Dal silenzio del sepolcro alla gioia della Risurrezione

AAtop_11_x.jpg
11 aprile 2020

Dal silenzio del sepolcro alla gioia della Risurrezione. Dall’apparente sconfitta sotto il peso del male che incombe sul mondo al trionfo definitivo sul peccato e sulla morte. Il dinamismo del triduo pasquale giunge a compimento con l’annuncio festoso della vittoria della luce sulle tenebre. Una vittoria piena, definitiva, che infonde speranza soprattutto in questo tempo drammatico segnato dalla pandemia del covid-19.

Nella sera del Sabato santo Papa Francesco torna a ripetere all’umanità che la paura e il silenzio non sono il punto di arrivo della storia. Celebrando la veglia pasquale in San Pietro — senza la presenza di fedeli, come è avvenuto in questa Settimana santa a causa delle misure di contenimento per arginare il diffondersi del coronavirus — il Pontefice rilancia la forza incontenibile della speranza cristiana. Che poggia su quel sepolcro vuoto da cui si è levato un grido di vita ancora oggi in grado di vincere il dolore e la sofferenza. Un grido che risuonerà anche nella Domenica di Pasqua, con la benedizione Urbi et orbi che il Papa impartirà dall’interno della basilica ma con lo sguardo rivolto agli orizzonti del mondo.

Con quello stesso sguardo, assorto e partecipe, Francesco ha raccolto la preghiera muta e dolente dell’umanità la sera del 10 aprile, Venerdì santo, quando ha presieduto la Via crucis in piazza San Pietro. A portare la croce sono stati alcuni esponenti della comunità del carcere Due Palazzi di Padova, che hanno scritto le meditazioni, e infermieri e medici della direzione di Sanità e igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Passandosela di mano in mano dai piedi dell’obelisco, hanno condotto la croce lignea fin sul sagrato della basilica di San Pietro per consegnarla al Pontefice.

Raccolto in preghiera, con la fronte poggiata sul nudo legno, Francesco non ha pronunciato discorsi nella circostanza, ma è rimasto a lungo in silenzio, come a voler affidare all’Uomo dei dolori le sofferenze e le speranze del mondo sconvolto dall’emergenza sanitaria. Di fronte a lui, il grande Crocifisso di San Marcello al Corso, divenuto il simbolo della preghiera del Papa in queste difficili, lunghe giornate.

E proprio al volto del Cristo «sfigurato dalle ferite» Francesco ha dedicato un tweet postato sull’account @Pontifex nella mattina del Sabato santo, a poche ore dalla speciale iniziativa di preghiera promossa dall’arcidiocesi di Torino dinanzi alla Sindone. Quel Volto «comunica una grande pace. Il suo sguardo non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto», ha scritto Francesco rilanciando l’hashtag #SacraSindone. «Rivolgiamo lo sguardo all’Uomo della Sindone, nel quale riconosciamo i tratti del Servo del Signore, che Gesù ha realizzato nella sua Passione» ha ribadito poi in un secondo messaggio, invitando i fedeli di tutto il mondo a «partecipare attraverso i media alla preghiera dinanzi alla Sacra Sindone alle 17».