Nella messa Francesco chiede di stare accanto con il cuore alle persone sole, ad anziani, malati e famiglie rimaste senza stipendio

La domenica del pianto

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30 marzo 2020

«La domenica del pianto». Francesco in persona ha suggerito questo titolo: non solo per i giornali, ma per la vita di ciascuno. Invitando a chiedere a Dio «la grazia di piangere» con lui e con il popolo che, in questo tempo di pandemia, sta soffrendo per la malattia, la solitudine, la povertà e anche per le difficoltà economiche.

Proprio con questa intenzione il vescovo di Roma ha celebrato la messa, nella cappella di Casa Santa Marta, il 29 marzo, quinta domenica di Quaresima. Ha detto, a braccio, all’inizio del rito: «Penso a tanta gente che piange: gente isolata, gente in quarantena, gli anziani soli, gente ricoverata e le persone in terapia, i genitori che vedono che, siccome non c’è lo stipendio, non ce la faranno a dare da mangiare ai figli. Tanta gente piange. Anche noi, dal nostro cuore, li accompagniamo. E non ci farà male piangere un po’ con il pianto del Signore per tutto il suo popolo».

Da ventuno giorni — precisamente da lunedì 9 marzo — la messa mattutina celebrata dal vescovo di Roma è trasmessa in diretta streaming proprio per testimoniare e far sentire la sua vicinanza a tutti coloro che sono stretti nella morsa della pandemia. E domenica mattina Francesco ha dato ancora più forza alla sua preghiera con i versi del salmo 43 (1-2), letti come antifona d’ingresso: «Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa contro gente senza pietà; salvami dall’uomo ingiusto e malvagio, perché tu sei il mio Dio e la mia difesa».

Per la meditazione nell’omelia il Pontefice ha preso spunto dal «pianto di Gesù» davanti alla morte del suo amico Lazzaro — secondo il Vangelo di Giovanni (11, 1-45) — per intrecciarlo con il pianto in questo periodo di pandemia. «Gesù aveva degli amici: amava tutti, ma aveva degli amici con i quali aveva un rapporto speciale, come si fa con gli amici, di più amore, di più confidenza» ha spiegato. E infatti «tante volte sostava a casa di questi fratelli: Lazzaro, Marta, Maria». Ed è per questa ragione che «Gesù sentì dolore per la malattia e per la morte del suo amico» Lazzaro.

Giovanni, nel suo Vangelo, racconta appunto che quando Gesù arrivò al sepolcro «si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: “Dove lo avete posto?”». Davanti alla morte dell’amico, precisa l’evangelista, «Gesù scoppiò in pianto». Sì, «Gesù, Dio ma uomo, pianse» ha insistito il Pontefice. Anche in un altro passo del Vangelo si legge «che Gesù ha pianto: quando pianse su Gerusalemme».

«E con quanta tenerezza piange Gesù» ha fatto notare Francesco. «Piange dal cuore, piange con amore, piange con i suoi che piangono». È «il pianto di Gesù». In realtà, ha aggiunto il Papa, «forse ha pianto altre volte nella vita, non sappiamo: sicuramente nell’Orto degli Ulivi».

Ma «Gesù piange per amore, sempre». Scrive l’evangelista Giovanni: «Si commosse profondamente e, molto turbato, pianse» davanti al sepolcro del suo amico Lazzaro. Del resto, ha affermato il Pontefice, «quante volte abbiamo sentito nel Vangelo questa commozione di Gesù, con quella frase che si ripete: “Vedendo, ne ebbe compassione”». Il fatto è che «Gesù non può vedere la gente e non sentire compassione». In sostanza «i suoi occhi sono con il cuore: Gesù vede con gli occhi, ma vede con il cuore ed è capace di piangere».

«Oggi davanti a un mondo che soffre tanto — ha affermato Francesco — a tanta gente che soffre le conseguenze di questa pandemia, io mi domando: sono capace di piangere come sicuramente avrebbe fatto Gesù e fa adesso Gesù? Il mio cuore, assomiglia a quello di Gesù?».

Se invece si avverte la consapevolezza di avere il cuore «troppo duro» — e magari sì, «sono capace di parlare, di fare del bene, di aiutare» ma tenendo fuori «il cuore», tanto che «non sono capace di piangere» — il Papa ha suggerito di «chiedere questa grazia al Signore: Signore, che io pianga con te, pianga con il tuo popolo che in questo momento soffre».

«Tanti piangono oggi» ha concluso il Pontefice, «e noi, da questo altare, da questo sacrificio di Gesù, di Gesù che non si è vergognato di piangere, chiediamo la grazia di piangere: che oggi sia per tutti noi come la domenica del pianto».

Come nei giorni scorsi, Francesco ha invitato «le persone che non possono comunicarsi» a fare la comunione spirituale, leggendo la preghiera di sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Successivamente, alle 10.30, nella basilica Vaticana, la preghiera del vescovo di Roma è stata rilanciata nella celebrazione eucaristica presieduta, all’altare della Cattedra, dal cardinale arciprete Angelo Comastri.