Linea A e Ferrovia Roma-Viterbo

Via Crucis in metropolitana

via crucis metropolitana
24 marzo 2020

Nona stazione

 

Gesù cade la terza volta 

Fermata Lepanto 

Il tratto di viaggio per l’altra fermata è segnato dal passaggio del fiume.
Per poco si vede l’aperto, il cielo e poi l’acqua del Tevere biondo.
Ma poi si ritorna nel tunnel, piombando di nuovo nel buio di sotto.
A volte è così nella vita. Ti sembri rinato, ritrovi speranza.
E a un tratto si cade di nuovo, oppressi dal peso dei nostri malanni.
La terza caduta di Cristo la penso più forte di tutte le altre.
Lo vedo sfinito, ferito, a un passo soltanto dal luogo del Cranio.
E penso alle voci di tanti che infliggono al Cuore uno strazio interiore.
Lo fanno cadere per forza: la croce è il dolore dell’uomo di sempre.
La croce sfinisce, ti atterra, ti schiaccia.
Eppure Gesù si rialza, deciso si reca alla cima del colle.
Egli vince ogni battaglia, col segno della croce, il chicco che muore
e che dopo risorge nel grano, portando i suoi frutti.
Un vecchio è seduto davanti, appoggiato al suo forte bastone.
In testa c’è un vecchio cappello e sul dito due fedi nuziali.
Il fatto che venga anche in metro vuol dire che ancora si sente capace,
nonostante il trambusto del treno e le scale da fare.
Che c’è dietro il volto dei suoi forse ottant’anni?
C’è un pozzo di tanti ricordi, un cuore sapiente e arricchito, di prove e di gioie.
C’è forse il pensiero del fine, la meta segnata per tutti i mortali.
Lo vedo che s’alza, a fatica. Nessuno gli porge una mano.
Prima che il treno riparta lui è pronto già a uscire alla prossima sosta.
Il posto del vecchio lo prende un ragazzo... Che strano!
Lo vedo più stanco e svuotato rispetto al signore attempato.
E prego per l’uno e per l’altro perché il loro bastone sia un giorno la Croce.