· Nella messa domenicale il Pontefice ricorda le vittime del covid-19 ed esorta a leggere il capitolo 9 del Vangelo di Giovanni ·

Per i defunti e per i loro familiari

defunti-familiari.jpg
24 marzo 2020

«In questi giorni, ascoltiamo le notizie di tanti defunti: uomini, donne che muoiono soli, senza potersi congedare dai loro cari. Pensiamo a loro e preghiamo per loro. Ma anche per le famiglie, che non possono accompagnare i loro cari nel trapasso. La nostra preghiera speciale è per i defunti e i loro familiari». Per queste accorate intenzioni, condivise a braccio all’inizio della celebrazione, Papa Francesco ha offerto — la mattina del 22 marzo, nella cappella di Casa Santa Marta — la messa della quarta domenica di Quaresima, la domenica Laetare. Non facendo mancare una proposta spirituale, rilanciata poi anche all’Angelus: leggere il capitolo 9 del Vangelo di Giovanni.

 

La celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Roma viene trasmessa in diretta streaming da lunedì 9 marzo scorso: con questa decisione il Pontefice vuole testimoniare concretamente la sua vicinanza al popolo cristiano che non può fisicamente partecipare alla messa in questo periodo di pandemia, offrendola, giorno per giorno, per i defunti, per gli ammalati, per gli operatori sanitari, per le autorità, per tutti coloro che garantiscono i servizi essenziali, per gli anziani, per le famiglie e in particolare per coloro che sono alle prese con la questione della disabilità. Oltre che per i pastori e i sacerdoti, affinché siano coraggiosi nella loro missione, in prima linea, per la gente.

Il Pontefice ha anzitutto rilanciato la sua preghiera iniziale, per i defunti e i loro familiari, con i versi tratti dal libro del profeta Isaia (66, 10-11), letti come antifona d’ingresso: «Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi nell’abbondanza della vostra consolazione».

Per l’omelia il Papa ha preso spunto dal brano del Vangelo di Giovanni (9, 1-41) che racconta la guarigione del cieco nato. Un passo evangelico, ha fatto presente Francesco, che «parla da se stesso: è un annuncio di Gesù Cristo e anche una catechesi».

«Vorrei soltanto accennare una cosa» ha affermato, spiegando: «Sant’Agostino ha una frase che a me sempre colpisce: “Ho timore di Cristo quando passa - Timeo Dominum transeuntem”» (Sermone 88, 13). Dunque, ha insistito il Papa, «“Ho timore che passi Cristo” — “Ma perché hai timore del Signore?” — “Ho timore di non accorgermi che è il Cristo, di lasciarlo passare”».

Con il riferimento alla frase del vescovo di Ippona, Francesco ha rilanciato la sua meditazione: «Una cosa è chiara: alla presenza di Gesù sbocciano i veri sentimenti del cuore, i veri atteggiamenti vengono fuori». Ed «è una grazia, e per questo Agostino aveva timore di lasciarlo passare senza accorgersi che stava passando».

Tornando al passo evangelico di Giovanni, il Pontefice ha fatto presente che, in quella specifica situazione, il passaggio di Gesù «è chiaro: passa, guarisce un cieco e si scatena lo scandalo». Uno «scandalo», ha aggiunto, da cui «esce il meglio delle persone e il peggio delle persone». A cominciare proprio dal «cieco: stupisce la saggezza del cieco, come risponde». Quell’uomo infatti, ha fatto notare Francesco, «era abituato a muoversi con le mani, aveva il fiuto del pericolo, aveva il fiuto delle cose pericolose che potevano farlo scivolare». E per questo, appunto, «si muove come un cieco, con un’argomentazione chiara, precisa, e poi usa anche l’ironia, si dà questo lusso».

Da parte loro, ha spiegato il Pontefice, invece «i dottori della Legge sapevano tutte le leggi: tutte, tutte. Ma erano fissi lì. Non capivano quando passava Dio. Erano rigidi, attaccati alle loro abitudini. Lo stesso Gesù lo dice nel Vangelo: attaccati alle abitudini». A tal punto che, ha insistito il Papa, «se per conservare queste abitudini dovevano fare un’ingiustizia non era un problema, perché le abitudini dicevano che quella non era giustizia e quella rigidità li portava a fare delle ingiustizie». Ed ecco che «esce davanti a Cristo quel sentimento di chiusura».

Facendo leva sul racconto evangelico, Francesco ha voluto proporre un suggerimento pratico: «Soltanto questo: io consiglio a tutti voi di prendere oggi il Vangelo, capitolo 9 del Vangelo di Giovanni, e leggerlo, a casa, tranquilli. Una, due volte, per capire bene cosa succede quando passa Gesù», per comprendere come «vengono fuori i sentimenti». E proprio attraverso la lettura del passo evangelico, ha affermato il Papa, si può così «capire bene quello che Agostino ci dice: ho timore del Signore quando passa, che io non me ne accorga e non lo riconosca. E non mi converta».

Un suggerimento che il Pontefice ha voluto ripetere, nuovamente, a conclusione della sua meditazione: «Non dimenticatevi: leggete oggi una, due, tre volte, tutto il tempo che voi volete, il capitolo 9 di Giovanni».

Anche nella messa di domenica mattina Papa Francesco ha invitato «tutti coloro che sono lontani» a fare la comunione spirituale, recitando la preghiera di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. La celebrazione si è poi conclusa con l’adorazione e la benedizione eucaristica. Francesco ha, infine, affidato le sue intenzioni alla Madre di Dio sostando davanti all’immagine mariana posta accanto all’altare della cappella di Santa Marta, accompagnato dal canto dell’antifona Ave Regina caelorum.

Successivamente, alle 10.30, all’altare della Cattedra nella basilica Vaticana, il cardinale arciprete Angelo Comastri ha presieduto la celebrazione eucaristica rilanciando le intenzioni di preghiera del Pontefice.