza a favore dei poveri, per lo più stranieri e musulmani, che continua ancora adesso. «A queste persone — ricorda — offrivamo un pasto caldo, organizzavamo corsi di lingua e davamo un letto per dormire all’interno della parrocchia». La Chiesa è presente e pronta dappertutto ad aiutare gli ultimi e i più vulnerabili. «Gli scalabriniani — prosegue padre Gaetano — offrono assistenza in questo difficile momento a Berna, in Svizzera, e a Lisbona, in Portogallo». L’iniziativa #unasolacasa, quindi, «è il nostro tentativo di farci casa con chi non ce l’ha. Attraverso il dono chiesto nella campagna — precisa — non intendiamo essere delegati a fare questo con un semplice clic, che corrisponde a un contributo economico da parte di chi intende fare qualcosa; ma vogliamo coinvolgere, attraverso la cultura del dono, chi è disposto oggi a fare un tratto di strada per l’emergenza, e domani a proseguire sulla scia della condivisione ad “aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà”, come ci ha ricordato Papa Francesco nella preghiera di venerdì 27 marzo in piazza San Pietro».

. Realtà come la mensa della parrocchia del Santissimo Redentore a Val Melaina a Roma, dove padre Gaetano è stato parroco, Casa Scalabrini 634, in via Casilina, il “rifugio” della parrocchia di Saint Bernard de la Chapelle, la mensa della parrocchia Nossa Senhora do Monte Sião (Igreja Beato Scalabrini) ad Amora-Lisbona, in Portogallo, hanno visto crescere, negli ultimi giorni, i fabbisogni alimentari degli ospiti e si è dovuto provvedere a modalità diverse di servizio. La campagna prevede una raccolta fondi per interventi urgenti e di sviluppo, conformi alla grandezza delle risorse raccolte. «Con questa iniziativa — dice padre Gaetano — intendiamo dare sostanza alla speranza, fin da subito, oltre i buoni auspici per la fine della pandemia. In fondo ci attende il ritorno alla normalità e ad accoglierci, perché avremo bisogno di qualcuno che ci accolga, saranno proprio loro, quelli con cui noi avremo fatto casa: #unasolacasa». Secondo il missionario, è opportuno «evocare ancora l’esperienza con Papa Francesco nell’assordante silenzio di piazza San Pietro, per ricordare che se il bisogno di salvezza è di tutti, perché siamo tutti sulla stessa barca, è pur vero che la salvezza è per tutti. Essa — conclude — è offerta da Dio e passa dalle nostre mani».

di Francesco Ricupero